Sì, un biplano, esatto.

Ce n'era bisogno?
No, ovviamente no.
"Un uomo senza blog è come un pesce senza bicicletta" dice più o meno il saggio e questi sono tempi in cui ci sono più blog che uomini, pesci e biciclette messi insieme.
E allora?
E allora eccomi qui a fare un altro ennesimo blog nascosto tra i milioni di altri blog. Perché sì. Perché io ho una passione, male comune nella razza umana, e leggere quei pochissimi blog esistenti su questa mia inusuale passione mi ha dato l'energia per arrivare in fondo, mi ha dato emozioni tali che un infermiere potrebbe scambiare per sintomi di epilessia.
Così ecco questo blog: uno tra i tantissimi blog, ma uno tra i pochissimi a parlare di biplani.
E non dei biplani degli eroi o dei pilotoni con carte di credito placcate d'oro. No.
Sono un impiegato, ho una famiglia, ho come tutti mandrie di simboliche nuvole nere che tolgono il sole e a volte mi fradiciano: se ci sono riuscito io può riuscirci chiunque. E un blog che racconta una storia simile non l'ho mai trovato, e se l'avessi trovato, caspita!, mi avrebbe reso felice.
Ho una chance di rendere felice qualcuno, come non approfittarne? :)
Quindi iniziamo: "C'era una volta un biplano..."

martedì 5 gennaio 2016

6. Il primo aereo non si scorda mai

Teratorn Tierra II, alias Indy Aircraft T-Bird IIQuasi brevettato, capace di fare un circuito e poco più, con tanta voglia di volare e pochi soldi per farlo.
Serviva esperienza, il che significa ore di volo. A cento euro l'ora l'unica possibilità che avevo era tornare a volare solo in parapendio. Santo parapendio.
Invece?
Il caso è sempre un amico spiritoso.
Io avevo tempo da perdere e Adriano, simpatico pilota con cui stavo facendo amicizia, aveva un lavoro da fare che rimandava da ore. Di sicuro era un lavoro su un aereo e dato che mi piace girare intorno agli aerei anche se sono in hangar eccomi volontario per aiutarlo.
"Che lavoro devi fare, Adriano?"
"Un lavoro brutto."
Mi spiegò e capii il motivo per cui lo rimandava.
Adriano aveva un aereo tubi e tela.

Parentesi riassuntiva: negli anni '70-'80, quando l'aviazione popolare ha iniziato a diffondersi, gli aerei più economici erano semplicissimi. Una struttura di tubi, la tela sui tubi a formare le ali e i piani di coda, nei più lussuosi a formare anche la cabina. Un motore di fortuna, un sedile, una tanica di benzina. E si volava. Certo, erano aerei lenti, sensibili al vento e alle turbolenze, dal volo ingessato, ma erano semplici da gestire e sembravano astronavi nella logica dei tempi. Ecco i tubi e tela.

Adriano aveva un bel tubi e tela che non avevo mai visto. Ma ora gli era arrivato un secondo aereo, un aereo più vero, e il tubi e tela stava a occupare un posto in hangar con relativa quota da pagare senza più essere usato. Aveva provato a venderlo ma chi vuole più un tubi e tela oggi? Anche i piloti più spiantati (eccomi!) sembrano dire "se questo coso buffo è l'unica opportunità che ho per volare, bene, allora non volo".
Invece era lì il gusto di Icaro: in quegli accrocchi casalinghi che per magia ti portavano su, atterravano e decollavano in fazzoletti di terra a velocità da Vespa 50, avevano colori da daltonici e l'elica alta per non finire a pezzi nell'erba.
Quindi il lavoro che Adriano rimandava era quello di smontare l'aereo una volta per tutte, ammucchiare tubi, tela e motore in un angolo e pur sapendo che una volta smontato sarebbe stato invendibile almeno avrebbe smesso di pagare il posto hangar.
Vedo il tubi e tela di Adriano, lo vedi anche tu nella foto di questo post, e Adriano vede la mia faccia. "Davvero ti piace?" mi fa, e non potevo dire bugie.
Arancione e bianco. Sì, non piace a tutti, ma a me l'arancione piace. Una cabina che sembra una boccia di vetro, visibilità totale. L'elica dietro le ali, a spingere. Una struttura nera di metallo che urlava "sono SOLIDA!" e il carrello Tundra, un tipo di ruotoni grossi e resistenti adatti ad atterrare ovunque, campi, spiagge, strade. Struttura biciclo, come un biplano, mi sarebbe servito a fare esperienza. Biposto, per caricare un amico o un sacco a pelo con tenda e girare l'Italia.
Insomma, Adriano non era riuscito a venderlo nemmeno a prezzo ridicolo, io non potevo permettermelo nemmeno a quel prezzo ridicolo, abbiamo concordato un compromesso e in quindici minuti ero proprietario di un aereo! Ero tanto emozionato che tornando a casa ho sbagliato strada e sono arrivato mezz'ora dopo.

Ma indipendentemente dalle coincidenze e dal mio fortunato caso, per chi vuole volare con poco le occasioni ci sono. Aerei tubi e tela nuovi (ora tornano di moda e si chiamano minimali, basso costo iniziale, bassissimo consumo, manutenzione nel garage di casa) a prezzi da scooter. Consentono di fare un mucchio di pratica con un mucchio di divertimento. Ora lo so.
Per chi vuole il mezzo essenziale c'è il pendolare. E' un deltaplano con un triciclo sotto e il motore dietro il triciclo; mono o biposto, carenato come una moto da corsa o spartano e ripiegabile per chi vuole portarlo in macchina. I veri minimali sono i pendolari ridotti all'osso, i minitrike, nati in questi ultimi anni perché tagliano anche l'ultimo scoglio del volo: il costo dell'hangaraggio. E sì, dal momento che sia un piccolo tubi e tela sia un grosso ultraleggero moderno e costosissimo devono essere ricoverati in un hangar e pagare una cifra tra i 100 e i 200 euro al mese, prezzi di qui, intorno a Roma. Per questo molti preferiscono comprare un aereo "vero" piuttosto che un tubi e tela: tanto poi la spesa fissa è la stessa. Anzi è quasi immorale pagare centocinquanta euro al mese per un pulcioso tubi e tela da mille euro mentre è equilibrato pagarli per un aereo ala bassa in carbonio da duecentomila euro, no?
Dicevo: il pendolare minimale lo pieghi, lo metti in macchina e lo stivi nel tuo garage, e così ti eviti la spesa idiota dell'hangaraggio. Magnifico, vero?

Nel post scorso parlavo delle classi di mezzi volanti. Chi prende un attestato di volo può volare sui mezzi della classe per cui ha preso il brevetto. E possono essere paramotori, pendolari (detti due assi perché i loro comandi permettono al pilota di far ruotare il mezzo solo su due assi: quello di beccheggio, naso su o giù, e quello di rollio, dove l'estremità di un'ala scende mentre quella opposta si alza), gli autogiri (bestie particolari dalle proprietà fantastiche ma che richiedono motori ipervitaminizzati), elicotteri e finalmente tre assi (gli aerei comuni: oltre i due assi di beccheggio e rollio il pilota comanda anche l'asse di imbardata, ossia il tipo di rotazione che fa chi è seduto su una sedia girevole). Ogni classe ha i suoi vantaggi e i suoi difetti, i suoi estimatori e i suoi detrattori, ma tutte permettono di gustare la gioia del volo e quindi le differenze sono solo motivo di chiacchiera.

Insomma: avevo un aereo. E stavolta mi fermo qui, con la morale che chiunque con poco può avere un primo aereo e godersi il volo se non è troppo schizzinoso.

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