tag:blogger.com,1999:blog-25770338542565800782024-02-07T03:55:24.269+01:00Biplani e NuvoleDa impiegato a pilota di biplano, nonostante le nuvoleGianni Sartihttp://www.blogger.com/profile/16401265748926770222noreply@blogger.comBlogger17125tag:blogger.com,1999:blog-2577033854256580078.post-24823913897479774242020-05-16T16:53:00.001+02:002020-05-17T21:38:28.550+02:0017. Il bambino e il biplano<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">C</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">oincidenze.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Avev</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">o scritto e pubblicato la storia del post precedente sul mio incontro con Greta, la Signora tedesca. E subito dopo ecco Alessandro, senza aver letto cosa avevo pubblicato, che mi manda la storia del suo incontro con – beh non sappiamo ancora il suo nome ma è il biplano che lo aspettava. La sensazione è quella: quando ti metti in testa che nel tuo futuro ci sarà un biplano, nel tuo futuro ecco un biplano iniziare ad aspettarti. A quel punto se sei in gamba sai che il gioco è fatto: il biplano è tuo, ce l'hai, solo che anziché averlo distante un certo numero di chilometri da casa ce l'hai distante un certo lasso di tempo da te. Ma poi quel momento arriva e lui ti aspetta lì, ti ha sempre aspettato, <i>sto diventando pericolosamente metafisico oh sciagura</i>, tutta la strada che hai fatto aveva il solo scopo di portarti in quel punto, in quel momento, a carezzare il tuo biplano – che tu ancora non sai che sia il tuo biplano ma lui ha pazienza e te lo perdona, sa che con gli umani funziona così – e in quel punto finalmente puoi iniziare a vivere.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">S</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">ono eccessivo? Eh. Vallo a dire a un pilota di biplano. Sai che ti dirà? "Sì, Gianni è eccessivo", ovvio. Però poi se si ferma un attimo a pensare a come sarebbe stata la sua vita se non fosse passato per quell'incontro col proprio biplano lo vedi impallidire.</span><br />
<br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">M</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">a torniamo ad Alessandro. Ha incontrato il suo biplano e l'ha voluto raccontare. In modo originale, con disquisizioni a guarnire il racconto, con invenzioni narrative e richiami nascosti nel testo. E come si fa a non inserirlo qui nel blog? Grazie Ale per avermelo permesso! </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">U</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">na nota a più pagina: l'incontro di Alessandro col suo compagno di volo è avvenuto subito prima degli arresti domiciliari in cui è caduta l'Italia per la quarantena di cui mi sforzo di non dire nulla per diplomazia. Non so se vi rendete conto di quanto questo sia uno scherzo del fato per un pilota. Bastardo d'un fato. Trovare il proprio biplano dopo anni di ricerca ed essere costretto a chiudersi in casa lontano da lui per tre mesi nel momento in cui sai che c'è, sai che è lì, sai che è tuo. No comment. Alessandro, hai tutta la mia ammirazione per lo stoicismo con cui hai affrontato questo momento. Mi spiace per i tuoi vicini che non hanno dormito per i tuoi continui ululati notturni ma hai il mio appoggio.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">E</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> ora lascio la parola al mio amico Alessandro Merlini che è un pilota di biplani da molto prima di toccare un biplano.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="color: #073763;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;"></span></span><br />
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #073763;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;"><span style="color: #073763;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">P</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">erché un biplano...?</span></span></span></span></div>
<span style="color: #073763;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;"><span style="color: #073763;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;"><br /></span></span></span></span>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRCO-CygD_JEH7WRoL_xgieXdqjKL7j8YL_y1oTbsMJVvYz48jOy6_mHra2voKNj1BiBTUrA7j_X4b_cWCHfI07POR_T4somhvL-CI9ymwahELjA4EX6f5ioipHES_T4qDkt7ERDYRZj62/s1600/Foto.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="In foto sembra più giovane" border="0" data-original-height="1503" data-original-width="1600" height="187" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRCO-CygD_JEH7WRoL_xgieXdqjKL7j8YL_y1oTbsMJVvYz48jOy6_mHra2voKNj1BiBTUrA7j_X4b_cWCHfI07POR_T4somhvL-CI9ymwahELjA4EX6f5ioipHES_T4qDkt7ERDYRZj62/s200/Foto.jpg" title="Alessandro Merlini" width="200" /></a><span style="color: #073763;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">A</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">ll’apparenza è solo una delle tante curiosità che riguardano il Volo, eppure rappresenta un paradosso, uno di quegli interrogativi troppo semplici per essere innocui, troppo diretti per ricevere una risposta univoca e risolutiva da parte di coloro che a me piace definire “gli unici pazzi ad essere sani di mente”. Chiamiamoli pure individui affetti da biplanite cronica acuta. Io sono uno di loro.</span></span><br />
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">A</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> pensarci bene tale domanda può essere paragonata a uno di quei puri e ingenui «Perché?» che puoi aspettarti da un bambino. </span></span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Non sono padre e forse non lo sarò mai, ma devo ammettere che sarebbe proprio bello se un giorno mio figlio me lo chiedesse.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Mi piace immaginarlo mentre attende la risposta, guardando con l’aria assorta tipica dei bimbi quella creatura con un’ala di troppo, il visetto illuminato dal sole pomeridiano come il muso dell’aereo, i capelli lievemente mossi da un alito di vento primaverile. È la prima volta che lo vede da quando ha ricevuto il dono e la maledizione della parola. Temo che d’ora in avanti possa sentirsi obbligato a dare una motivazione verbale e logica a ciò che prova, a sforzarsi di analizzare le sue emozioni ogni volta che avrà l’istinto di fare la bocca a cuoricino, a dover giustificare con una didascalia il fermo immagine dello stupore. Percepisco ciò come un grave pericolo da quando ho imparato a mie spese cosa significhi ricorrere al raziocinio per tentare a tutti i costi di arginare le proprie passioni. Mentre all’Università acquisivo con fatica la necessaria forma mentis, violentando le mie naturali inclinazioni, non mi rendevo conto che stavo costruendo intorno a me una gabbia dorata. Studiando il mondo dall’interno di questa prigione per spiriti liberi, edificata con regole preconfezionate e universalmente valide, ho imparato una lezione elementare: il modo più efficace di rispondere a una domanda del tipo «Perché un biplano…?!» è semplicemente guardare negli occhi chi la pone; la luce nei tuoi farà gran parte del lavoro sporco. Non credo sia possibile replicare in molti altri modi, per lo meno non altrettanto trasparenti e immediati. Così come è impensabile rivelare in cosa consiste quel sorriso interiore che ogni pilota sente distintamente di avere quando è nel suo elemento, quel sorriso dell’anima invisibile a un osservatore esterno che abbia i piedi troppo per terra. Sarebbe un po’ come descrivere l’aspetto degli angeli. Io non ho fede, ma credo nella spiritualità e preferisco provocarli andando in aria, nell’attesa che a uno di essi un giorno venga la tentazione di abbassarsi alla mia quota per farsi intercettare. Probabilmente solo giunti a metà vita si comincia a capire quanto le parole siano sopravvalutate, come troppo spesso rischino di attivare quelle zone del cervello adibite a imbrigliare tutto ciò che tende a sfuggire al nostro controllo, anche quando si sta vivendo l’altra metà del cielo.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Andare alla ricerca di una risposta per mio figlio è quindi una responsabilità immensa, mi fa pensare al battito d’ali di una farfalla nella teoria del caos. Dal modo in cui le mie parole saranno percepite, se arriveranno dove spero o si fermeranno invece appena varcata la soglia delle sue orecchie, dipenderanno troppe cose. È molto sottile il confine tra l’essere in grado di far germogliare un seme e lasciare incolto per sempre un terreno fertile. Uno spericolato funambolismo emotivo.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">M</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">entre il piccolo segue con gli occhi il profilo di quella misteriosa macchina volante dall’aria austera e antica, ne accarezza delicatamente i contorni e alzando lo sguardo mi chiede: «Papà, perché ha due ali?».</span></span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">L’ultimo ad avermi domandato: «Perché proprio due ali?!» è stato un amico broker mentre al telefono cercavamo di definire i dettagli della polizza. La mia risposta è stata: «Perché ami tua moglie?». Mi è capitato spesso di riflettere: “Come può un uomo inseguire, a volte per tutta la vita, un’ideale che neanche lui ben conosce o comprende, sperando di trovarlo proprio in una donna con cui magari invecchiare?”.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Assicurazioni, argomento arido ma necessario che adesso voleva dire solo una cosa: dopo otto anni il biplano mi aveva trovato. Non riuscivo ancora a crederci e ne sarebbe passato di tempo prima di realizzare appieno, ma alla fine era successo. Proprio quando mi son sentito a un passo dalla resa e dalla rinuncia al sogno, inaspettatamente e per una serie di circostanze ambasciatrici del “nulla accade per caso”, era arrivato… o arrivata. Non mi era ancora chiaro in effetti se fosse maschio o femmina, ho sempre saputo che i biplani dovessero essere considerati delle Signore cui andrebbe dato un nome da pin-up. Quello che si è fatto scegliere da me ha un aspetto senz’altro robusto, ricorda un rassicurante padre di famiglia o magari un fratello maggiore. Dovevo aspettare ancora un po' per esserne sicuro. Avrei dovuto sentire la sua voce, ascoltarla osservando girare l’elica da dietro, dopo averlo indossato. Per avere la conferma che eravamo fatti davvero l’uno per l’altro.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Solo ora riuscivo a capire che quello che stavo vivendo era l’attimo di cui gli amici più esperti con la mia stessa sindrome avevano sempre parlato: quello in cui realizzi che senza saperlo stavi cercando proprio quel biplano, o più probabilmente lui stava aspettando te. Il momento verso il quale sei inconsapevolmente guidato da una forza misteriosa e tenace, che ti ha fatto persino soffrire, ma che aveva il fine ultimo di condurti dritto a quell’incontro. Proprio con lui. Proprio in quell’hangar. Proprio in quel periodo, con quello che di certo non credevi fosse lo stato d’animo più adeguato.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Finalmente ci conoscevamo, dopo 8 anni di rabdomanzia e pellegrinaggi, interminabili come il simbolo che richiamano, sofferti come una gravidanza. E già, credo proprio che se i biplani potessero essere partoriti questo sarebbe il tempo necessario per la gestazione, almeno per quanto mi riguarda. Speriamo ci siano delle sane eccezioni, di sicuro ci sono stati molti parti prematuri.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">I</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">l bimbo continua a sgambettare vicino a quel giocattolo più grande di lui, mi fa pensare a uno sciamano delle tribù indiane d’America che danza intorno al fuoco o a un totem. Continua a girarci attorno senza mai perdere il contatto fisico, non smette un istante di toccarlo. Sorrido. È un ottimo segno: gli piace. La sensazione della tela leggermente ruvida sotto i polpastrelli gli fa immaginare come doveva essere accarezzare un dinosauro che dorme. Cammina a piccoli passi ancora incerti, in fondo ha solo quattro anni, ma studia il suo nuovo amico con profonda attenzione, con quel tipico impegno che solo i bambini sanno mettere anche nelle cose più semplici. Si china sulle ginocchia per curiosare sotto una delle ali inferiori: «Papà qui sotto non c’è nulla, come fa a volare?». Giunto davanti all’elica la esamina e, grattandosi la testa, sorride dolcemente imbarazzato. Lo tengo d’occhio divertito mentre aspetto con pazienza in piedi accanto all’abitacolo. Mi corre incontro e si aggrappa alle mie gambe. Lo sollevo tenendolo per i fianchi poco sotto le braccia, vuole guardare dentro: «Oooh che belloooooooo! È tutto di legno e pelle, ha l’odore del salotto di nonna in montagna!». Gli faccio poggiare i piedi sul sedile e lo aiuto a sistemarsi al posto di pilotaggio, una gamba di qua e l’altra al di là della barra. Mentre con il piccolo indice ne disegna lentamente i contorni, chiede: «Papà, cosa sono tutti questi orologi?». Gli racconto con voce pacata, sottolineandone l’importanza, la funzione dei comandi e degli strumenti installati sul cruscotto. È un utile ripasso anche per me. Questa è la parte facile, sono solo questioni tecniche, e lui le capisce subito fin troppo bene. Annuisce silenzioso, facendo ogni tanto: «Mmm mmm» mentre osserva con sincero interesse quello che ha davanti e intorno a sé, girando la testa in ogni direzione. Impugna delicatamente la cloche con la mano destra e la leva del gas con la sinistra, arriccia il naso e scruta perplesso oltre il parabrezza: «Papà, a cosa servono i fili?».</span></span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">La mia memoria, con la sua ricca collezione di diapositive, viene immediatamente proiettata al periodo in cui frequentavo la scuola di volo e in particolare al giorno dell’esame per conseguire l’attestato.</span></span><br />
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">A</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">vevo adocchiato già da qualche tempo l’aereo personale del mio istruttore. Lo trovavo sempre in hangar, muso all’insù, fiero e forse un po' superbo. Sembrava sentirsi fuori posto lì in mezzo. Abbandonato tra simili troppo diversi da lui. Troppo conformisti per riconoscere la sua singolare bellezza. Troppo presuntuosi per comprendere la sua eleganza fuori dal tempo. Nonostante la poca luce, il freddo del suo ricovero e la compagnia stonata, rimaneva silenzioso, come se aspettasse pazientemente qualcosa o qualcuno.</span></span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Senza rendermene conto avevo iniziato a corteggiarlo. Lo avvistavo ogni volta, già da lontano scendendo dall’auto, proprio grazie a quei “fili” di acciaio tesi a incrocio tra le quattro semiali, che tagliavano a spicchi la figura del meccanico intento a lavorare dietro la sua coda. Lo stesso meccanico che di lì a poco avrei contagiato e che mi avrebbe accompagnato in giro per l’Italia alla ricerca della mia Signora. Col tempo mi ha confidato che il motivo per il quale aveva sentito il desiderio di aiutarmi era una insolita forma di ammirazione, visto che ero l’unico allievo della scuola a non essere minimamente interessato a fare l’ennesimo turista della domenica con il solito ultraleggero.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Non era la prima volta che vedevo un biplano in quel campo volo. Avevo ancora scolpiti nella memoria parecchi ricordi di foto e disegni su libri e riviste - le letture della mia infanzia - come pure degli innumerevoli modellini costruiti con tanta perizia, che a quanto pare all’epoca non avevano lasciato il segno.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Mio padre volava per lavoro ed io ho ricevuto il battesimo dell’aria all’età di otto anni, un numero che inspiegabilmente ritorna. Ho avuto l’immensa fortuna di poter viaggiare molto con lui e la maggior parte di questi voli li ho vissuti da spettatore privilegiato, alle spalle dei piloti.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Adesso però la storia era diversa: stavo imparando a volare. Davanti ai miei occhi non c’erano più immagini su cui fantasticare, aggressivi caccia che sognavo di pilotare se avessi potuto fare l’Accademia o enormi aerei di linea cui avevo rinunciato per laurearmi. Ora c’erano aerei a misura d’uomo, che potevo toccare. Ora spettava a me portarne in aria uno. Ero io il responsabile del volo ai comandi. Io la causa per cui “staccavamo l’ombra da terra”. Finalmente potevo sentire il più autentico profumo che prelude a un decollo, quel misto di erba appena tagliata e benzina.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Per seguire le lezioni ho percorso un’infinità di chilometri e passato molte ore in macchina. Con la nebbia. Con la neve. Spesso tornavo a casa a notte fonda. Non volevo la scuola più vicina, ma la migliore tra quelle raggiungibili. Lo rifarei ancora, con lo stesso identico entusiasmo.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Tutte le volte che arrivavo al campo era inevitabile passare davanti all’hangar-officina sempre aperto e mi fermavo a contemplare affascinato le linee raffinate e i tiranti di quell’eccentrico apparecchio che vedevo sempre a terra, mezzo addormentato. Un apparecchio così diverso da tutti gli altri, che gli stavano intorno come immobili satelliti, che si distingueva per la sua sfuggente personalità. Con i piedi e le ruote a contatto col terreno non era consentito svelarla. </span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Il biplano era molto diverso anche dall’aereo che dovevo raggiungere per la lezione e avevo spesso l’impressione che fosse sul punto di chiamarmi. Sembrava emettere un impercettibile richiamo e io cominciavo ad ammirarlo con gli occhi di un bimbo fermo davanti alla vetrina di un negozio di giocattoli quando vede il suo preferito.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Ho preso a tampinare il mio istruttore per il resto del corso, cercando con educazione e pazienza di indurlo a farmi fare un giro come passeggero. Il giorno dell’esame, a mia insaputa, aveva deciso di portarmi in volo. Un premio per aver superato la prova e aver messo le ali. Ali che mi aveva consegnato un paio di settimane prima, il giorno in cui sono nato per la seconda volta. Il giorno del mio primo volo da solista.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Mentre lui offriva da bere alla Signora e controllava che tutto fosse in ordine, io le giravo intorno, come ora stava facendo il bambino. Un’unica differenza: io non riuscivo a parlare. Ero l’incarnazione di Felicità e Meraviglia, entrambe dee mute.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Quel volo fu la cornice perfetta per il mio brevetto. Adesso ero un pilota e avevo capito cosa desiderare. Ero stato folgorato sulla via di Damasco, che nel mio caso era una striscia d’erba nella bassa pianura bresciana.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Spento il motore sono sceso controvoglia, come un fanciullo da una giostra, ma con una sensazione di benessere mai provata prima. Ho ringraziato silenziosamente con una carezza la creatura dal perfetto numero di ali e mi sono abbandonato sull’erba accanto a lei, con un sorriso a trentacinque denti, come il numero di anni che purtroppo avevo aspettato per rinascere. </span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Quel pomeriggio. Su quel prato. Sotto il sole di maggio che stava per tramontare. Mi ero innamorato.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="color: #073763;">Negli anni a seguire ho capito che non era assolutamente importante che fosse in alluminio, legno o composito. Monoposto o biposto. Che avesse la cabina aperta o chiusa. Che fosse una moderna replica veloce o giurasse fedeltà ai lenti parametri d’epoca. Non c’era una ragione, non poteva e non doveva esserci. Era un fatto che potevo solo accettare. Era passione e basta.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">I</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">l bimbo mi chiama: «Papà, mi piace tanto guardare il cielo da qui, sembra un disegno!». È ancora seduto al posto di pilotaggio, lo sguardo fisso davanti a sé punta lontano, nell’azzurro intenso incorniciato tra le quattro semiali. I “fili” sussurrano piano esposti al vento, sembrano delle fusa o una richiesta fatta sottovoce. Il biplano attende placido davanti al suo hangar. Siamo a maggio, il mese in cui sono nato. Otto anni esatti dal pomeriggio in cui mi son disteso sull’erba a fissare il cielo con lo sguardo perso e il cuore che palpitava. Come allora il sole sta per svanire ai margini della pianura.</span></span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">«Vieni piccolo, ti sistemo nel posto anteriore, quello per le persone importanti. È arrivato il momento di volare…». Non mostra alcun timore, emette solo gridolini di gioia.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Mentre gli sistemo il caschetto di pelle, gli occhialoni e la sciarpa di seta bianca che gli ho fatto fare per l’occasione, mi accorgo di quanto mi somigli. Lo accarezzo teneramente sulla guancia e il pensiero va subito ad una vecchia foto di quando avevo circa la sua età, una stampa in bianco e nero su carta Kodak ancora appesa al muro della mia camera da letto: indosso un cappotto di Loden con il bavero alzato, il sole mi illumina il viso mentre sorrido col naso all’insù e un’espressione di grande sorpresa. Mia madre dice che ero rimasto incantato da un aeroplano ad alta quota.</span></span><br />
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">I</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">o e il bambino siamo in volo. Al cielo non potrei chiedere di meglio. Mi sta facendo il regalo più bello mostrando tutte le sfumature di cui è capace, quelle che ho sempre immaginato e desiderato. L’aria turbina intorno a noi, il motore fa il suo dovere girando morbido, ma ad ascoltare bene c’è silenzio. Le sciarpe danzano in aria, scintillando come serpenti di madreperla alla luce calda del crepuscolo. Il bimbo si gira e mi sorride attraverso i grandi occhialoni un po' storti, con un’espressione fin troppo eloquente e una luce negli occhi che sento di avere anch’io. Se non fosse troppo piccolo direi che si è innamorato. Guardando davanti a sé stende in alto le braccia e grida qualcosa che non capisco al vento. Si volta di nuovo, è tutto guanciotte e dentini. Leggo le sue labbra mentre mormora: “Grazie Ale”.</span></span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Gli restituisco lo sguardo come farebbe ogni padre amorevole e gli mando un bacio. Mi osservo intorno. Sono immerso in quella dimensione che ogni pilota insegue come un richiamo. L’unica in cui può essere davvero libero. Respiro profondamente. L’aria è un distillato di pura serenità. Il sogno non è più un’illusione. È proprio vero, sto sorridendo dentro.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Una rapida occhiata agli strumenti e poi di nuovo fuori, sembra di essere sospesi in un dipinto impressionista. Penso: “E’ la cosa più bella del mondo…”.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Un’ampia virata per tornare verso casa, quella da comune mortale. Contemplo l’orizzonte al di là dell’elica, con gli occhi lucidi e la felicità che regna indisturbata sul mio viso. Il sole sta andando a dormire. Mi rispondo: “Ecco perché…”.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">E in quel preciso istante mi accorgo che a bordo ci sono solo io.</span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; min-height: 17px; text-align: justify;">
<span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-kerning: none;"></span><br /></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: right;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: right;">
<span style="font-kerning: none;"><i><span style="color: #073763; font-family: "times" , "times new roman" , serif;">A.M.</span></i></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: right;">
<span style="-webkit-font-kerning: none;"><i><span style="color: #073763; font-family: "times" , "times new roman" , serif;">Milano, 04/05/2020</span></i></span></div>
Gianni Sartihttp://www.blogger.com/profile/16401265748926770222noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2577033854256580078.post-42132347438032866282020-04-12T13:00:00.000+02:002020-04-21T21:26:39.140+02:0016. Greta<div style="text-align: right;">
</div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQ9GrZZj0dlIDU1vsYM6dYoLglBDeFptMz2CzUtCK7h3zKRJuMQOHFtcKx6DJV6-ronq5a20tZrrwbGj8uA_FGtgsvWk1CVJnDsZycVjySt0-1wvsILCr9EOAuEPhnbbyLhlyRbxwPm9j_/s1600/DSCN7863.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Bucker Jungmann" border="0" data-original-height="738" data-original-width="1106" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQ9GrZZj0dlIDU1vsYM6dYoLglBDeFptMz2CzUtCK7h3zKRJuMQOHFtcKx6DJV6-ronq5a20tZrrwbGj8uA_FGtgsvWk1CVJnDsZycVjySt0-1wvsILCr9EOAuEPhnbbyLhlyRbxwPm9j_/s400/DSCN7863.jpeg" title="I-A134" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'ultimo volo del Vecio</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">5</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> dicembre 2015. Entro dentro il grande hangar storico di Gorizia, una struttura magnifica dove gli aerei avevano non una pista ma un'area intera dove decollare e atterrare sempre controvento, e incontro Greta. Che ancora non si chiamava Greta ma Vecio, vecchio. "Allora è lui". Un biplano grigio, solenne, troppo serio per me mi sono detto. Certo me lo aspettavo diverso. Più colorato, più leggero, simpatico. Però era lui il biplano in vendita.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Bücker Jungmann. Uno della tripletta di biplani biposto degli anni '30 di cui scrivevo. L'eleganza della linea funzionale, la creatura della tecnologia nazista che rivoluzionava le linee. Per quei tempi era un biplano del futuro, tanto che il suo successo lo portò a essere replicato e costruito dalla Spagna al Giappone, dal Sud Africa alla Finlandia. Ma questa è un'altra storia. I</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">l grande biplano davanti a me era una sua replica in scala 1:1 costruita nel 2002, ultraleggera nonostante l'imponenza. </span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Greta, che ancora non era Greta, era davanti ai miei occhi. Il meccanico Giggi gli girava intorno con rispetto; Igino, il proprietario, mi confidava "è una vecchia signora e come tale va trattata", dove signora è un titolo. Anche se poi la chiamava Vecio.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il mio amico Mila, che mi aveva presentato Igino e Greta – che ancora era il Vecio – mi disse "entraci, stai un po' nell'abitacolo, solo tu e il biplano. Sentilo."</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ero troppo emozionato. No, non emozionato. Frastornato. Un biplano. Era così grande. Ed era un'occasione, mio padre voleva aiutarmi ad acquistarlo ed era la prima volta che mi offriva il suo aiuto, era per lui un mettersi in pace con i conti non saldati della famiglia, era una proposta di tregua per tutto il passato che non ci aveva visti davvero come padre e figlio. E voleva farlo ora, sentiva che il suo orologio stava per battere la mezzanotte. Così Greta, che ancora era il Vecio, era alla mia portata.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Non provavo emozioni perché erano troppe, troppo contrastanti, troppo inaspettate. Nulla ci prepara a un incontro simile. Subivo quel momento, pensavo "è lui, diventerà il mio biplano. Se lo voglio." Era diverso da come me lo aspettassi ma era magnifico, non avrei mai creduto di poter avere o solo volare su un mezzo così. L'ho detto che era grande? E serio? E grigio?</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Igino mi mostrò i punti da controllare, i valori da annotare, le operazioni da fare. Videoregistrai tutto sul telefonino, non ero in grado di memorizzare nulla. Rividi centinaia di volte quelle due registrazioni, una per i controlli fuori e una per quelli dentro la carlinga.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Poi volammo insieme. Una giornata grigia come il biplano. Decollo lungo, e Mila che filmava, ma allora non capii che era lungo. Capii solo che stavo volando con Greta che non era ancora Greta. "Allora è lui". Pochi minuti in volo, il paesaggio intorno vestito di foschia, non sapevo cosa guardare, cosa dover ricordare; e poi l’atterraggio. Igino aveva tenuto i giri motore alti, mi sembrava veloce, scoprii poi che non lo era. Atterraggio, e il Vecio smette di essere il Vecio quando entra il silenzio. Al suo prossimo volo sarà Greta.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; min-height: 23px;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">G</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">iornata grigia, volo grigio, nessuna emozione perché erano troppo grandi per poterle misurare. Mi interessava? Io volevo un biplano, Greta era obiettivamente magnifica, tutti si aspettavano che l’avrei acquistata: non riuscivo a capire le mie emozioni così mi comportavo seguendo la via più logica e alla mia portata. Pensavo ai numeri, a come portarlo via io che avevo appena imparato a far atterrare un Tiger Moth, a come gestirlo (sarei stato in grado?), a come pilotarlo (non l'avrei distrutto?), a come manutenerlo (me lo sarei potuto permettere?).</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Nel mio hangar a Sutri non entrava. Questo dà l'idea delle dimensioni.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Finalizzammo la vendita davanti a un gulash e a una bottiglia di rosso, Igino con grande generosità mi diede anche i due splendidi caschetti di cuoio con le cuffie aeronautiche e un GPS Garmin, organizzammo a pagamento avvenuto il volo di addio di Greta: io non ero in grado e Mila che mi aveva accompagnato non se la sentiva di avere una simile responsabilità, quindi chiesi a Mauro Di Biaggio, il gestore della meravigliosa aviosuperficie di Caorle. Concordai quello che per me era un servizio professionale a pagamento, portare un biplano da Gorizia a Caorle in volo, e per Mauro invece fu un divertimento, "ma dai mi è piaciuto, mi offri una cena e siamo a posto". Solidarietà tra piloti di biplano o forse ancora fortuna.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Mentre andavamo in macchina insieme a Gorizia Mauro fece le pulci al libretto dell’aereo controllando orari, manutenzione, problemi. Controllò tutto il mezzo che doveva portare in volo, si allacciò il paracadute personale e partì. Beh, aspetta, l'ho fatta facile per brevità: in realtà andammo un numero discreto di volte a Gorizia e ogni volta c'era nebbia. Riuscimmo a fare quel volo solo il 20 febbraio, due mesi e mezzo dopo l’acquisto. Per me che abito a Roma capisci che arrivare in macchina a Caorle a prendere Mauro, andare a Gorizia e scoprire che è stato un viaggio inutile non è proprio piacevole. Ma faceva parte del gioco. Anche Mila quando prese il suo Tigrone in Germania dovette aspettare e provare più volte.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: left;">
</div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZmdUo8Mmbs4tEAXC_RMZvgPHW7zmLEPQKSSq4clzpOOfHmXZA7VpCpvcsheZYHc5_D4CVBHV54JQzUjMH-N6KNYmb2OOvZmwWbkYj0o3ro4P2NqmrHgyDHnU6IidDq-xWK7t9ObSJgiSA/s1600/Alba+sopra+Caorle.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Bucker Jungmann" border="0" data-original-height="1196" data-original-width="1600" height="238" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZmdUo8Mmbs4tEAXC_RMZvgPHW7zmLEPQKSSq4clzpOOfHmXZA7VpCpvcsheZYHc5_D4CVBHV54JQzUjMH-N6KNYmb2OOvZmwWbkYj0o3ro4P2NqmrHgyDHnU6IidDq-xWK7t9ObSJgiSA/s320/Alba+sopra+Caorle.jpg" title="I-A134" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il primo volo del mattino a Caorle</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">P</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">oi a Caorle cominciai a sentirlo mio. Non sapevo come toccarlo, come pilotarlo, non sapevo se sarei riuscito a portarlo nel Lazio. Ma avevo un biplano. Un bel biplano. Dopo il Tiger Moth di Mila per me Greta è il più bel biplano ultraleggero in Italia. Così non ero ancora il pilota del mio mezzo ma solo uno che aveva acquistato un biplano, e tra le due cose c’è una differenza gigantesca.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Andavo a Caorle per prendere lezioni da Mauro. Ci sono bungalow in testata pista per i piloti, dormivo lì, la sera entravo in hangar e ammiravo il biplano, il giorno con Mauro facevamo touch and go sull'enorme pista. Scoprii che Greta non era pacioccona come Tigrone. Greta voleva controllo, rispondeva, era un rapporto più professionale che emotivo quello tra Greta e il pilota. Era molto differente, dovevo imparare tutto di nuovo. E mentre imparavo venivano a galla i difetti del mezzo: il tubo della benzina ridotto a creta, il serbatoio spaccato, il carrello di coda rotto, il motorino di accensione in corto. Lavori e lezioni a 800 km da casa. Un costo inaspettato ma anche qualcosa che mi rimane dentro.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Alzarmi all'alba nel bungalow, aprire l'hangar mentre il sole sorge, tirare fuori Greta, mettere in moto squarciando il silenzio, un decollo senza testimoni e via per le lagune venete. Scorrere lenti lungo le coste e i corsi d'acqua mentre il disco rosso del sole sale piano, atterrare che ancora non c'è nessuno, sentire di nuovo il silenzio quando il motore si spegne e restano gli scricchiolii del metallo riscaldato, andare solo allora a fare colazione. E l'ultimo volo della sera, atterrare nell’oro del crepuscolo quando tutti sono via e sentire l'eco della porta dell'hangar gigantesco che si chiude. Fare amicizia con i piloti, sentire il complimento del figlio di Mauro "tu sei uno dei pochi che non si dà arie". Arie? Mi sentivo un pollo, incerto su tutto, potevo distruggere il biplano a ogni atterraggio e volavo con un mezzo che ogni due giorni dimostrava un difetto da aggiustare immediatamente. Arie? Ma scherziamo?</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Anzi un giorno dopo una serie di atterraggi da cane che mi hanno fatto esclamare "Mauro, basta, atterra tu, non sono capace" ho ricevuto da Mauro il discorso migliore che qualcuno mi potesse fare.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">"Gianni lo so: tu ti senti che tutti gli altri sono piloti e tu no, non sei all'altezza. Ti senti che gli altri hanno un aereo vero e tu hai un mezzo che anche lui non è all'altezza. Voglio dirti che ci siamo passati tutti. Il tuo aereo è come gli altri. Tu saprai volare come gli altri. Credi che chiunque, qui, quando aveva le ore di volo che hai tu volasse meglio di te ora? Abbiamo pensato tutti quello che tu pensi oggi. E chi ha insistito è diventato pilota. Fidati del tuo aereo e fidati del pilota che sarai.“</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Mi ha aiutato tanto pensare che i fallimenti facessero parte del gioco e fossero condivisi, un patrimonio comune tra molti i aviatori. Quando poi un'amica pilota mi ha raccontato della sua frustrazione nel trovare enormi difficoltà a imparare gli atterraggi gli raccontai di Mauro, gli dissi che in effetti anche io mi sentivo esattamente come lei quando imparai ad atterrare, e questo le fu di aiuto. Sapere che le proprie difficoltà sono già state provate e superate da altri e fanno parte del percorso.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; min-height: 23px;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">D</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">opo un anno di saltuari fine settimana a Caorle e dopo essermi goduto gran parte del litorale e della pianura veneta, ormai ero pronto per decollare con prua Emilia Romagna per atterrare nella pista di Mila dove avevo imparato a volare con il Tiger Moth, Lyra 34. 450 metri, la metà della pista di Caorle, ma mi ero allenato per farcela.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; min-height: 23px;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: right;">
</div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmSHlcPu1Y1N8dHMaAG3kEA486bP1twqlURTTu3WSmTzyPzZ5-5iaAZN7Kned2Q9ivAG8LQ9285UKwpWV6n_jfkYxiPpoHMSnTI03W5vtScIHEd9G5K5B77VgzXIZ6_nvIGrQnIn_u3oO8/s1600/Schermata+2020-04-21+alle+21.14.01.png" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1183" data-original-width="1402" height="270" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmSHlcPu1Y1N8dHMaAG3kEA486bP1twqlURTTu3WSmTzyPzZ5-5iaAZN7Kned2Q9ivAG8LQ9285UKwpWV6n_jfkYxiPpoHMSnTI03W5vtScIHEd9G5K5B77VgzXIZ6_nvIGrQnIn_u3oO8/s320/Schermata+2020-04-21+alle+21.14.01.png" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">In giallo Gorizia - Caorle<br />
In rosso Caorle - Valle Gaffaro - Lyra 34</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">F</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">inalmente il giorno. 21 gennaio 2017. Più di un anno dopo l’acquisto. Giorno in cui finalmente non c'era nebbia, dopo tanti tentativi andati a monte per visibilità zero finalmente mi metto a bordo e saluto tutti i piloti di Caorle. Grazie Mauro, ciao. Temperatura esterna a livello suolo quattro gradi centigradi: se mi metto il giaccone sopra la tuta non entro in cabina quindi vado senza giaccone. No, non sono un masoschista, avevo un gilet caldo sotto e la tuta imbottita sopra, sarei stato bene lo stesso. Speravo.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Greta si prende cura del pilota, questo lo sapevo. Lo protegge. Decollo e nell’abitacolo sto benissimo, l’aria calda che viene da uno sportelletto del parafiamma tra il motore e le mie gambe è magnifica, la mia statura da puffo mi fa godere della grande protezione dell’abitacolo studiato per cavalieri teutonici usciti da un’opera di Wagner. I guanti, quelli sì, sono preziosi e mai abbastanza caldi, ma il resto è benessere puro, basta abbassare bene il caschetto di cuoio sulla fronte.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Salgo in uno splendido cielo azzurro, vedo l’aviosuperficie farsi lontana, penso che se ci sono problemi posso sempre girare la prua e tornare là. Ma non ci sono problemi. Passo sulle risaie, sulle coste, sui corsi d’acqua che avevo imparato a conoscere come una casa, in direzione Venezia. Dio che emozione. L’aria è cristallina e fresca, i quattro gradi a terra mi fanno compagnia nel viaggio ma è appena passata l’ora di pranzo, la temperatura non scenderà per un po’. Seguo la costa, andare verso Venezia è spettacolare, ci sono paesaggi che non sembrano di questo mondo. Strisce di terra e case lambite dalle acque, più barche che macchine, città nelle lagune da cui spuntano enormi navi da crociera. Non c’è vento, pilotare è rilassante, il motore suona bene e alla radio non c’è nessuno.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Venezia, eccola. Venezia è una prova di fiducia. Perché anche se vorrei ammirarla da vicino va passata a distanza, c’è un aeroporto che non mi vuole. Così bisogna allontanarsi, entrare nel mare per un paio di chilometri: questo lo fai solo se ti fidi del tuo aereo. Se hai dubbi sul motore, sulla struttura, su di te, non c’è il coraggio di andare così al largo. OK Greta, mi fido, entriamo in mare aperto per il tratto necessario. Il cuore accelera, sì, sono solo, sono in mare, sono un pollo. Certo che il cuore accelera. E anche da lontano Venezia è stupenda.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">La rotta è facile. C’è una fettuccina di terra in mezzo al nulla del mare, devo seguirla. Vista sulla mappa sembra una costa, vista in volo è una assurdità bellissima. Quando finisce ecco un rettangolo di tetti ammassati circondati da acqua, Chioggia. Sono a un pelo dalla metà viaggio e intanto il motore ha un suono regolare e rassicurante, ogni tanto faccio esercizi per le mani che sono l’unica parte del corpo che mi ricorda la temperatura esterna; passo meno tempo a controllare gli strumenti, cosa da inesperti, e passo più tempo a guardare fuori e pensare, cosa da piloti.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Penso che non avrei mai immaginato solo due anni prima di vivere un giorno una avventura simile.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Penso che sono solo.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Penso che Mila, ormai il mio più-che-fratello acquisito, che mi ha accompagnato a Caorle solo per vedermi partire, ora con la sua auto è un puntino laggiù perso nel traffico che da Caorle sta raggiungendo Valle Gaffaro, il luogo dove abbiamo appuntamento, una pausa a terra prima dell’ultimo tratto. Ed è troppo lontano per sentirlo alla radio, la sua auto che è veloce quanto il mio biplano deve fermarsi ai semafori e rallentare per il traffico, io no.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; min-height: 23px;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">D</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">opo Chioggia finisce la fase costiera del viaggio. Troppo facile seguire la costa. Ora metto la prua a sud, inizio a sorvolare l’entroterra del Polesine. Il cuore torna a battere normalmente, sotto di me ci sono molte case ma anche campi in cui se fosse necessario potrei atterrare. Mantengo la rotta sino ad attraversare il grande ramo del Po di Venezia verso il Delta del Po e da lì la rotta è facile, ci sono due corsi d’acqua che vanno verso sud, qualunque io sorvoli sarò in grado di vedere il grande bosco attiguo all’aviosuperficie. Il GPS, piccolo e nascosto a un lato della coscia – l’unico punto disponibile nella cabina – mi conferma la rotta. E ci sono delle grosse ciminiere come riferimento.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ecco il bosco ma la grande aviosuperficie, un campo tra i campi, per assurdo non riesco a identificarla. Sono tutti campi uguali. Poi la scorgo, faccio il circuito per atterrare e appena ce l’ho alle spalle la perdo. La pista inizierà qui? O più in là?</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Pollo.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Un altro giro, trovarla, prendere punti di riferimento, atterrare. Sono le 15:30. Un’ora e mezza di volo: non è tanto ma in quell’ora e mezza ho lasciato l’hangar che era stato casa, ho valicato un confine regionale e uno personale. Non si torna indietro, è fatta, sto vivendo quello che sognavo.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Emozioni? No, sono troppe e tutte caotiche, sono solo contento, eccitato, sorrido. Ci sarà tempo poi per le emozioni. Ora annoto che mi sono fidato di Greta entrando in mare aperto e lei si è meritata la mia fiducia. Annoto che non ci sono problemi tecnici, le temperature sono nei parametri, io e il biplano stiamo bene. Finalmente faccio qualche foto ma solo dopo una pausa pipì (ricordi? Quattro gradi centigradi) e una telefonata a Mila: lui è ancora lontano, mi chiede di aspettarlo. Lo aspetto. Sento il metallo di Greta scricchiolare raffreddandosi. Non c’è nessuno nell’aviosuperficie, il mio unico contatto è Mila al telefono di quando in quando. Sono volato via dal nido e non c’è nessuno per condividere, non ancora. Ma anche non c’è nessuno che mi controlli l’aereo, che mi dia consigli sul resto del volo, che mi saluti mentre riparto. Inizio a capire quel punto di cui ho scritto nel post precedente, il punto oltre il quale si fa parte di una magnifica comunità ma si è indiscutibilmente soli e i grandi momenti si impara a conservarli solo nella nostra memoria.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; min-height: 23px;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAW2x7rdV7KCvbztMC9fLbO17ByTjKJhgnRqKtRHE4sAzpXjQD99jt7lIcuALNqRhUbA_BaKaqfkt91Rzw-CV9XqL4NU8n35sIHKGBpcZIfWHi0GSlWvv9QwC391nVf0rXudKXWLaEZn1u/s1600/Greta+a+Gaffaro+3.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Bucker Jungmann" border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAW2x7rdV7KCvbztMC9fLbO17ByTjKJhgnRqKtRHE4sAzpXjQD99jt7lIcuALNqRhUbA_BaKaqfkt91Rzw-CV9XqL4NU8n35sIHKGBpcZIfWHi0GSlWvv9QwC391nVf0rXudKXWLaEZn1u/s320/Greta+a+Gaffaro+3.jpg" title="I-A134" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Valle Gaffaro, e il sole è basso</td></tr>
</tbody></table>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">A</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">spetto e aspetto ma comincia a farsi tardi: devo arrivare al nuovo hangar prima che tramonti il sole ma già il sole è vicino all’orizzonte, se è buio non riesco né a trovare la pista né ad atterrare. Mila per fortuna arriva, in tempo per un abbraccio e per dirmi anche lui “è tardi, devi partire”. Così alle 16:15 torno a bordo, riscaldo il motore, alla radio annuncio a nessuno che sto per decollare dalla pista di Valle Gaffaro, allineo la prua alla pista dopo le prove motore e do tutta manetta: si torna in cielo. </span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; min-height: 23px;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">P</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">rua ancora a sud. Passo una enorme magnifica palude. Forse dovrei chiamarla laguna ma dal mio punto di vista è solo un’indicazione geografica, uno spettacolo oltre il bordo della cabina, oltre il cielo e il flusso del vento freddo dell’elica. Devo sbrigarmi ormai, per questo non ho fatto il turista volando intorno all’abbazia di Pomposa come mi aveva mostrato Mila col suo Tigrone, però non posso evitare di perdere tempo sulla laguna, osservare lontani i fenicotteri rosa, scendere basso sull’acqua. Poco poco, sono ancora un pollo, certo.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ora che il più è fatto sono più tranquillo. Ma pareggia i conti l’esigenza di sbrigarmi, è gennaio e non ho ancora molta luce a disposizione. Però ho volato sul mare: anche se non c’entra nulla questo mi tranquillizza. Le paure non sono brave insegnanti, se i numeri ci sono allora si può stare tranquilli. E i numeri dicevano che io avevo il tempo di arrivare alla meta giusto giusto.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Sud. Dopo la palude ecco apparire lontano davanti a me il delta di Comacchio. Devo passargli a ovest, costeggiarlo. Facile. Se dalla sua costa ovest seguo le strade o i corsi d’acqua che vanno verso sud trovo Alfonsine. Da lì metto rotta dritta a ovest e arrivo alla meta, Lyra 34, l’aviosuperficie di 450 metri che mi ospiterà. Il sole è basso, il paesaggio diventa ombra, il motore continua a tranquillizzarmi col suo canto.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Pian piano ritrovo i paesaggi che avevo visto in volo con il Tiger Moth di Mila quando mi insegnava ad atterrare con una Signora dei cieli.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Comincia a essere tardi, il sole è all’orizzonte e io sono ancora su Alfonsine, poi il sole sparisce e mentre la luce cala ecco i riferimenti, ecco il campo! Atterraggio, e mentre mi approssimo alla pista ci sono due piloti in me, uno è quello sicuro di sé e felice di essere al termine di un’impresa tanto grandiosa, l’altro quello insicuro e preoccupato perché è il mio primo atterraggio col mio mezzo troppo veloce rispetto al Tiger Moth su quella piccola pista, e la luce è appena sufficiente. Due piloti che conducono lo stesso mezzo fanno danni. Quindi l’atterraggio non è il migliore del mondo, il biciclo rimbalza come un canguro, poi si ferma entro i limiti della pista deserta. Ho le ruote a terra, sono fermo, sono a Lyra 34. Sorrido sin quanto i muscoli me lo permettono.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Giro il muso del biplano per tornare agli hangar, anche qui nessun testimone, nessuna fotografia. Fermo Greta davanti all’hangar di Mila, che arriverà a breve e ospiterà per i mesi successivi Greta accanto al suo Tigrone. Fermo il motore, per oggi è tutto, restano gli abbracci con Mila per aver coronato insieme un sogno grazie al suo insostituibile aiuto, la cena con un vino rosso per festeggiare, il sonno che dopo tanta attenzione ed emozioni arriverà come un’onda. Ma questo dopo. Ora resto nella cabina del biplano fermo davanti all’hangar senza smettere di sorridere, lento slaccio il caschetto, tolgo le cinte di sicurezza, ammiro il crepuscolo tra le due semiali e i loro tiranti. Grazie Greta. Grazie per avermi mostrato cosa possiamo essere, che vita possiamo desiderare.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Fuori della cabina, un piede sull’ala, poi in terra. Una carezza a Greta. E quel gesto d’affetto spontaneo dopo aver costeggiato l’Italia mi fa pensare che sto smettendo di essere uno che ha acquistato un biplano e sto iniziando a trasformarmi davvero in un pilota di biplano.</span></div>
Gianni Sartihttp://www.blogger.com/profile/16401265748926770222noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2577033854256580078.post-16325674496039093082020-03-15T10:32:00.000+01:002020-03-16T11:49:41.860+01:0015. Il punto<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYlT7SNGY7DoFOQI0KMBS67OkoAxM-_3O3Ql0icT6-7GwIHWCltoP1LU9IK8YsVl0k2q-7u7cswewfK_FV_IKe8aywM6Gen_x8X0I8BjlegucN7-NCCfKOY6ZCJeQrtRHsheVYzVyq1f3c/s1600/Gianni+e+Greta+in+decollo.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" data-original-height="899" data-original-width="1600" height="223" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYlT7SNGY7DoFOQI0KMBS67OkoAxM-_3O3Ql0icT6-7GwIHWCltoP1LU9IK8YsVl0k2q-7u7cswewfK_FV_IKe8aywM6Gen_x8X0I8BjlegucN7-NCCfKOY6ZCJeQrtRHsheVYzVyq1f3c/s400/Gianni+e+Greta+in+decollo.JPG" title="Gianni e Greta in decollo" width="400" /></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">L</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">o so, dovrei proprio parlare dei motori. Il fatto è che per quanto ormai abbia una discreta infarinatura non ne so mai abbastanza e quindi rimando questo argomento al momento in cui potrò dire cose meno da sentito dire e più da esperienza diretta.</span><br />
<br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">P</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">assando quindi ad argomenti meno cocenti ecco quello a cui non si pensa: il punto.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">E sì, perché esiste un punto.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Esiste per tutti gli aerei ma il punto dei biplani è davvero notevole.</span><br />
<br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">M</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">i spiego: si studia per diventare piloti di biplano, e si hanno mille compagnie. Allievi come noi, istruttori, altri piloti. Incoraggiamenti, consigli, critiche costruttive o meno.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Poi si cerca un biplano. E ci sono amici apparsi magicamente che ci danno una mano, contatti nuovi con cui condividere aspettative e delusioni, meccanici e tecnici con i loro istruttivi punti di vista.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Quindi ecco l'hangar, che è più un salotto che un condominio, dove non si è mai soli.</span><br />
<br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">M</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">a alla fine arriva quel punto. Quando si acquista quello specifico biplano con quella unica configurazione, quando si vola, quando si pensa a tutta la strada che ci ha portato esattamente sino lì.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">È il punto che arriva dopo il decollo, dopo che la radio fa silenzio e le ruote sono staccate da terra e stiamo giocando con la potenza e la cloche: è il punto in cui anche se ci fosse un passeggero quel pensiero arriverebbe comunque. "Ora sono solo. Ora devo cavarmela da solo. Non c'è nessuno che possa aiutarmi, che possa vivere questa esperienza insieme a me, darmi un consiglio o solo una pacca sulla spalla."</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">La certezza che qualunque cosa accada da lì all'atterraggio ci sarai solo tu ad affrontarla, che qualsiasi gioia tu possa provare sarà solo tua. Il passeggero o il compagno in formazione, se ci sono, vivranno il loro volo diverso dal tuo, avranno i loro problemi e le loro gioie diverse dalle tue.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Questo fa sentire soli. No, non è la frase giusta: questo fa sentire felicemente soli. Perché ci sono purtroppo emozioni tanto grandi che non possono essere condivise e il volo in biplano fa parte di queste. Non solo è impossibile da condividere, è pure impossibile da raccontare: Richard Bach ci è riuscito prendendolo spesso come simbolo della conquista di una Verità superiore, di una libertà e ricerca e coraggio di decollare che non era mai stato raccontato prima. E verità, libertà, ricerca e coraggio sono concetti noti e positivi che quindi ci aiutano a capire cosa si prova volando tra ali e tiranti. Ma da qui a spiegare la gioia di quel volo ci passa un mondo.</span><br />
<br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">S</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">abato scorso sono stato immerso in un tramonto per 42 minuti. Bel numero. Gridavo cose sceme come "Yabadabadù!" e inclinavo le ali una volta a destra e una a sinistra facendo ogni volta girotondi completi col mondo terribilmente obliquo davanti a me come un ubriaco di notte la cui testa vuole tornare a casa ma le gambe lo portano a passi di danza verso un altro bar. E come lui una volta tramontato il sole ho annunciato via radio il mio atterraggio, "Santa Severa, India Alfa 1 3 4 vira in base destra per 3... No, scusate, resto ancora su" e via a fare un giro (un altro!) intorno al castello sulla spiaggia appena illuminato da spade di luci, a godere dei suoi riflessi sul mare. E come fai a descrivere cosa si prova? </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Una volta atterrato - era così tardi che il gestore della pista suggeriva che se fossi restato ancora qualche minuto in volo avrebbero dovuto illuminare la pista con i fari delle macchine per permettermi di atterrare e non scherzava poi molto - </span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">dopo essermi tolto lentamente il caschetto di cuoio </span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">sono rimasto dentro l'abitacolo a godere degli odori, gli scricchiolii, il calore, il silenzio improvviso dentro le cuffie e fuori. Per smaltire le emozioni, per rendermi conto che davvero, davvero io avevo vissuto quel volo, quella esperienza così incredibile e indescrivibile. Appena 42 minuti.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">E</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">cco, si è soli anche in questo: nel non poter descrivere ciò che si vive. Sì, questo vale per tutto, ma quando si ha una esperienza tanto forte come quella del volo in biplano è dura tenersela per sé. Ma come uso dire, o chi ti ascolta non è un pilota allora non potrà mai capire cosa stai dicendo, o chi ti ascolta è un pilota allora è inutile che glielo descrivi: già lo sa.</span><br />
<br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">S</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">olitudine quindi. Annunciata da un punto specifico: un attimo dopo il decollo. Da lì all'atterraggio tutto ciò che accade ti appartiene ed è solo tuo, dovrai custodirlo senza poterlo davvero condividere con nessuno, gioie e problemi. Dovrai farti carico di risolvere ogni cosa con la tua esperienza e questo è un compito che cambia il carattere, che ti rende diverso. Ti fa capire che non ne sai mai abbastanza ma che devi cavartela da solo con quel <i>non abbastanza</i>, e che te la caverai.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ma oltre alla solitudine quel punto ti porta una consapevolezza opposta: che fai parte di un gruppo di persone con una identità tanto forte da poterli considerare quasi fratelli, alcuni più che fratelli. Persone che vivono ognuna il proprio volo ma poi a terra basta uno sguardo per capire che anche l'altro è stato felice quanto te e come te e non rinuncerebbe davvero al volo appena fatto, non vorrebbe essere in nessuna altra parte che non sia lì a volare. Un gruppo di persone che, e parlo per esperienza, considera davvero prioritario aiutare un altro pilota o solo accoglierlo come se si trattasse di un vecchio amico anche se è la prima volta che lo si incontra.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Strano come una esperienza di solitudine tanto forte, tanto personale e formativa, possa generare uno dei più forti legami di gruppo che abbia conosciuto. Inaspettatamente bello, una delle cose che nessuno scrive sui manuali e che da sola valgono la pena di conoscere il mondo di questi grandiosi mezzi volanti e delle persone che dedicano loro la vita.</span>Gianni Sartihttp://www.blogger.com/profile/16401265748926770222noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-2577033854256580078.post-40967031966693360482020-03-07T21:09:00.001+01:002020-03-07T23:37:29.823+01:0014. Imparare un biplano<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHSeEuxWO9b4HLFp72lOsGLlLJ0BmfBdD8W59YrhdE6cl1PjG7stq7dYIzLuOSG_9M0NzA6YIdMV0lQ31Ug9MMB3AUvBZc_d_e3FkBI4xz1jf7ZOACTOTlcYUa5jNAzXJGXUYW2OpbTI-I/s1600/IMG_1421.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><img alt="Mila Misek, Tiger Moth ULM e Gianni Sarti" border="0" data-original-height="1196" data-original-width="1600" height="298" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHSeEuxWO9b4HLFp72lOsGLlLJ0BmfBdD8W59YrhdE6cl1PjG7stq7dYIzLuOSG_9M0NzA6YIdMV0lQ31Ug9MMB3AUvBZc_d_e3FkBI4xz1jf7ZOACTOTlcYUa5jNAzXJGXUYW2OpbTI-I/s400/IMG_1421.jpg" title="Mila, Tigrone e Gianni" width="400" /></span></a><br />
<br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">C</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">ontinuiamo la storia.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Stavo usando tutto il mio tempo per aumentare l'affidabilità e la conoscenza di Melody, il mio Fisher 404, e mi preoccupavo di come avrei imparato a pilotarlo. In più non potevo ancora volarci, non c'era l'assicurazione. Per fare l'assicurazione però avrei dovuto prima immatricolarlo. E per immatricolarlo dovevo decidere se lasciare il motore a due tempi che c'era (funzionante bene ma vecchio, ottimo per i giri campo senza allontanarsi troppo) o cambiarlo con un quattro tempi che mi avrebbe permesso di volare come desideravo, per lunghi tragitti, zingarando tra le aviosuperfici d'Italia.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Volevo imparare a pilotarlo ma al momento non potevo nemmeno provarlo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">O</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">vviamente il corso di volo l'avevo fatto su un mezzo triciclo e piloti e istruttori tutto quello che mi avevano detto dei mezzi bicicli come i biplani era che erano davvero ma davvero difficili. L'istruttore più costruttivo mi disse che avrei dovuto dimenticare tutto su atterraggio e decollo e ricominciare da capo con tutte le difficoltà di chi deve sovrascrivere qualcosa di appreso sino a farlo diventare automatico con qualcosa di totalmente nuovo e diverso.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Nessun istruttore però, contrariamente alle promesse di quando mi ero iscritto alla scuola di volo, era in grado di insegnarmi a pilotare un biciclo. O non c'erano bicicli o non c'erano istruttori che ci sapessero volare. Lo so, bisogna essere cocciuti per non arrendersi, non ho mai detto il contrario. :)</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">C'era, e credo ci sia ancora, una scuola per imparare a pilotare bicicli. È a Brescia, a Torbole Casaglia, si trova su <a href="http://www.volobrescia.it/">www.volobrescia.it</a> e hanno dei magnifici <a href="https://www.google.com/search?q=zlin+savage&newwindow=1&client=safari&rls=en&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=2ahUKEwiA1Jeoq4noAhXFkFwKHVc8DpoQ_AUoAXoECGgQAw&biw=1169&bih=1330" target="_blank">Zlin Savage</a> biciclo che però sono aerei con caratteristiche particolari visto che <a href="https://youtu.be/hPakbghLe38?t=59" target="_blank">decollano e atterrano in pochissimo spazio</a> in luoghi dove i normali aerei potrebbero rompere i carrelli. Il volo <a href="https://www.youtube.com/watch?v=0zDo7hkmCNY" target="_blank">Bush flying</a> nasce nei grandi spazi del Nord America, del Canada e dell'Australia per permettere ai mandriani di raggiungere il bestiame lontano da casa e tornare in tempi che il cavallo si sogna, atterrando nei campi e nei letti dei fiumi. Sì, è l'evoluzione avio dei cowboy e anche fosse solo per questo trovo la cosa incredibilmente affascinante. Però Brescia non è proprio dietro l'angolo e la cifra richiesta per il corso era, beh, significativa. Non c'era un'altra soluzione?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">L</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">a fortuna è un'ottima alternativa.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Cercavo informazioni sul mio Fisher 404 in rete e trovai il racconto di un pilota che aveva fondato il <a href="http://www.biplanoclub.net/" target="_blank">Biplano Club Europa</a>. Aveva anche lui un 404 con cui aveva volato una enormità di ore e per di più aveva un motore quattro tempi proprio come lo cercavo io: un <a href="http://www.aeroconversions.com/products/aerovee/index.html" target="_blank">Aero Vee</a>, ossia un Volkswagen avionizzato. Era buffo vedere la sua foto: il 404 è un aereo minuscolo come ho detto mentre il pilota era altissimo. Pensarlo dentro quel giocattolo mi faceva venire in mente <a href="https://youtu.be/m4kOIzMqso0?t=307" target="_blank">un vecchissimo documentario sugli esquimesi</a>, era in bianco e nero e senza sonoro, e alla prima scena si vede una canoa attraccare su una banchina e da lì uscire sfilandosi dal foro sulla canoa il marinaio che la conduceva con la pagaia, e poi dallo stesso foro usciva la moglie con un figlio piccolo in braccio, quindi un altro figlio più grande, un terzo e infine addirittura il grosso cane. Conoscete la cabina del dottor Who o la borsa di Mary Poppins? Ecco.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><a href="http://www.biplanoclub.net/profil_milamisek.htm" target="_blank">Quell'aviatore</a> poteva consigliarmi. Gli scrissi, anche perché avevo appena letto il suo racconto di come portò a casa il suo secondo biplano, un meraviglioso Tiger Moth riprodotto fedelmente in scala 1:1 ma ultraleggero. Aveva attraversato la Germania affrontando i problemi meteo, meccanici e umani (ogni pilota è da solo passato quel punto dopo il decollo, giusto? OK, lo vedremo nel prossimo post), aveva attraversato le Alpi descrivendo le emozioni che una cosa tanto grande dona, ed era arrivato vicino Ferrara. Il tutto dopo aver passato troppo poco tempo a conoscere il mezzo, se ricordo bene si parla di mezz'ora per il passaggio macchina, per esigenze tecniche.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Insomma scrissi a questo eccezionale aviatore. Mila Misek. Email porta email e come vedremo la solidarietà tra piloti di biplano - non importa che lo si sia già o che lo si cerchi di diventare - è scattata.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">"Vieni qui un fine settimana, facciamo un po' di decolli e atterraggi insieme se vuoi".</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">O</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">ra facciamo delle precisazioni.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><i>Precisazione n. 1:</i> ma avete presente il <a href="https://youtu.be/MlSDyXsiILM" target="_blank">Tiger Moth</a>? Negli anni '30 tra tanti altri c'era la tripletta magica dei biplani biposto. Il <a href="https://www.flickr.com/photos/37585658@N00/24507122938/" target="_blank">Boeing Stearman</a>, grosso ed esuberante, con un motore in grado di trainare una nave. Americano ovviamente. La magnificenza indiscussa, il biplano che avrebbe disegnato Walt Disney in un momento di serietà. Poi il <a href="https://www.flickr.com/photos/rlunde/5692451540/in/photolist-9F2iwd-nUNDDq-WXnYfG-Wk4hiH-9SPCnW-WXnYkG-ocegTY-apnQ4K-GwujLt-8QeW17-ty5HvN-2gpEgHb-ap9fQp-27YuSYU-KWs4xw-nRtz4e-9jzwJf-2gpEAzF-ap9fUp-EHmBRW-pgSe39-cvqn8o-2gpEAGQ-qDxAP3-6WHCAU-fMuNu7-2gpEgxr-Vj4h7m-2h62NVc-2fryCHv-DdJ7yM-QJW3U6-p1bgob-2gC7HTu-fdTBTc-pp3PwX-2bXBGWh-2hb6HCF-bVaMQT-JbffYd-2hkQGDq-2hkQGA9-oiB2DF-6jppxu-2hkPZiD-7CoLMh-2hkQGFz-8fFASB-o9gn55-cpTgef" target="_blank">Bücker Jungmann</a>. Efficienza, linee severe ed essenziali, carrello simile agli artigli di un'aquila. Tedeschissimo, l'eleganza della linea minimalista e funzionale. Infine l'inglese <a href="https://www.flickr.com/photos/robbber1/31254470802/in/photolist-PBRkhf-TSZGEr-2gBYuqZ-2hRSTCG-22dxZrh-2gDfU9h-2hCEmfh-2gwDsyK-vBhFMe-2aiyTYw-27C3qaT-26J7YNy-24ZxEKN-27vFMeh-2giKEfM-28bJe4J-2gDfTT7-MKSiWK-U7iphh-8mHHnx-27QSnGt-2gE8WVm-ovEkce-CANYFD-2irY1TN-2hudr9p-VgiiyE-2hpJM46-2h64J3w-2hnt3Ve-LJd9bg-26Mbfbo-2gL1xzX-S48zvn-GU4Kxw-USm7tN-267SdnA-VS9qXg-2hpqiD7-2gujed2-2gkyvvz-2g49W4z-288hnQ1-2gMVEXG-29wBWMb-8mHGSg-26UTgU7-ba5PDv-X14HJg-2gMXXEL" target="_blank">Tiger Moth</a>, niente possenza né linea funzionale ma solo eleganza romantica, non c'era nulla da dimostrare oltre il fatto che volare è bello e quindi i biplani che permettevano di farlo dovevano essere emozione pura. È il biplano usato nei film come "Il paziente inglese" e "<a href="https://youtu.be/cTE-rKFx2x4" target="_blank">La mia Africa</a>" per capirci. Film di storie d'amore, il Tiger Moth della De Havilland non ha rivali. E Mila mi proponeva di imparare su un Tiger Moth. Wow. Vincere alla lotteria non mi fa sentire più fortunato.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><i>Precisazione n. 2:</i> ogni pilota è giustamente geloso del proprio mezzo. C'è chi non porta mai i passeggeri anche se ha un biposto. È corretto, il rapporto che si ha con il proprio aereo è qualcosa di unico, ognuno affida la propria vita all'altro, pilota e aereo. E Mila metteva da parte la sua gelosia, la sua preoccupazione per il proprio magnifico biplano solo per aiutare un aspirante pilota a capire e vincere le proprie paure. Su un Tiger Moth!</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><i>Precisazione n. 3:</i> quando si impara ad atterrare inevitabilmente si rischia di fare atterraggi pesanti. Non così pesanti da rompere l'aereo (si spera!) ma abbastanza pesanti che l'aereo se potesse parlare direbbe "E stacci attento! Mi fai male! Aio!" e Mila mi concedeva il rischio di far del male (precisazione n. 3) al suo biplano (precisazione n. 2) Tiger Moth (precisazione n. 1).</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Non credevo capitassero cose simili.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">I</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">ncontro Mila a una manifestazione. Conosco il suo Tiger Moth, Tigrone. Lui il 404 l'ha venduto quando ha acquistato Tigrone. Ma tanto è ovvio che imparare sul 404 che è monoposto è impossibile, devo farlo su un biposto. Faccio il primo volo con Mila e per la prima volta capisco cosa significhi volare in biplano. Beh no: no, sembrava di sì ma col tempo ho imparato che quel primo volo in cui ero distratto da mille cose e tutte cose sbagliate, per quanto sia apparso strabiliante non mi ha affatto mostrato la gioia vera del volo. C'era molto di più.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Fine settimana da Mila. Pista di 450 metri. Tanta paura, tutti gli istruttori nella mia memoria ripetevano quanto fosse difficile governare un biciclo, quanto si possa facilmente distruggere il biplano. Mila li ignorava, mi mostrava la facilità. "Eh grazie, lo fa lui che è esperto". Quindi la prima fase è stata distruggere le paure, capire che è possibile farlo. Eseguivamo sette tentativi, sette circuiti con sette atterraggi e decolli senza fermarsi (touch and go se ricordi quanto scrissi qualche post fa) e poi una pausa per rilassare e memorizzare. Poi altri sette. E altri sette. I primi li eseguiva Mila, poi li eseguivamo insieme, poi mi guidava solo quando necessario, infine eccomi autonomo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ora se decollare è di una semplicità abbastanza banale (dai manetta e aspetti, o poco più, e il biplano fa tutto da solo purché tu lo tenga in pista), se volare con le resistenze tipiche di questi mezzi era molto diverso dal volare con gli aerei di scuola, ecco che atterrare era davvero tutta un'altra cosa. Mi ha aiutato la tecnica di atterraggio di Mila: il <a href="http://colussi.net/wp-content/uploads/2016/02/front-oswego_sz.png" target="_blank">biscotto</a>.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">A scuola di volo si impara ad atterrare disegnando angoli retti. Si va paralleli alla pista come una macchina percorre la strada parallela al marciapiedi, si gira a 90 gradi verso la pista, si gira di altri 90 gradi fino a essere allineati con lei e si scende. Come disegnare una estremità di un rettangolo. Questo è efficiente, ha punti precisi, ma gli angoli impongono virate a velocità basse e sono un punto debole. Un tempo invece i biplani usavano <a href="https://youtu.be/BOpfEVvocr8?t=34" target="_blank">la tecnica più sicura</a>: si va paralleli alla pista come sopra, poi anziché fare due curve da 90 gradi si disegna un unico semicerchio, una grande curva di 180 gradi, durante la quale si scende e alla fine ci si trova direttamente in linea della pista, in prossimità della pista. Così atterravano i biplani. La curva più larga è più sicura alle basse velocità, la si può stringere o allargare per centrare meglio la pista, è più istintiva ed elegante. Essendo questa tecnica una tecnica differente da quella con cui atterravo con l'aereo scuola ecco che non stavo sovrascrivendo ciò che sapevo ma stavo imparando qualcosa di differente e questo ha reso tutto più semplice.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">V</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">ogliamo parlare un po' <a href="https://youtu.be/j8K1VaoSyWY?t=276" target="_blank">dell'atterraggio</a>?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Scendendo la visuale è totalmente nascosta dal grosso muso del mezzo, non si guarda davanti ma a lato. Per vedere la pista si può abbassare un attimo la prua così da valutare l'allineamento ma dopo un po' si impara a capire quanto si è in rotta osservando solo i cinesini di un lato, cioè i segnapista bianchi che stanno a intervalli ai lati della pista. Si punta la testata pista e un attimo prima di piantarci le ruote si richiama appena la cloche e si comincia a galleggiare paralleli al suolo per smaltire velocità. Se sei troppo alto poi ti aspetta una caduta davvero poco carina, se sei troppo basso le ruote toccano e si rimbalza. Mentre devi decidere se sei o no a mezzo metro da terra tocca continuare a controllare l'allineamento con i cinesini da un lato, da un lato solo, altrimenti ci si sbaglia facilmente. Terribile, giusto? Ma no, parcheggiare una macchina a Roma è di sicuro più complesso eppure lo si potrebbe fare recitando la ricetta della carbonara senza sbagliare. Poi si tocca terra: l'assetto dell'aereo deve essere cabrato, col muso un po' in alto, così l'aria lo frena e la corsa sarà più breve. Ma qui un piccolo errore crea rimbalzi, le ruote davanti toccano, la coda scendendo fa puntare la prua in alto così il biplano tenta di decollare di nuovo ma non ha la spinta per farlo quindi torna giù, la coda scende appena le ruote toccano terra e lui torna a rimbalzare... Ci vuole un po' di allenamento per evitarlo e io sinceramente ancora non ne ho abbastanza. Ma diciamo che un paio di cangurate fanno parte del gioco, ci stanno, basta che siano piccoline e non ci portino fuori della nostra retta al centro della pista.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Una volta a terra l'aereo vorrebbe avanzare ma le ruote fanno resistenza, così cerca di passare avanti alle proprie ruote, girandosi in un testacoda. Detta così è orrenda, vero? Ma no, basta premere alternativamente i pedali poco poco per spezzare sul nascere qualsiasi cattivo comportamento, e si procede tranquilli e dritti.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">È importante stare in guardia sino a quando l'aereo non è fermo e l'elica ferma, basta un attimo per finire in un canaletto a bordo pista e ne so qualcosa. :)</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">E piano piano Mila mi ha insegnato tutto questo. Che pazienza.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">I</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">nsomma sono stato fortunato. Ho trovato un pilota unico a cui ora sono legato come a un fratello, un biplano incredibile e una pista difficile (450 metri sono pochini per imparare, fidati) al cui confronto ogni altra pista sarebbe stata una passeggiata.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">M</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">a chi non ha tanta fortuna come può imparare a pilotare un biciclo?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">La scuola di Brescia sembra un'ottima occasione, ci sarei andato se non avessi trovato Mila. Gli amici con i bicicli possono darci una infarinatura ma sinceramente ci vuole del tempo per imparare a gestire l'atterraggio con questi mezzi che nascondono la pista sotto il muso e a terra tendono a fare piroette. Una volta imparata la tecnica tutto diventa semplice e non si capisce il motivo per cui altri trovino il biciclo difficile ma la fase del dimenticare come si pilota il banale triciclo e incamerare gli automatismi per condurre un biciclo può avere bisogno del suo tempo. Quindi usare l'aereo di un amico è chiedere davvero troppo. Per questo parlando di scuole di volo consigliavo di trovarne una che insegnasse direttamente su un biciclo. Sono pochissime, pochi allievi vogliono imparare i bicicli (presente!) ma magari se ne trova una più vicina di Brescia.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">T</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">orniamo alla storia: dopo aver imparato e mentre Melody ancora finiva i suoi controlli prima dell'immatricolazione, cercando il motore quattro tempi Mila mi parlò di un biplano in vendita col motore quattro tempi a Gorizia. "Non c'è nulla da fare, è perfetto, lo prendi e lo voli". L'abbiamo già sentita, vero? Ma andai a vederlo. La sera stessa avevo dato l'anticipo per Greta. Avevo trovato il motore quattro tempi che cercavo. Con tutto un biplano intorno. :)</span><br />
<br />Gianni Sartihttp://www.blogger.com/profile/16401265748926770222noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2577033854256580078.post-32090407196116093972019-10-16T18:54:00.000+02:002020-03-15T10:32:52.017+01:0013. Portiamolo a casa<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">E</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> torniamo a noi.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQi2PTftornmFtV2CN4jr0gkQeCPqgED7HSPgODeKm1I-W1D0fQxlwHPd6-sNZwKBZsziqq9VlyCaDcSvpX9VYGdmKN6x4DekoitdgaQ7ItVvqQqgR92PrtU_fsdfe-T6PnZUSnuT4rYFV/s1600/Melody+a+Sutri.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1202" data-original-width="1600" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQi2PTftornmFtV2CN4jr0gkQeCPqgED7HSPgODeKm1I-W1D0fQxlwHPd6-sNZwKBZsziqq9VlyCaDcSvpX9VYGdmKN6x4DekoitdgaQ7ItVvqQqgR92PrtU_fsdfe-T6PnZUSnuT4rYFV/s400/Melody+a+Sutri.png" width="400" /></a><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Stavolta andiamo un po’ avanti con la storia. mi serve per presentare gli argomenti utili a chi sta pensando che in fin dei conti non è così assurda l’idea di vedersi dentro il proprio biplano.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">C</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">osì eravamo arrivati al momento in cui avevo un tubi e tela bianco e arancione. Un aereo biciclo e nessuno in grado di darmi una mano a imparare a pilotarlo. Beh in realtà ancora c’erano tante promesse: ma sì poi ti faccio vedere io, ma certo un giorno voliamo insieme, ma dai conosco uno che ti mette a disposizione il suo biciclo per imparare. Bello bello. Tutte chiacchiere ma ancora non lo sapevo.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Nel momento in cui – toh! – appare l’annuncio del piccolo biplano monoposto venduto esattamente alla cifra che avevo in tasca non mi preoccupo più del fatto che da un anno ho un tubi e tela che ha volato pochissimo perché ancora non so atterrare con un biciclo, ho le chiacchiere che mi promettono che presto imparerò: quindi si parte subito a vedere il biplano in Sicilia. Con un tecnico che aveva la mia fiducia ovviamente e quindi mi sono fidato del suo “va benissimo, compralo e volalo”. <i>Spoiler</i>: lo sappiamo, vero, che poi ci ho dovuto lavorare mesi per metterlo in sicurezza, sì? Sto imparando a dosare con molta tirchieria la fiducia ai tecnici. Parliamone a fine post.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">A</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">bbiamo già detto che un biplano che ci piace troppo è un acquisto azzardato perché presi dalla passione non vedremo la realtà. E quel Fisher 404 mi piaceva davvero troppo. Sembrava <a href="https://www.cambiaste.com/fr/vente-0376/disney-topolino-in-aereo.asp" target="_blank">l’aereo di Topolino</a> col carciofo del paracadute sopra, un giocattolone colorato. Mi piaceeeeva.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">C</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">osì è venuto il momento di saldare e portare il mezzo a Roma.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Nella mia mente era logico: lo si porta in volo. L’aereo vola, quindi si va in volo. Fosse stata una barca l’avrei portata navigando, no?</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Sbagliato. Lo stesso ex proprietario me l’ha sconsigliato. Così come ora lo sconsiglierei a chiunque.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Perché?</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Perché sarebbe il primo volo. Un conto è passare un paio di settimane sul posto e imparare a volarlo con calma, imparare a conoscerlo, e poi si può pensare al volo.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ma anche così non lo consiglierei: un aereo di seconda mano, come abbiamo visto, ha per principio una serie di problemi da sistemare prima di essere reputato affidabile. Perciò non basta saperlo pilotare bene, e no, bisogna passarlo tutto al lanternino insieme a qualcuno davvero in gamba per poter dire “ecco, ora è affidabile”.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Io non sapevo pilotarlo, nemmeno riuscivo ad atterrare con un biciclo senza sfasciare un carrello, e volevo portare un aereo mai controllato lungo una rotta che non conoscevo per mezza Italia: hehee, l’ottimismo è un conto, qui siamo nell’idiozia.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">A</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">llora: come si porta un aereo?</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Sì, perché i biplani sono così pochi che il giorno in cui troverai il tuo biplano in vendita quasi sicuramente sarà davvero lontano da casa tua.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">I</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">l vantaggio del monoposto è innegabile: è piccolo.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ho noleggiato un furgone Iveco Daily Gran Volume, ho ringraziato qualunquecosasia di avere un eccezionale amico disponibile a venire con me e in possesso di una lista di patenti mai vista prima, e via per la Sicilia. Un giorno a smontare le ali e i piani di coda del biplano segnando con scotch di carta ogni cosa, poi caricare il tutto nel furgone insieme a polistirolo e coperte e scoprire che ci entra per pochi centimetri, e infine via verso Roma!</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il momento bello è stato quando eravamo sullo Stretto. C’era un traghetto, nel traghetto un furgone, nel furgone un aereo. Non so perché ma questa cosa di scatole cinesi mi piace da matti.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">A Roma: scaricare, consegnare il furgone, rimontare. Totale: tre giorni, mille euro tra noleggio, benzina, pernotto e cibo. Posso dire di essere stato fortunato.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">M</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">a se l’aereo fosse stato biposto?</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ecco, allora sarebbe stato un problema.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Esistono carrelli aperti per le barche o altro da agganciare dietro la macchina (una macchina con un buon motore ovviamente) ottimi per caricarci su tutto l’aereo, con le ali smontate e appoggiate lateralmente alla fusoliera, ma trovare un’anima pia che abbia il carrello e ce lo metta a disposizione è impossibile. Ovviamente una volta trasportato il mezzo ci sarà una folla di persone che diranno “Ma caspita, me lo potevi dire che ti prestavo io il carrello!” e questo non fa bene all’umore.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">S</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">e l’aereo è in condizioni di volare si può cercare un pilota esperto che per una cifra non eccessiva si prenda la briga di portarlo a destinazione in volo. Molti fanno così. Ma questa per me è decisamente l’ultima delle soluzioni, per due incontrovertibili motivi: primo, l’aereo appena acquistato va comunque controllato tutto ma proprio tutto prima di fargli fare un volo impegnativo, alla faccia di quello che dice il proprietario, altrimenti il nostro pilota esperto rischia la vita al posto nostro. Secondo, se l’aereo viene ritenuto idoneo a volare allora davvero qualcun altro, per di più pagato da me, deve prendersi il piacere unico del primo vero volo di trasferimento, dell’occasione di conoscere il mezzo mentre lo si accompagna alla sua nuova casa? Scherziamo? Il mio amico Mila ancora ricorda il suo volo più bello: quando ha portato il suo mezzo appena comprato e rimesso a posto dalla Germania sino in Emilia Romagna. Io ricordo il mio volo perfetto: quando ho portato per la prima volta il mio secondo biplano dal Veneto, dove era stato mesi sotto l’occhio di un tecnico mentre io imparavo a conoscerlo in volo, sino al Lazio.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">C</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">’è una sola eccezione alla regola del non far volare ad altri il proprio aereo per portarlo a casa: quando è l’ex proprietario a dire “te lo porto io”. In tal caso lui lo conosce, ci ha volato, sa bene lo stato di sicurezza dell’aereo e il fatto di portarlo lui in volo è la dimostrazione che l’aereo è davvero a posto come dice. No, tranquillo, poi ci saranno senza dubbio altre cose che non vanno quando comincerai a guardarlo da vicino, funziona così.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Io quando poi ho venduto il piccolo Fisher siciliano, all’acquirente che voleva smontarlo e caricarlo su un furgone per portarlo a Grosseto ho detto che sarei stato felice di portarglielo io in volo, mi fidavo del mio aereo e non avevo problemi, anzi, mi sarei goduto l’ultimo bellissimo viaggio. Ho insistito perché mi saldasse l’aereo solo dopo la consegna per correttezza perché in effetti ogni volo ha i suoi rischi e se avessi avuto problemi nel recapitarglielo poi si sarebbe trovato ad aver pagato un aereo danneggiato. Ma tanto mi fidavo davvero molto del mio aereo, aveva avuto gli ultimi controlli del tecnico che avevo portato in Sicilia… Ach, tecnico che per la fretta oltre a varie mancanze di attenzione regolò in maniera asimmetrica gli alettoni. C’era turbolenza e vento e continuavo a dare la colpa dell’assetto di volo un po’ storto al meteo, chi avrebbe pensato che il tecnico avesse fatto un errore così idiota solo per la fretta di farmi partire, che gli serviva liberare il posto nella sua officina. </span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">T</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">orniamo al problema del trasporto.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">La soluzione più piacevole quindi sarebbe quella di prendersi del tempo, portare un tecnico per controllare lo stato del mezzo e un meccanico per accertarsi dell’efficienza del motore, imparare a conoscere il mezzo con voli progressivi e infine staccare le ruote e affrontare il volo verso casa magari con un amico che ci affianca col suo aereo. Ma questa è la soluzione più difficile da realizzare.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">La soluzione più pratica è quella di convincere l’ex proprietario a fare lui il trasporto in volo, dicendogli che visto che ha ripetuto mille volte che l’aereo è a posto e pronto a volare, questa è l’occasione per dimostrarlo. Però se si ha a che fare con un motore a due tempi le cose cambiano, molte persone non vogliono fare viaggi lunghi col due tempi e lo stesso ex proprietario potrebbe essere dispostissimo a stare sei ore in volo sopra la sua aviosuperficie ma negarvi l’idea di affrontare un’ora e mezza di viaggio per portarlo lontano. </span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">C</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">omunque il piccolo biplano, ribattezzato Melody da mia figlia, arrivò via terra alla sua nuova casa a Sutri e ancora ho <a href="https://youtu.be/oPG12bTZNK4" target="_blank">un video</a> del suo uscire dal furgone e venire montato. Un giocattolo.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; min-height: 23px;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">D</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">ovrei parlare un attimo dei tecnici.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">La cosa più importante da sapere è di non sapere. E se non sai devi rivolgerti a chi sa. Quindi un tecnico. Uno che conosce i materiali, le forme, l’aerodinamica, le riparazioni, i punti deboli.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Nell’Aviazione Generale, dove tutto è certificato e standardizzato da procedure, i tecnici sono divinità e le loro parcelle sono le parcelle di divinità.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Nel VDS, dove al confronto tutto sembra essere fatto per gioco, i tecnici quasi sempre sono persone che per la legge sono tutt’altro. Disoccupati, impiegati, persone che non hanno studiato affatto per fare quel mestiere ma che pian piano ci si sono trovate e ogni bacino di volo ha il suo riferimento, spesso senza concorrenza.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Frequentemente il lavoro di un tecnico viene criticato da un altro tecnico, “guarda quel pazzo cosa ha fatto al tuo aereo, ma vuole farti precipitare?” </span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">e chi non sa rimane esterrefatto.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Scegliere un buon tecnico è più importante che scegliere un buon istruttore.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Evidentemente il tecnico di cui mi ero fidato, e che comunque è portato sugli allori da altri piloti, consigliandomi frettolosamente l’acquisto del Fisher senza valutare davvero il mezzo e facendomi passare poi l’inferno per le riparazioni che gli avevo chiesto sino a mettermi in difficoltà costringendomi a volare via dalla sua officina con l’aereo non collaudato in un giorno di meteo avverso e con gli alettoni montati male è stato un tecnico discutibile.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">N</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">on ho una formula per capire se un tecnico meriti fiducia. O meglio non l’avevo sino a un mese fa. Quando mi capitò una cosa che da sola merita un post e grazie a questo evento inaspettato ho conosciuto un meccanico certificato, tecnico pignolo come tutti i tecnici dovrebbero essere, che come unico mestiere lavora sugli aerei; e ho visto i mezzi con cui vola, perché un tecnico che non vola col suo mezzo è come un barista che non beve caffè: diffidane. Ho visto che quando si trova di fronte a un aereo prima cerca di capirlo, poi affronta il problema con l’anamnesi, fa test comparativi che inducono a ragionamenti, formula una diagnosi e da lì alla terapia precisa il passo è breve. Un dottore insomma. Uno che pensa a quello che fa e fa quello che pensa. E nel frattempo spara battute. Sarò strano io ma considero chi spara battute più intelligente degli altri: anziché ponderare solo il lato serio della cosa apre la mente e osserva anche gli altri aspetti non logici, perciò con una tale inclinazione sarà più facile per lui elaborare soluzioni non ovvie.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Q</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">uindi un buon tecnico, o un buon meccanico, secondo me deve farlo a tempo pieno, deve avere un furgoncino da lavoro che gli permetta di portare i suoi strumenti dove serve la sua opera, deve volare, deve avere mezzi volanti che siano il suo biglietto da visita, deve ascoltare e ragionare e fare battute e infine deve perdere tempo con particolari dell’aereo non inerenti al problema che sta riparando. Sì, perché non perde tempo solo chi fa un lavoro per soldi, mentre il fermarsi davanti all’aereo a esaminarlo come fosse una pin up oltre a indicare la necessaria pausa per il ragionamento (esiste una parola ebraica, <i>Selah</i>, che indica la pausa per riflettere) indica anche che si prova passione per quello che si fa. Il buon tecnico inoltre dice “Aspetta, ti aiuto io” se ti vede in difficoltà, non attende che lo chiami col prezzario in mano. Ultimo: il buon tecnico dice di no quando lo ritiene opportuno, non accetta tutti i lavori, e un tecnico davvero in gamba rifiuta i lavori che non lo appassionano. Ecco, se trovi una persona così fagli un monumento.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ebbene sì io l’ho trovata, dovrò attraversare mezza Italia per far fare la manutenzione al mio biplano attuale ma santo cielo sarà l’occasione per sgranchire le ali.</span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal; min-height: 23px;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="font-stretch: normal; line-height: normal;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">E</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> ora che mi sono inimicato il 90% dei tecnici passiamo al prossimo argomento. </span></div>
<br />Gianni Sartihttp://www.blogger.com/profile/16401265748926770222noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2577033854256580078.post-24282498631596665962019-05-21T20:11:00.000+02:002020-03-15T10:33:04.130+01:0012. La prima volta di Paolo<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgh3BAMeuClY78vCNkyOatMyRXZTkDn4PUqPtwAsxDGTJkKhS1bZaLs7adwD7lfFtaebKyHtSbLtrj6SdULGNJ14IR0ANVacjcA9ihuU309vOQio9Uu9pzKrQiXF_Z8FwThJIBYeCcSUdWJ/s1600/Paolo+e+l%2527indiano.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgh3BAMeuClY78vCNkyOatMyRXZTkDn4PUqPtwAsxDGTJkKhS1bZaLs7adwD7lfFtaebKyHtSbLtrj6SdULGNJ14IR0ANVacjcA9ihuU309vOQio9Uu9pzKrQiXF_Z8FwThJIBYeCcSUdWJ/s400/Paolo+e+l%2527indiano.jpg" title="Paolo e l'indiano" width="400" /></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">H</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">o fatto un blog su come scegliere un biplano ma ce ne dovrebbe essere uno più importante ancora: il blog su come scegliere il proprio compagno d'hangar. Certo, ci sono hangar singoli, ma costi a parte il bello del volo con questi meravigliosi mezzi è la condivisione: se si insegue un sogno è bene puntare al massimo e in questo caso il massimo è avere per compagno d'hangar un altro biplanista, simpatico, propositivo, con un aereo piccolino e facile da muovere e che magari riempia l'hangar di cose utili dicendo poi "usale quando vuoi". Hehee. Più raro di un idraulico la sera di Natale, eh?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Non ho fatto un blog simile perché tale compagno d'hangar perfetto m'è capitato: è <a href="http://www.biplanoclubitalia.it/paolo-de-vita/" target="_blank">Paolo</a>. Paolo De Vita, che a vederlo deborda simpatia come un animatore di villaggi turistici per aviatori e solo quando si mette la divisa graduata dell'Aeronautica viene il sospetto che in realtà si guadagni da vivere differentemente.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">B</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">eh, compagni d'hangar così vanno condivisi. Ecco perché gli ho chiesto "Paolo, scriveresti qualche riga per il blog dove racconti qualcosa?" Per avere da lui un punto di vista differente, un consiglio differente dai miei. E lui ha scritto qualche riga, che ripropongo con piacere qui perché quello che racconta contiene un insegnamento essenziale, un dato di fatto assurdo eppure indiscutibile.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Paolo racconta di che fine fanno i problemi. Quelli che prima del decollo ci attanagliano, quelli che prima dell'acquisto di un biplano ci bloccano, quelli che anche gli attori conoscono prima che il sipario si apra e lo spettacolo cominci. Quelli capaci di bloccarci prima che quel sipario si tolga da davanti e lo spettacolo sia cominciato. Ecco che fine fanno.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">G</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">razie Paolo.</span><br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-bottom: 10px; text-align: justify;">
<span style="-webkit-font-kerning: none;"><span style="color: #073763;"><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">E</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">h sì, la domanda: “ma chi te lo fa fare?” riecheggia ancora nella mia testa quando ripenso al giorno in cui mi sono infilato per la prima volta nel <a href="http://www.biplanoclubitalia.it/boredom-i-a276/" target="_blank">Boredom Fighter</a> per effettuare il primo volo da solista.</span></span></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-bottom: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> Solista… In realtà non c’è mai stato un volo in coppia, ossia istruttore più pilota. Per il semplice fatto che il Boredom Fighter è monoposto!</span></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-bottom: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><i> Biplano</i>, <i>biciclo</i> e <i>monoposto</i>… e se hai letto il Blog del mio compagno di hangar <a href="http://www.biplanoclubitalia.it/gianni-sarti/" target="_blank">Gianni Sarti</a> (se ami il volo e i biplani non puoi non averlo letto) sai che questi 3 fattori complicano un pochino le cose.</span></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-bottom: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> In realtà per fortuna ne avevo fatta di esperienza su un biciclo, biplano e pure biposto, per cui mentre ero seduto comodamente nell'abitacolo mi sentivo piuttosto preparato, il problema è che non credi mai di esserlo, anzi spesso pensi proprio il contrario.</span></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-bottom: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> E se non riesco a tenerlo in pista? e se non riesco a decollare perché peso troppo? e se non basta la pista? e se non so atterrare? e se c’è un eclissi solare proprio quanto stacco le ruote? …Eh sì di domande te ne fai tante, di situazioni paradossali poi te ne crei ancora di più. Peccato che quel giorno non avevo ancora finito di leggere “Illusioni” di Bach, avrei avuto in tasca buona parte delle risposte alle mille domande!</span></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-bottom: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-bottom: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> </span><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">L</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">’atterraggio: era quella la fase che più mi aveva dato da pensare nei giorni addietro; con un biplano biposto ero atterrato decine e decine di volte prima di fare il solista, adesso invece dovevo “inventarmi” io l’atterraggio perché proprio non l’avevo mai visto! anzi veramente non avevo visto niente, nemmeno il decollo!</span></span></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-bottom: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> Fatto sta che mentre seguo questi pensieri già sono arrivato al punto attesa: prova motore, prova magneti, check strumenti, tutto ok. Vado.</span></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-bottom: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> Sono talmente concentrato a tenere l’asse pista e a guardare l’anemometro e giri motore che non mi accorgo che il mio “Indiano” mi ha portato già in volo.</span></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-bottom: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> Te ne accorgi perché ad un tratto tutto diventa improvvisamente silenzioso, ascolti solo il sibilo del vento… E poi il colpo di fulmine.</span></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-bottom: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> Mi prenderete per pazzo ma è stato come non sentire più la minima differenza tra me e il biplano. Non capivo più dove finivano le mie mani e iniziava la cloche, le gambe con la pedaliera, sembrava che su quel biplano avessi volato già migliaia di ore, chissà che in un'altra vita forse già eravamo stati insieme, in un altro mondo, su un altro asteroide. A proposito di asteroide, “l’essenziale è invisibile agli occhi” e ad un tratto in volo c’era tutto l’essenziale ed era ben visibile.</span></span></div>
<br />
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-bottom: 10px; text-align: justify;">
<span style="-webkit-font-kerning: none;"><span style="color: #073763;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> </span><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; font-size: large;">I</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">l volo è la dimensione del vento e dell’aria e se non voli nel modo più vicino gli uccelli, ossia con il vento sul viso… si può dire? O faccio pubblicità occulta? …godi solo a metà.</span></span></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-bottom: 10px; text-align: justify;">
<span style="-webkit-font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></span></div>
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-bottom: 10px; text-align: right;">
<span style="-webkit-font-kerning: none;"><span style="color: #073763; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Paolo</span></span></div>
Gianni Sartihttp://www.blogger.com/profile/16401265748926770222noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2577033854256580078.post-11351329903084714622019-04-05T20:03:00.000+02:002020-03-15T10:33:16.556+01:0011. Pausa di riflessione e poi si riparte.<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><b>Unknown3 aprile 2019 21:03</b></span><br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj02qySkIuB9W-Ey2kefPRjvgpwcrp5f_auqHmOtqusrb_A1rnvWVIRcRIoKGg-p0e4XXbZaMtsNBfRvIYhllEl1NtPE2VDZot-2nJoPxSridFCZR2axlQOI5hnb0QLa8HqCtwsDHvh_zGT/s1600/IMG_3025.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj02qySkIuB9W-Ey2kefPRjvgpwcrp5f_auqHmOtqusrb_A1rnvWVIRcRIoKGg-p0e4XXbZaMtsNBfRvIYhllEl1NtPE2VDZot-2nJoPxSridFCZR2axlQOI5hnb0QLa8HqCtwsDHvh_zGT/s400/IMG_3025.jpg" width="300" /></a><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><br /></span><br />
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;">Ciao Gianni. Ho 13 anni e mi voglio comprare un biplano, biposto ovviamente!</span><br />
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;">Magari ci faremo anche un giro insieme...chissa</span><br />
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;">Complimenti comunque mi hai fatto imparare un sacco di cose e scrivi benissimo!!!:)</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">I</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">n verità ho iniziato questo blog solo per mettere ordine tra le cose che mi erano accadute e che avevano trasformato la mia vita da impiegato in qualcosa di totalmente diverso. In cosa? Tempo fa incontrai una persona fantastica che non vedevo da decenni, mi chiese "cosa fai, Gianni? In poche parole, cosa sei diventato?" e io ho potuto solo rispondere "un pilota mannaro". Di giorno impiegato dalla vita noiosa intrappolato in un ufficio dalla dubbia utilità ma poi, quando il vento è giusto, ecco caschetto e occhialoni, ecco rotte e macchie d'olio, e sorrisi, di quelli che in ufficio non se ne vedono mai.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">In questo lasso di tempo ho avuto informazioni, tante, sudate, perché partivo da zero e non è facile trovare qualcosa se non sai cosa davvero ti serve, cosa devi cercare. Percorrere una strada è facile se te la indicano, il difficile è capire da soli quale strada dobbiamo imboccare. Quindi mi sono detto, come recita il cappello di questo blog, che se mai ci fosse al mondo una sola persona a cui queste informazioni possano essere utili, bene, allora valeva la pena di scrivere tutto.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">M</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">a, diciamoci la verità, chi mai sarebbe andato a leggere un blog simile? A essere ottimisti credevo ci potessero capitare al massimo un paio di piloti di biplano per vedere cosa ha da dire questo impiegato sul volo. Un mio zio era primo fagotto all'Orchestra di Santa Cecilia. Diceva "Gianni, quando un musicista va a sentire un collega è solo per vederlo sbagliare e raccontare che ha sbagliato" e io di sbagli ne faccio tanti, come quello di dire spesso ciò che penso, così che i piloti visitatori avrebbero subito riportato "Hai visto quel cornuto di Gianni cosa ha detto della mia scuola, del mio club, del mio aereo?"</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Quindi speravo che i piloti non ci capitassero. Il che è come sperare che nessuno lo leggesse. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">P</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">oi ho avuto la disavventura della vendita del piccolo biplano, il Fisher 404. L'acquirente aveva letto questo blog, mi ha dato fiducia, ha fatto i suoi controlli e ha acquistato l'aereo. Il piccolo 404 l'ho pilotato io fino alla sua nuova aviosuperficie in Toscana, non capivo perché dovesse smontarlo e portarlo con un furgone quando io non vedevo l'ora di volarci. Purtroppo dopo qualche mese ci sono state delle incomprensioni, capita, e se pensavo di avere guadagnato dalla vendita un amico e un compagno di volo, così non è stato. Anzi, ci sono rimasto tanto male da farmi passare la voglia di andare avanti col blog, di conoscere gente. Mi sono dedicato al mio biplano, Greta; nel frattempo nella mia aviosuperficie si è formato un gruppo di quattro biplani, e anziché parlare ho vissuto in silenzio ciò che riguarda questi strani mezzi.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">E</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> infine è iniziato ad accadere.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Un pilota, uno che stimo, che mi dice "ma sei tu quello del blog sui biplani? L'ho letto, mi piace! Devi continuarlo!" e non ci ero preparato, fa piacere. Caro zio, ci sono musicisti che apprezzano i concerti dei colleghi, ora lo so.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">U</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">n giorno, una mail. Un apprezzamento per il blog. Un ragazzo dalla Germania. Lui è italiano, è lì per lavoro. "Se vieni in Italia ti faccio provare un volo, sono a Santa Severa" gli dico. È incredibile: lui sta proprio tornando a trovare la famiglia verso Roma. Due giorni dopo siamo in volo sul lungomare, ha un sorriso di quelli che poi fanno male i muscoli delle guance per una settimana e ha le lacrime. Sono emozionato anche io, il mio primo passeggero dopo tanto tempo, dimentico anche di cedergli i comandi per fargli provare a sentire tutte quelle ali sulla cloche. Il suo primo volo in biplano, e sì che era un pilota. Pochi mesi dopo sono da lui, in Germania, e andiamo insieme in Lussemburgo dove ho l'onore di assisterlo nella costruzione del suo biplano. Perché questo blog, quel volo, gli hanno fatto capire cosa volesse davvero. Mi sento responsabile di un peso simile, ho contribuito a far cambiare vita a una persona, ma ammetto che ne sono orgoglioso e ripenso a tutti quei rivetti messi insieme accanto a una Leffe scura come a un dono prezioso. Ecco cosa intendo dicendo che il guadagno massimo è quello di ottenere un amico e un compagno di volo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">P</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">oi ancora nella mia aviosuperficie: parlando del mio primo tubi e tela con un nuovo pilota lui mi guarda e riconosce il racconto. "Il blog sui biplani! Sei tu?" e nasce un'altra amicizia, un altro pilota che ora sa che nel suo futuro c'è un biplano. "Prima questo tubi e tela, poi un biciclo per impratichirmi e poi un biplano".</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Al suo primo volo sul mio Jungmann mi sono ricordato di dargli i comandi e sono rimasto sorpreso da quanto lo guidasse bene, un feeling naturale. Pensai avesse un centinaio di ore di volo di esperienza, invece forse non arrivava a cinque. Eccezionale.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">D</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">evo dire la verità, sono state gioie per me ma non erano ancora abbastanza per tornare a scrivere il blog. Fallire con il ragazzo che ha preso il mio Fisher 404 mi ha fatto davvero male. Diciamocelo, con la vendita di un biplano non ci si guadagna, penso a tutte le spese fatte e supero il prezzo che ho pattuito, l'unico vero guadagno è far felice una persona che poi potrai chiamare amico e ritrovarti con lui lungo una rotta. Non ci sono riuscito. Fa male. Passa la voglia di raccontare, di promettere. Viene da chiudersi nella carlinga e volare da soli o con i compagni di aviosuperficie senza raccontare agli altri.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">P</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">oi ecco la magia. Ieri mi arriva un messaggio in coda al post precedente a questo. </span><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;">Ciao Gianni, ho 13 anni e mi voglio comprare un biplano.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">E avrei voluto rispondere, ho preparato subito la risposta, ma Blogger per qualche sua ragione non mi ha permesso di rispondergli, e ancora non me lo permette.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Perché la considero una magia? Perché questi post sono lunghi quindi noiosi, parlano di argomenti che possono interessare a pochi e ovviamente un mezzo vintage come il biplano interessa a persone ehm vintage. Ma... "Ho 13 anni". Ricordo io a 13 anni. Pensavo ai razzi interplanetari. Il mio vicino di hangar, l'ottimo pilota Max, a 13 anni iniziava a pilotare, ma il fascino dei biplani l'ha subìto molti decenni dopo. Avere un obiettivo a 13 anni non è da tutti, averne uno così singolare da non poterlo condividere con i ragazzi della stessa età è davvero raro.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">E allora ho pensato che se un solo ragazzo ha trovato utile leggere queste righe allora questo blog ha un senso e, tempo permettendo, va continuato. Passando sopra ogni delusione che mi ha fatto fermare. Perché se la persona che qualche anno fa mi ha ceduto la cloche del suo prezioso biplano per insegnarmi, persona che ora considero mio fratello d'ali, avesse dato retta anche lui alle sue delusioni preferendo volare da solo allora io non sarei qui a parlare di biplani. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">C</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">osì caro tredicenne eccoti la risposta che non sono riuscito a pubblicarti ieri:</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;">"Grazie! Di messaggi belli ne ho ricevuti diversi ma il tuo li batte tutti! Hai i miei più sinceri complimenti, 13 anni e una determinazione così solida da affrontare la lettura di post lunghi come quelli di questo piccolo blog. :) Devo dire che anche tu mi hai fatto imparare qualcosa, e io che credevo che i più giovani fossero affascinati dai mezzi più veloci e potenti!, così ti chiedo: ti va di raccontarmi perché ti piacciono i biplani? Sono enormemente interessato alla tua risposta.</span><br />
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;">E se un giorno capiti con i tuoi genitori a Santa Severa fammelo sapere, ti sei pienamente meritato un volo!"</span><br />
<br />Gianni Sartihttp://www.blogger.com/profile/16401265748926770222noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2577033854256580078.post-71701433378623617722017-02-21T16:19:00.000+01:002020-03-15T10:33:29.268+01:0010. Ma proprio un biplano? Sei sicuro?<div style="text-align: right;">
</div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbO86WFvOFL1jEtG18gRfCX0bSbM_ChFttRwu-wnmb6gO15iQmGc3K46Sgw92eb0Ko8GlY_ugkNoYDwIPd6X2TuppeX0fw0YBE7FPOFOwl7_hGLIlYQ5pe77MUGzyHEzgjHpRMW6OlZKG1/s1600/IMG_0731.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="La mia Greta in tutta la sua magnificenza da vecchia signora" border="0" height="212" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbO86WFvOFL1jEtG18gRfCX0bSbM_ChFttRwu-wnmb6gO15iQmGc3K46Sgw92eb0Ko8GlY_ugkNoYDwIPd6X2TuppeX0fw0YBE7FPOFOwl7_hGLIlYQ5pe77MUGzyHEzgjHpRMW6OlZKG1/s400/IMG_0731.jpg" title="I-A134 Bucker Jungman BU131" width="400" /></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">OK</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">, abbiamo parlato di come acquistare un aereo: controlli, controlli, controlli. Zittire la passione e il "mi piace troppo". Mettere in preventivo che ogni aereo usato, anche il più perfetto, ha comunque mesi di controlli e lavori da fare prima di meritarsi la nostra fiducia in volo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ma ho saltato un passo discretamente importante: <i>quale</i> aereo comprare?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">G</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">iro per gli hangar. Ci sono aerei velocissimi, ci sono aerei che decollano e atterrano in un fazzoletto di pista, aerei dove pilota e passeggero sono comodi come in un salottino climatizzato, aerei con meravigliosi cruscotti digitali, aerei tanto diffusi da trovare ricambi ovunque. Poi apro l'hangar e puntualmente sorrido con amore al mio mezzo lento, scomodo, difficile, arcaico, raro, dalle quattro semiali, dove il pilota è esposto al vento e alla pioggia.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Me lo chiedo io: cos'ho che non va? È il masochismo che mi rende orgoglioso del mio biplano, tanto da non volerlo cambiare con nessun altro mezzo? O c'è qualcosa nei biplani, qualcosa evidentemente di intangibile, che agli altri aerei manca?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Insomma: perché un biplano?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">A</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">vevamo dissertato sulle <a href="https://biplanienuvole.blogspot.it/2016/01/7-il-triciclo-e-per-i-bambini.html" target="_blank">differenze tecniche tra bicicli e tricicli</a>, sì, ma non c'entra nulla con la scelta dell'aereo. L'aereo fa parte degli oggetti che acquistiamo non per lavoro né per dovere ma perché ci appaga. Giusto? E allora che c'entra parlare di tecnica? Piuttosto guardiamo cosa ci offre, quali emozioni ci dà, che stile di vita ci promette.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">I</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">n questo blog sono partito puntando ai biplani. Perché sono la mia passione. Perché? Perché ho letto molto Bach da piccolo. :D Perché sono stato un motociclista e un parapendista, e se proprio devo stare al chiuso mentre mi godo un viaggio allora prendo il treno e amen. Ma questo non vale per tutti, lo so. Quindi cominciamo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">V</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">ogliamo davvero un biplano?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il biplano è romantico, vintage, è come viaggiare con una decappottabile d'epoca che impone guanti bianchi e tweed. Ci trasporta in un ruolo ormai fuori tempo, e questo è quello che tutti percepiscono. Ma cerchiamo di andare oltre.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">B</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">iplano. Velocità di crociera di circa 100-130 km/h. Ben più bassa della velocità degli altri aerei più moderni, che arrivano pure a <a href="http://vsaviation.it/2015/12/16/record-mondiale-di-velocita-a-323-kmh/" target="_blank">oltre 300 km/h</a>. Molti sono attratti dalla velocità e in tal caso il biplano non è la scelta vincente. Ma dove si deve andare? Se si va a fare un'ora di volo poco importa la velocità a cui si viaggia. Se invece si prende l'aereo per fare trasferimenti col tempo limitato, bene, la velocità ha un senso. "Vado tutte le settimane a Firenze e ritorno a Roma". Ci sono anche biplani più veloci, certo, ma la natura del biplano è quella di avere una grande resistenza e quindi basse velocità operative, stiamo parlando oltretutto di biplani ultraleggeri. Ma allora perché preferire un biplano?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Perché viaggiare lenti significa godersi di più il panorama, essere meno stressati da una guida meno impegnativa e guardare ogni particolare del paesaggio, girare intorno a un campanile come se si fosse in Vespa. Significa decollare per <a href="https://www.instagram.com/p/BPrrF_mh4F6/?taken-by=giannisarti" target="_blank">godersi un tramonto da un balcone esclusivo</a>, con i riflessi sui tiranti, in un volo rilassante e godereccio.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ti va bene volare rilassato, lento, senza fretta di arrivare ma cercando di trarre gioia e bellezza da ogni punto che sorvoli? Ecco, allora biplano.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">B</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">iplano. </span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Cabina aperta. Ben più scomoda delle cabine chiuse degli altri aerei. Una cabina aperta ci espone al vento e al freddo, ci fa stare a terra quando la pioggia si fa appena più intensa, ci fa entrare in ogni fessura del giaccone spifferi di vento gelido spinto dall'elica che ci immerge in un ciclone. Una cabina aperta è un pertugio in cui infilarsi, più o meno stretto, ed entrare in un biplano è come indossare un vestito. Non c'è riscaldamento che tenga, non c'è la possibilità di aprire una cartina che vola via tutto, non ci sono parasole né tasche sufficienti. Quando parcheggi l'aereo chiunque può allungare la mano dentro la cabina e rovinarti o rubarti qualcosa e la pioggia e l'umidità si accomodano al tuo posto. E allora perché preferire un biplano?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Perché è come scegliere di fare un viaggio in moto anziché in macchina, quello che si perde in comodità lo si guadagna in sensazioni pure. In inverno non è poi così freddo, ci sono giacconi in pelle che fanno parte della <i>mise </i>del biplanista, ci sono guanti e caschetti imbottiti. Certo non si sentirà caldo, è vero, ma è esattamente come andare in moto, poche persone rinunciano a viaggiare in moto in inverno. Alle mie romane latitudini almeno. Capisco che vivendo sulle Dolomiti i parametri cambino. D'estate invece è una gioia essere esposti al flusso dell'elica con la sciarpa bianca svolazzante, tanto da desiderare di andare in volo per rinfrescarsi un po'. E' bello potersi "affacciare", dà sensazione di libertà, è bello estendere il braccio e sentire il vento magari innescando una pigra virata, è bello non avere la claustrofobia e il caldo asfissiante estivo della cabina chiusa in rullaggio.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ti piace andare in moto anche quando potresti usare la macchina? Ecco, allora biplano.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbO86WFvOFL1jEtG18gRfCX0bSbM_ChFttRwu-wnmb6gO15iQmGc3K46Sgw92eb0Ko8GlY_ugkNoYDwIPd6X2TuppeX0fw0YBE7FPOFOwl7_hGLIlYQ5pe77MUGzyHEzgjHpRMW6OlZKG1/s1600/IMG_0731.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"></span></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">B</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">iplano. Biciclo. Ben più scomodo del triciclo della maggior parte degli altri aerei. Nel rullaggio non vedi nulla davanti, e spesso anche in volo. Rullando devi procedere a zig zag e guardare una volta a destra e una a sinistra per capire se davanti hai ostacoli. In decollo devi lasciarlo correre parallelo al suolo dopo aver staccato le ruote, in atterraggio devi stare con i sensi all'erta perché in un attimo ti fa un testacoda raschiando un'ala sul terreno sino a spezzarla. Non puoi fare davvero la prova motore perché se mandi la manetta al massimo tenendolo frenato si alza la coda e l'elica tocca terra spezzandosi in mille schegge mortali. L'atterraggio diventa una manovra cieca che spesso ha una prima fase a comandi incrociati. E allora perché preferire un biplano?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Perché il biciclo ha il muso alto, <a href="https://www.instagram.com/p/BPrlkr0h4TW/?taken-by=giannisarti" target="_blank">come camminare a testa alta</a> tra un gregge con le teste basse. </span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Perché fa di noi dei piloti con una sensibilità che i piloti di triciclo non hanno mai dovuto sviluppare, abbiamo affrontato quello che per molti altri è un mostro pericoloso e l'abbiamo domato. Perché rullare, atterrare, manovrare, diventa la danza di una ballerina sulle punte, e così dobbiamo trattare i pedali dell'aereo, come se si eseguissero veloci passi di danza, e lui risponde tenendoci in sicurezza. Perché i primi piloti hanno iniziato così e noi seguiamo la tradizione, tutti i più affascinanti aerei della storia erano bicicli, dai <i>warbird</i> ai <i>bush flying</i>. Perché l'elica tenuta alta dal biciclo ci consente di atterrare su campi d'emergenza senza danni o comunque con meno problemi rispetto a un triciclo.</span><br />
<div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ti stuzzica l'idea di fare qualcosa di un pizzico più impegnativo solo per acquisire abilità e sensibilità che altrimenti non avresti? Ecco, allora il biplano.</span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">B</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">iplano. Ora abbiamo un quadro migliore della cosa. Ho fatto da passeggero su un <a href="http://www.biplano.flights/" target="_blank">Tiger Moth</a>: voli incantevoli sulla laguna di Comacchio, girando stretti intorno ai fenicotteri rosa e inseguendoli nella scia del tramonto; su un <a href="https://www.youtube.com/watch?v=IKeTxS3Rqjg&t=15s" target="_blank">Kiebitz </a>sono stato passeggero mentre il pilota scendeva su un prato e correva radente l'erba per poi puntare la prua in alto all'approssimarsi degli alberi, e il mondo si allontanava; ho volato col mio <a href="https://www.youtube.com/watch?v=6JpWKVB0tSg" target="_blank">Bucker Jungmann replica</a> sentendo gli odori della terra, del mare, persino delle cucine sotto di me, scendendo sulle risaie e salutando con tutto il braccio sventolante. Ecco il biplano. E si fa presto a entrare nel suo spirito, nel suo modo di vivere: ci si fa prendere in un attimo, caschetto e occhialoni sono un <i>must </i>insieme alla sciarpa bianca di seta, atterrando in una aviosuperficie tutti gli occhi sono sulle due ali e su quel muso alto, in volo gli altri piloti danno il loro omaggio battendo le ali in un saluto o comunicando via radio; una volta ho fatto un lungo discorso con un pilota affascinato dal mio Bucker e ho scoperto solo dopo che quel pilota era alla guida di un gigantesco elicottero militare dietro di me, fermatosi in aria solo per vedere il biplano. Come una bella macchina d'epoca, come una bolla di storia che esplode inaspettata, il biplano quando arriva pretende attenzione e la ottiene. Atterra ed è come quando Wanda Osiris scendeva la sua scala, non farà mai parte dell'anonima folla.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Poi del biplano se ne può parlare bene o male, è umano chiedersi come mai investire tanti soldi e risorse in un mezzo antico, scomodo, difficile, anziché preferire un comune aereo come il meraviglioso <a href="https://www.wikiwand.com/it/Tecnam_P92" target="_blank">P92</a>. E tutta la risposta è in quello scendere le scale di Wanda Osiris, donna che avrebbe potuto prendere l'ascensore arrivando prima senza rischiare di spezzarsi l'osso del collo con quei tacchi sulle scale ma non lo avrebbe mai fatto, se mi permetti la metafora. Il fascino, la bellezza, la gioia dell'essere in quel luogo in quel momento: ecco perché. Ma non tutti sono d'accordo. Un P92 in effetti è un buon investimento. E se si parla di buon investimento, hehee, allora non stiamo parlando con un biplanista. :)</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Q</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">uando acquistai il Bucker che vedi nella foto qui sopra il proprietario mi disse "è una vecchia nobile signora e va trattato come tale". In questa frase sono racchiusi sia i piaceri sia i doveri che chi acquista un biplano si assume.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">A</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">rrivati a questo punto anche se non hai mai letto Richard Bach dovresti avere un'idea se davvero il biplano è quello che vuoi. Dovresti aver capito che il biplano non è un aereo ma è uno stile di vita, una scelta di cosa essere, non di cosa avere. Un impegno a migliorare e a camminare a testa alta sotto gli sguardi di chi approva e di chi critica. Non pensi a cosa ci puoi fare, pensi a cosa ti farà diventare. Ti interessa ancora il biplano o preferisci un P92? Posso andare avanti?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">A</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">llora, deciso per il biplano ecco una scelta enorme da fare. Di biplani ULM ce ne sono molti molti tipi, da quelli storici a quelli acrobatici, da quelli minuscoli ai giganti. Ma la scelta principale che ci si impone è questa: vogliamo un biplano monoposto o biposto?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Non è una cosa così banale.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Volare con un passeggero è una responsabilità. Davvero. Il che ricade sul nostro stile di guida, sulla nostra tranquillità e sul nostro portafogli visto che l'assicurazione quasi raddoppia solo per essere in regola con la legge, e se poi si vuole stare davvero tranquilli verso i danni al passeggero allora raddoppia un'altra volta.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Un biplano monoposto dà tutta la libertà del mondo. E' su misura per il pilota, è piccolino con vantaggio enorme per l'hangaraggio e per spostarlo a mano da soli, è reattivo e ci dà come unica responsabilità la nostra vita, di cui fino a prova contraria possiamo farne ciò che vogliamo. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Viene spontaneo pensare che se non si ha il desiderio prioritario di portare passeggeri a godersi il volo allora un bel monoposto sia la scelta migliore.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">C'è un però, ovviamente.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il però: un biplano come ho detto sopra lo si indossa. Il che significa che una volta infilati nell'abitacolo non resta molto spazio. Il monoposto può al massimo avere il posto per uno zainetto, non di più, e se si fa un viaggio – che a me piace fare viaggi – oltre al bagaglio minimo c'è sempre da portarsi un po' di olio, chiavi inglesi, cacciavite, candele, tanica per la benzina, mappe, nastro telato adesivo e il minimo indispensabile per sopravvivere come batterie per lo smartphone, caricabatterie solari, burrocacao, creme solari, antizanzara, cappello e via discorrendo. In uno zaino già tutto questo non ci sta, figuriamoci metterci dentro pure un cambio.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il biplano biposto è più generoso, offre un carico utile maggiore, a volte ha un vero minuscolo bagagliaio estremamente utile e nel sedile passeggero ci si può mettere, ben legato dalle cinte di sicurezza, zaino, tenda, sacco a pelo e materassino per ogni evenienza. Mi ha sorpreso <a href="https://www.youtube.com/watch?v=iQK9IFo3ypU&index=19&list=PLE584C9389ACB4F67" target="_blank">un video</a> di due Tiger moth in Nuova Zelanda che atterrano in una zona bellissima e incontaminata, aprono il piccolo bagagliaio e là, dal lato opposto del mondo rispetto a noi, tirano fuori un fornelletto, una Moka italianissima e del caffè. Grandi.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Paragonando come prima i biplani alle moto, diciamo che un biposto può diventare una bella moto da viaggio con borsoni laterali e serbatoio enorme mentre il monoposto è come una moto da corsa dove non ci si può portare uno spillo, o in altri casi come una Vespa con un bagaglio piccolino dietro.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">In più ricordiamo che il biplano raccoglie l'attenzione di ogni persona presente e tra queste ce ne saranno tantissime che vorrebbero fare un giro magari senza avere il coraggio di chiederlo. Sinceramente non è bello portare sconosciuti in volo perché in caso di contrattempi si va incontro a un mucchio di guai legali ed economici, ed è inutile far loro firmare una liberatoria prima di decollare visto che per la legge (e per l'assicurazione) è sempre il pilota a essere responsabile per il volo, il mezzo e il passeggero. Però riconosco che è un meraviglioso modo per fare amicizie e raccogliere eterna gratitudine, e si ha il piacere di vedere la gioia negli occhi del passeggero, la sicurezza di aver creato un ricordo che starà per sempre a illuminargli la vita. O a farlo morire di paura, se abbiamo esagerato con le virate strette intorno al campanile. :)</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il passeggero nel biposto sta davanti, quasi sotto le ali, per rendere il biplano equilibrato sia con sia senza passeggero. Il pilota sta dietro, riesce a malapena a battere sulla spalla del passeggero. La comunicazione tra i due è garantita dalle cuffie collegate con l'interfono, che con i rumori dell'elica non è proprio silenzioso ma fa parte del fascino. Attenzione a non lasciare che il passeggero sventoli una sciarpa bianca troppo lunga altrimenti ci schiaffeggerà in faccia per tutto il volo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Dimenticavo un altro pericolo del passeggero occasionale: questo di solito è inesperto. Per salire nell'abitacolo deve montare sulle ali, che hanno una zona rinforzata calpestabile ma basta spostare i piedi di pochi centimetri e vedremo la tela dell'ala sfondata da parte a parte. Dobbiamo imporci con gentilezza ed autorità e comandare ogni piccolo movimento quando il passeggero sale o scende dall'aereo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Altri pericoli sono minori ma estremamente inquietanti, come quello che il passeggero soffra il mal d'aria e dia di stomaco: inevitabilmente l'elica ci porterà tutto il prodotto della sua digestione in faccia. Ossantocielo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Insomma, a parere mio il vantaggio di un biposto è innegabile. Ha lo svantaggio di essere più grande, più pesante, più costoso, più propenso a metterci in guai legali: ma dona gioie, sia per i selezionati passeggeri che vorremmo portare, sia per il bagaglio che ci consentirà di partire in vacanza senza compromessi, che un monoposto non potrebbe permetterci.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">I</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">nsomma, perché un biplano? I biplani sono scomodi ma hanno un fascino che per alcuni ripaga di ogni mancanza di comodità. Non sono fatti per passare inosservati né per fare voli noiosi. Che si tratti di acrobatici, di piccolini col motore due tempi o di regine del cielo. I biplani non sono aerei che si fanno pilotare e basta, sono di quei rari aerei che ci insegnano cose sul volo che altrimenti non potremmo mai scoprire.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Per questo quando apro l'hangar puntualmente sorrido con amore al mio mezzo lento, scomodo, difficile, arcaico, raro, dalle quattro semiali, dove il pilota è esposto al vento e alla pioggia e capisco che quel sorriso è la risposta alla domanda "perché un biplano”.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">S</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">e decidiamo per un biplano dovremmo subito dopo valutare se farlo mono o biposto. Le tre </span><i style="font-family: verdana, sans-serif;">bi</i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">. </span><i style="font-family: verdana, sans-serif;">Bi</i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">ciclo </span><i style="font-family: verdana, sans-serif;">bi</i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">plano </span><i style="font-family: verdana, sans-serif;">bi</i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">posto.</span></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Diciamo che per scegliere il nostro mezzo c'è da capire anche se abbiamo l'indole dei viaggiatori, degli acrobati o se sognamo solo il voletto intorno alla base magari per goderci il tramonto.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Mi rendo conto che non ho parlato di motori. Ed è voluto. :) Prima o poi dedicherò loro un post, quello è un altro ginepraio.</span>Gianni Sartihttp://www.blogger.com/profile/16401265748926770222noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-2577033854256580078.post-27608518189968890752017-01-07T17:41:00.001+01:002020-03-15T10:33:39.327+01:009. Comprare un biplano, anche se ti piace troppo<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-WiP33WkBaEIpX9ttHoCg6B0WaEbDS-iOAnHpQC2kEiL7UrrTRPXh2mjbVUGe0hUuQ_XnMx7VYZ6WwCKEF-QWYr4rvN20ZKBQwb_1ZVZg-m-TJrRiDGXGkZRBznQ5rs8D_D1eySyxxCD9/s1600/Melody.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><img alt="Melody" border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-WiP33WkBaEIpX9ttHoCg6B0WaEbDS-iOAnHpQC2kEiL7UrrTRPXh2mjbVUGe0hUuQ_XnMx7VYZ6WwCKEF-QWYr4rvN20ZKBQwb_1ZVZg-m-TJrRiDGXGkZRBznQ5rs8D_D1eySyxxCD9/s400/Melody.jpg" title="Fisher FP404" width="400" /></span></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">U</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">uuh quanto ci sarebbe da parlare.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Vediamo di fare il possibile.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">B</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">ene, avevo già acquistato un tubi e tela, il Teratorn Tierra II. Mia figlia l'aveva battezzato McFly e quel nome mi piaceva molto. Breve, senza la erre che mi dà problemi, al sapore di Scozia che adoro, tratto dalla serie <i>Ritorno al futuro</i> di Zemeckis che in famiglia ormai conoscevamo a memoria.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">All'atto dell'acquisto l'annuncio del venditore "è perfetto, non c'è da fare nulla, lo prendi e lo voli" era stato gratuito: l'avevo preso a un prezzo così ottimo che anche se mi avesse detto "devi smontarlo e ricostruirlo tutto" non avrei egualmente resistito, mi piaceva troppo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">E il guaio è in quel <i>mi piaceva troppo</i>: per ora tienilo a mente, poi riprendiamo il discorso.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Una volta preso sono stato nove mesi a fare continue riparazioni, implementazioni, controlli e sostituzioni. Cavi elettrici quasi tranciati, ruotini di coda troppo delicati per i miei tentativi di atterraggi bruschissimi, motore al termine della vita effettiva già da tempo, freni non funzionanti, trim bloccati, eccetera. Insomma, avrei dovuto imparare che anche un aereo di cui il venditore dice "è perfetto, non c'è da fare nulla, lo prendi e lo voli" poi impegna come un parto.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ma, non lo nascondo, manutenere un aereo, migliorarlo, coccolarlo, è una cosa che mi dà tanto piacere quasi quanto il volo stesso. Grazie a quelle manutenzioni ho potuto conoscere il mezzo pezzo per pezzo e aumentare in maniera incredibile la mia misera cultura aeronautica. Solo un tubi e tela consente una conoscenza così intima del proprio mezzo perché è l'unico che, come una spogliarellista appena scesa dal palco, mostra tutto ciò che ti interessa vedere.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Comprai McFly come si compra una canoa, una bicicletta. Quattro chiacchiere col venditore, un'occhiata intorno, è fatta. In effetti gli ULM, gli <i>UltraLeggeri a Motore</i> ricordi?, non sono mica aerei per la legge, sono poco più che attrezzi sportivi: ne avevamo parlato.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">P</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">oi è arrivata Melody. Un'occasione, uno stupendo biplano monoposto appena finito di costruire in Sicilia. Amore a prima vista. Oddio, per immatricolarlo era necessario per legge che montasse un paracadute d'emergenza in grado di salvare pilota e aereo insieme e questo brutto enorme carciofo rovinava totalmente la bella linea del mezzo, ma che importa: agli occhi di chi è innamorato nemmeno un carciofo in fronte può rendere brutto il nostro amore.</span></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Non la faccio lunga, dopo una visita con un tecnico di fiducia andai con un meraviglioso amico in Sicilia a prendere l'aereo. Un <a href="http://fisherflying.com/fp-404/" target="_blank">Fisher FP404</a>, piccolissimo, un gioiello di aereo, ancora da immatricolare, con un motore vecchio ma più potente di quello di progetto. Il proprietario lo portò in volo per mostrarmi le sue caratteristiche, io per puro caso avevo a disposizione esattamente la cifra che richiedeva. Mi disse "è perfetto, non c'è da fare nulla, lo prendi e lo voli" e per la seconda volta ci credetti. Perché <i>mi piaceva troppo. </i>Male.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">P</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">arliamone: le chiacchiere non contano nulla. Un aereo checché ne dica la legge <i>non è </i>un attrezzo sportivo. È un gioiello di progettazione e di costruzione a cui affidi la vita anche se solo per divertimento. Di conseguenza non va controllato come se fosse una bicicletta o solo un oggetto da comprare per la sua bellezza.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ovviamente anche questo mezzo ha richiesto nove mesi di lavori prima di essere pronto a volare. Vero, sono maniacale io, ma chi non lo sarebbe sapendo che una leggerezza può significare una catastrofe? Passi per i piccoli orpelli estetici, quelli si sistemano dopo a gusto del pilota. L'importante è la sicurezza: quell'aereo, ed ero troppo entusiasta per vederlo subito, aveva il castello motore (il telaio robustissimo che unisce il motore al muso dell'aereo) segato per far spazio ai carburatori voluminosi del motore sovradimensionato, aveva la traversa dove il carrello d'atterraggio scarica le forze piegata perché troppo alleggerita, le viti meno importanti arrancanti nel vuoto, la batteria del motore di metà potenza rispetto al minimo richiesto, il motore ancora predisposto ad accettare solo benzina rossa eccetera. Io sono un impiegato, ho una famiglia, come dicevo nel cappello del blog: non posso dire "ora rimetto a posto l'aereo", la mia carta di credito scappa inorridita. Così faccio una riparazione quando posso, un'altra quando sarà possibile... E i mesi passano. Mesi non preventivati all'atto dell'acquisto.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">È</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> un rimprovero? Ad averlo saputo prima non l'avrei comprato?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ma che sei matto? Era un biplano, era bello, ero innamorato: certo che l'avrei comprato lo stesso! Perché? Perché <i>mi piaceva troppo</i>. L'avrei comprato comunque, come fanno tutti quelli che perdono la testa per una cosa bella. Però, cavoli, ad averlo saputo prima che avrei passato un altro anno a terra non sarei rimasto deluso come è accaduto.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">A</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">ndiamo un attimo solo avanti nel tempo. Giunti all'importante momento di controllare il motore, un <a href="http://www.wikiwand.com/en/Rotax_582" target="_blank">Rotax 582</a>, due tempi degli anni '90, il meccanico Rotax particolarmente allarmista mi disse che quei motori tendono ad ovalizzare l'albero motore spezzandolo. Questo mi gettò nella disperazione. In realtà, come appurato dopo da altri meccanici Rotax e riconosciuto anche da lui, solo alcuni vecchi 582 dopo più di 450 ore di funzionamento possono ovalizzare. Dopo <i>450 ore</i>. Il mio ne aveva 70 a essere pessimisti. Ma in quel momento presi la notizia come una scusa per cercare un motore a 4 tempi, più affidabile e che mi avrebbe permesso di affrontare lunghi voli, voli che con qualsiasi due tempi si evita sempre di fare. Così pochi mesi dopo incontrai un beeel motore quattro tempi. Con tutto un meraviglioso biplano attaccato intorno, hehee. E di nuovo per puro caso avevo la possibilità in quel momento di comprarlo, una storia ai confini della realtà. E il proprietario mi rivelò in confidenza "è perfetto, non c'è da fare nulla, lo prendi e lo voli". Già sentito, vero?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Quando lo acquistai, memore delle sorprese precedenti, portai un tecnico in gambissima che prima di vedere il biplano facendogli le pulci si mise a leggere parola per parola il libretto dell'aereo, un documento su cui viene scritta dopo l'immatricolazione tutta la vita del mezzo, ogni volo, ogni manutenzione. Chiedendo "come mai questa data non corrisponde? Il controllo di ottobre è saltato, quando è stato fatto? In questo periodo non ha volato, c'era un problema?", ogni incertezza l'ha passata al vaglio. Mi sono sentito in buone mani.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Poi ahimè solo dopo l'acquisto e i primi voli abbiamo appurato che il ruotino di coda era rotto e nessuno lo fabbrica più, il serbatoio faceva gocciolare carburante, i tubi della benzina erano crepati come fossero di creta vecchia, l'elica era sbagliata quanto una di terracotta, un grosso adesivo su una semiala si è staccato in volo per fortuna senza brutte conseguenze, l'avviamento elettrico era al limite di vita, l'olio motore riscaldava sino a temperature da frittura mista eccetera.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">M</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">orale: non importa che aereo compri, non importa quanto ti assicurino che sia perfetto, non importa quale tecnico ti accompagni a consigliarti. Metti in preventivo mesi di lavoro prima di volarci. E non è un male: lavorarci su consente di conoscere il mezzo. Non per i ricconi che danno l'aereo in mano a un'officina e dicono "pensateci voi poi passo a pagare", no, ma per quelli come me, che fanno da soli creandosi le competenze o chiedendo a chi sa, per quelli come me che quando un tecnico ci mette le mani se possono sono accanto a lui e se non possono seguono e vogliono conoscere cosa ha fatto, come e perché; ecco, per me lavorare su un mezzo prima di portarlo in volo significa conoscerlo, imparare ad averne fiducia e scoprirne i punti deboli, sapere cosa potrò chiedergli e come. Diciamo che è un po' un seguito della scuola di volo, sì. Sei pronti a sporcarti le mani?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">R</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">iassumendo: nessun aereo di seconda mano è pronto al volo, e se lo è ignoralo e comincia a cercare i suoi guai partendo dalla certezza che da qualche parte di sicuro ci sono. Nessun aereo di seconda mano si compra senza vedere i documenti, documenti del mezzo e del motore, e se questi non ci sono allora l'aereo tranne conoscenza diretta della sua storia va considerato inaffidabile. I documenti vanno spulciati dando la caccia a ogni anomalia, fidandoci più di ciò che vi è scritto piuttosto che del proprietario che superficializza "ma no, il meccanico ha scritto così ma non era poi grave, l'ha fatto per giustificare l'intervento". Nessun aereo si compra senza che il pilota lo porti in volo per almeno 45 minuti, tempo in cui le temperature iniziano a mostrare se ci sono problemi di raffreddamento. Se l'aereo è monoposto è giusto che lo guidi solo il proprietario, se è biposto è giusto che ci ospiti come passeggeri in quell'ora di prova e poi che ospiti il tecnico di fiducia che ci portiamo. Calcoliamo che con l'atterraggio le temperature scendono molto (motore al minimo e aereo in discesa) quindi tornato a terra il problema delle eventuali temperature alte non sarà visibile. Se è un biposto va volato col serbatoio pieno così da vedere le reali prestazioni a pieno carico con pilota e passeggero a bordo, situazione in cui se il motore non è ben dimensionato o l'elica è sbagliata l'aereo arranca faticosamente in salita.</span></span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">È utile portarsi un tecnico fidato a vedere il mezzo da comprare? Sì se poi possiamo dirgli "Vedi, mi hai detto di comprarlo e ora ti accorgi di questo guaio, come minimo me lo ripari a un prezzo di favore!" :)</span></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">T</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">railer: nelle prossime puntate ecco come trasportare un aereo,</span></span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;"> </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">scegliere tra mono e biposto,</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;"> come imparare a pilotare il biciclo (scoglio che demoralizza molti biplanisti) e come venderne uno. Abbiate pazienza, non sono veloce ma scriverò tutto. :)</span></span>Gianni Sartihttp://www.blogger.com/profile/16401265748926770222noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2577033854256580078.post-43604858456023073662016-01-08T12:20:00.000+01:002020-03-15T10:33:49.231+01:008. I club<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7cShtrPI4GgspNJQ4ZcrfwH-Wwsfm-05DGR_5qA82Q_ldzuPtgIy9VOQHea4CNIjesGM7Jujbn1_7hmS1-y6agTMSh6Dd674jmV0SwJa1q_oOXHXv2Zdk4ic2Md62btCXAqmMLzjrk5CJ/s1600/BCI.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="223" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7cShtrPI4GgspNJQ4ZcrfwH-Wwsfm-05DGR_5qA82Q_ldzuPtgIy9VOQHea4CNIjesGM7Jujbn1_7hmS1-y6agTMSh6Dd674jmV0SwJa1q_oOXHXv2Zdk4ic2Md62btCXAqmMLzjrk5CJ/s400/BCI.jpg" width="400" /></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">L</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">asciamo stare per un post la formazione del pilota e il primo mezzo da scegliere.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Parliamo del resto del mondo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">E</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> sì, perché vivevo nello stesso mondo di prima dove i biplani per quel che mi riguardava non esistevano. Non ne avevo ancora mai incontrato uno prima di iniziare il corso di volo. Come fare per entrare in contatto con i superstiti di questa stirpe mitologica?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Risposta semplice: <i>Google</i>. Cerca "nonna in discoteca" e ci trovi pure quella. Ho provato, sto leggendo di nonne cubiste e di <a href="http://www.dailymotion.com/video/x39qtlz" target="_blank">anziane inquietanti</a> a Ibiza. Ma non divaghiamo nell'horror. Dicevo: cercando in Google ecco apparire dei biplani. E dei club di biplanisti! Evviva!</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Un clic e finisco nel <a href="http://www.biplanoclubitalia.it/" target="_blank">Biplano Club Italia</a>. Da informatico storco la bocca a vedere la pesantezza del codice di questo sito ma da innamorato dei biplani sono al settimo cielo. Ci sono informazioni, tante, tutte quelle che sognavo. Schede dei biplani, link ai rivenditori di biplani, collegamenti ai piloti e mail per poter scambiare informazioni con loro.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">C'è gente che vola con i biplani, sono in Italia, sono gentili e disponibili. Wow!</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">P</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">er incontrare aerei la cosa migliore è partecipare ai raduni e alle manifestazioni. I curiosi appassionati di solito sono bene accetti e non sono rari i piloti che dedicano loro tempo e a volte anche qualche voletto. Così eccomi al raduno dei bicicli a Brescia, dove ci sono mezzi ed esibizioni magnifiche ma ahimé nessun biplano, e tornando verso Roma eccomi a <a href="http://www.ozzanoairshow.it/cev/" target="_blank">Ozzano</a>, la più grande fiera italiana annuale di aeronautica per umani, dove finalmente incontro il primo biplano della mia vita: uno <a href="https://www.flickr.com/photos/giannisarti/9376794491/in/album-72157634733486230/" target="_blank">Starduster SA100</a> piccolo e magnifico, monoposto, con il suo pilota gentilissimo che mi permette di fare tutte le foto che ho sempre sognato di fare. Foto che hanno uno scopo, ma ne parleremo in un altro post.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">E bene, ho incontrato il mio primo biplano! Un mezzo moderno e affascinante, piccolo, non fa affatto paura. Evviva, i biplani esistono, ne ho la prova!</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">M</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">a torniamo ai club. Le associazioni di appassionati sono dei concentratori di informazioni. Non c'è enciclopedia tanto potente quanto un club in internet. Dai un'occhiata alla <a href="http://www.biplanoclubitalia.it/biplani" target="_blank">pagina dei biplani</a> sul Biplano Club Italia e ti renderai conto di cosa voglio dire: non ci sono dati accademici, ci sono i commenti di chi vola regolarmente per passione con quel mezzo. In alcuni casi, come per la splendida scheda del Fisher 404 giallo, ci sono anche i link all'articolo pieno di foto sulla sua costruzione e la mail del costruttore-pilota per chiedere qualsiasi informazione.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Io trovai anche la notizia che da lì a breve alcuni biplani avrebbero fatto un raid che li avrebbe portati non lontano da me, a Santa Severa, su una bella aviosuperficie con un ristorantino consigliabile. E ovviamente con tutta la famiglia eravamo lì a dare loro il benvenuto, incontrando alcune delle persone che conoscevo solo dalle firme nel sito del club, primi tra tutti Gianpaolo Tucciarone ed Ermete Grillo, ambedue di una gentilezza e disponibilità totale. Erano tanto contenti di incontrare uno che stava intraprendendo l'ardua strada per diventare pilota di biplani almeno quanto io ero contento di incontrare dei piloti con i loro biplani.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">O</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">vviamente di club non ne esiste solo uno ma questo è il primo che ho incontrato e la sua abbondanza di informazioni (e la disponibilità dei suoi membri: poi con Gianpaolo ci siamo visti alla sua aviosuperficie, mi ha fatto infilare nel suo biplano di cui conservo ancora foto meravigliose della mia prima apparizione come finto biplanista e ora Gianpaolo è un amico) mi ha fatto fermare le ricerche. C'è un altro importante club che ho conosciuto più tardi, il cui sito rimasto senza aggiornamenti da troppi anni e senza schede informative è meno invitante, il </span><a href="http://biplanoclub.net/" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">Biplano Club Europa</a><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">. Ma questo club è stato anche più importante del primo, come vedremo in seguito, per la strabiliante disponibilità e l'aiuto incondizionato del suo incredibile fondatore in uno dei miei momenti più difficili nel percorso da pollo ad aquila.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Facebook è pieno di gruppi di volo, quindi è un'altra miniera; ovviamente il Biplano Club Italia ha anche <a href="https://www.facebook.com/groups/101331783163/?fref=ts" target="_blank">qui </a>una costola attiva fonte di meravigliose foto e preziose informazioni sugli avvenimenti in preparazione.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">E</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">cco, è bastato Google per entrare nel mondo dei biplanisti ed è come se una seconda realtà fatta di tiranti e ridondanti semiali venisse ora proiettata in sovrapposizione alla realtà più banale fatta di uffici e posteggi mancanti.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Quindi il consiglio di questo post è semplicemente di fare affidamento ai club, alle persone e alle informazioni, alle manifestazioni – in breve: a Google, hehee! – per conoscere davvero i biplani. Entrare in un mondo antico attraverso una porta moderna, sì, ma funziona.</span><br />
<br />Gianni Sartihttp://www.blogger.com/profile/16401265748926770222noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2577033854256580078.post-11749873322168654712016-01-05T14:07:00.001+01:002019-10-15T14:43:34.453+02:007. Il triciclo è per i bambini<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGyQ1V_IeS9v5Fa3q_FZTAYjgdaOOHwNIRE02D9dDLLQaFoyuWltRLCmCMPeDHQzHo16AHlW6yFS7B2Y4IvJ0PssS_V_BkIPNN_2cTlT1QUWOktfONYLLpTGfrVZCffjVgOIF1GZzmqvAS/s1600/P92.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="219" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGyQ1V_IeS9v5Fa3q_FZTAYjgdaOOHwNIRE02D9dDLLQaFoyuWltRLCmCMPeDHQzHo16AHlW6yFS7B2Y4IvJ0PssS_V_BkIPNN_2cTlT1QUWOktfONYLLpTGfrVZCffjVgOIF1GZzmqvAS/s320/P92.jpg" width="320" /></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">I</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">ncredibile, avevo un aereo. Diciamocelo, non aveva proprio l'aria del mezzo nuovo e affidabile, e dovevo fare pratica di biciclo prima di azzardarmi a staccare le ruote da terra con quel gioiello grezzo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">H</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">o già parlato del biciclo?</span><br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEit7IQrNEkrVLdcyX_ketSUA-dXZKdE24NMcs2F4ifPnY6nwVNGcRUnx6sBQtaa4g1MF35JkVI7bl96ZblGsZXJFJ-2CGCXKd64ESZ6Up7WnKe5dbd3btlNlRHvf6mcXNQI0bslOXh7sbgr/s1600/Stearman+PT-13.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEit7IQrNEkrVLdcyX_ketSUA-dXZKdE24NMcs2F4ifPnY6nwVNGcRUnx6sBQtaa4g1MF35JkVI7bl96ZblGsZXJFJ-2CGCXKd64ESZ6Up7WnKe5dbd3btlNlRHvf6mcXNQI0bslOXh7sbgr/s320/Stearman+PT-13.jpg" width="320" /></a><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Noi siamo abituati a vedere aerei con due ruotoni sotto le ali e un ruotino sul muso. Tricicli, come nell'immagine in alto. Comodi, moderni, si atterra tenendo il muso appena puntato in alto così da poggiare i ruotoni e poi la velocità diminuisce e il musetto scende a far toccare la sua ruota. Ruota che sterza come quella di una macchina, quindi a terra è un gioco rullare in cerca del posto dove parcheggiare il mezzo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">In questi aerei il centro di gravità ovviamente è posizionato davanti alle ruote grandi così che, dopo aver toccato terra con le due ruote sotto l'ala, a terra scenda il muso col suo ruotino e non la coda.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ma ora abbiamo aviosuperfici e aeroporti da gran signori. Una volta no, si decollava nei campi, senza una pista. Il che significa che l'elica doveva trovarsi più in alto possibile per evitare di diventare una falciatrice e rompersi in mille scheggie. Non avete idea di cosa faccia all'elica in movimento l'impatto con quei teneri ciuffi d'erba. Mica sono così tanto teneri se colpiti alle velocità che l'elica tiene in decollo! Stiamo parlando di diciamo 2500 giri al minuto, ossia più di 40 giri al secondo e l'impatto viene fatto dall'estremità dell'elica che, essendo più lontana dal centro di rotazione, è anche la parte che corre più veloce.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Così un tempo l'elica doveva stare lontana dal suolo e, dato che l'elica stava davanti all'aereo, era il muso che doveva stare lontano dal suolo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Per questo i vecchi aerei, biplani in testa, hanno due belle ruote robuste sotto le ali e un ruotino piccolo sulla coda: poggiando la coda a terra il muso sta bello alto e l'elica si discosta dalla fatale erba.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il che significa che nei vecchi aerei il centro di gravità, il baricentro, sta dietro le ruote anziché davanti, e questo fra un attimo spiego che razza di divertimento sia.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">La coda che poggia a terra per l'attrito sul terreno sarebbe stata consumata dopo un paio di decolli quindi veniva fornita di un <a href="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/9d/CSS-13_G%C3%B3raszka_2008_241.JPG" target="_blank">pattino </a>in legno o metallo e questo dava il nome di <i>biciclo</i> al mezzo visto che aveva solo due ruote. Ora il pattino di coda è sostituito da decenni da un piccolo ruotino e quindi un neofita non capisce il senso di quel nome <i>biciclo</i>, contando comunque tre ruote in totale<i>;</i> quindi sarebbe meglio chiamare questa scelta con il nome di <i>carrello classico</i> sottolineando il fatto che è stato il primo e il più usato in passato.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">D</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">icevo: il centro di gravità dietro le ruote. Uno si chiede: embè? E che cambia?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Un corno. P</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">rova a correre trascinando una carriola: lei ti segue obbediente, tu tiri il suo baricentro che le sta davanti e lei non può fare altro che starti dietro. Ora prova a correre tenendola davanti a te: appena non è più in asse con la spinta della tua corsa tende a frenare scansandosi dalla traiettoria e mettendosi storta, tu la superi e lei si rovescia trascinandoti a terra. Ecco, <a href="https://youtu.be/U0YUxsntZWE?t=1m30s" target="_blank">questo </a>è il carrello biciclo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Sei in atterraggio, motore al minimo, due ruote a terra, poi anche il ruotino; la resistenza prima dell'aria e poi delle ruote principali sul terreno tende a frenare l'aereo che ha una sua inerzia, sei un uomo che corre in discesa con una carriola davanti la cui ruota tenta di frenare. La coda cerca in tutti i modi di scodinzolare e sorpassare le ruote e se accade non c'è santo che tenga, un'ala struscia in terra e facilmente si rompe. Bisogna prevenire costantemente, senza un attimo di tregua.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il biciclo è impegnativo e proprio in virtù dell'impegno richiesto dà più gusto al pilota. Chiunque è capace di portare un triciclo, mentre non è così per un biciclo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">E questo dell'atterraggio è solo uno dei gustosi problemi. Immagina di decollare e atterrare col muso ancora alto davanti a te come nella seconda foto, che ti copre totalmente la vista della pista. Wow. C'è del masochismo nei piloti di bicicli. E non parliamo del tipo di atterraggio che facilmente degenera in uno o più rimbalzi molto poco sani proprio per la natura della posizione dell'aereo che, come abbassa il ruotino, si trova di nuovo con la prua verso l'alto come pronto a decollare di nuovo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Non c'è dubbio: i tricicli sono per i bambini.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">A</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> me non importa tanto del gusto masochistico di un biciclo, anzi credo che se non avessi avuto questo problema avrei volato enormemente di più. Dover imparare a volare col biciclo dopo un corso fatto tutto col triciclo è come imparare a suonare la chitarra elettrica nel rock più spietato e poi trovarsi con un liuto a dover eseguire musica barocca. Ma i biplani sono tutti bicicli quindi mi sono messo l'anima in pace: volevo il biplano? Bene, dovevo imparare il biciclo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">E l'inaspettato tubi e tela I-B302, nato Tierra II della Teratorn poi divenuto per passaggi aziendali un T-Bird II della <a href="http://indyaircraftltd.net/" target="_blank">Indy Aircraft</a>, era guardacaso un mezzo biciclo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Non solo: era un tubi e tela biciclo. Il massimo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Nel tentativo di imparare (e prossimamente vedremo le difficoltà) ho rotto il carrello d'atterraggio facendo il canguro, una volta io e una volta un altro pilota. Se fosse stato il carrello di un biplano sarei stato rovinato: qui è un tubi e tela, si toglie il tubo rotto, si infila un tubo nuovo e si riparte. Evviva.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">C</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">onsiglio: volete imparare qualcosa di difficile? Prendete un tubi e tela e seviziatelo. Solo dopo avergli fatto tutto ciò che è possibile fargli passate su aerei più costosi.</span><br />
<br />Gianni Sartihttp://www.blogger.com/profile/16401265748926770222noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2577033854256580078.post-68901505532562081482016-01-05T11:52:00.001+01:002020-03-15T10:34:14.649+01:006. Il primo aereo non si scorda mai<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgshJ0Qmo3u0Q-MKzrP5KSurDMq8062-Ux72wTj6tB8xJ9m0-K03wlB83gjvAx9hi8UEhOEYbvuXYDNOuqrrX1vPqzZc84fVrYqcwmtYUVjW4T2PhF2xizzwj-rT0T6SkJpGnTkWsnehqha/s1600/I-B302%252C+desktop.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><img alt="Teratorn Tierra II, alias Indy Aircraft T-Bird II" border="0" height="252" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgshJ0Qmo3u0Q-MKzrP5KSurDMq8062-Ux72wTj6tB8xJ9m0-K03wlB83gjvAx9hi8UEhOEYbvuXYDNOuqrrX1vPqzZc84fVrYqcwmtYUVjW4T2PhF2xizzwj-rT0T6SkJpGnTkWsnehqha/s400/I-B302%252C+desktop.jpg" title="I-B302" width="400" /></span></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">Q</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">uasi brevettato, capace di fare un circuito e poco più, con tanta voglia di volare e pochi soldi per farlo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Serviva esperienza, il che significa ore di volo. A cento euro l'ora l'unica possibilità che avevo era tornare a volare solo in parapendio. Santo parapendio.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Invece?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il caso è sempre un amico spiritoso.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Io avevo tempo da perdere e Adriano, simpatico pilota con cui stavo facendo amicizia, aveva un lavoro da fare che rimandava da ore. Di sicuro era un lavoro su un aereo e dato che mi piace girare intorno agli aerei anche se sono in hangar eccomi volontario per aiutarlo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">"Che lavoro devi fare, Adriano?"</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">"Un lavoro brutto."</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Mi spiegò e capii il motivo per cui lo rimandava.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=xt-tVG_UBHc&list=PLmrPSyZgCw6vomZKxunBnoaERMiG5ItSP&index=8" target="_blank">Adriano aveva un aereo tubi e tela</a>.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">P</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">arentesi riassuntiva: negli anni '70-'80, quando l'aviazione popolare ha iniziato a diffondersi, gli aerei più economici erano semplicissimi. Una struttura di tubi, la tela sui tubi a formare le ali e i piani di coda, nei più lussuosi a formare anche la cabina. Un motore di fortuna, un sedile, una tanica di benzina. E si volava. Certo, erano aerei lenti, sensibili al vento e alle turbolenze, dal volo ingessato, ma erano semplici da gestire e sembravano astronavi nella logica dei tempi. Ecco i tubi e tela.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">A</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">driano aveva un </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">bel</i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> tubi e tela che non avevo mai visto. Ma ora gli era arrivato un secondo aereo, un aereo più </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">vero</i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">, e il tubi e tela stava a occupare un posto in hangar con relativa quota da pagare senza più essere usato. Aveva provato a venderlo ma chi vuole più un tubi e tela oggi? Anche i piloti più spiantati (eccomi!) sembrano dire "se questo coso buffo è l'unica opportunità che ho per volare, bene, allora non volo".</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Invece era lì il gusto di Icaro: in quegli accrocchi casalinghi che per magia ti portavano su, atterravano e decollavano in fazzoletti di terra a velocità da Vespa 50, avevano colori da daltonici e l'elica alta per non finire a pezzi nell'erba.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Quindi il lavoro che Adriano rimandava era quello di smontare l'aereo una volta per tutte, ammucchiare tubi, tela e motore in un angolo e pur sapendo che una volta smontato sarebbe stato invendibile almeno avrebbe smesso di pagare il posto hangar.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Vedo il tubi e tela di Adriano, lo vedi anche tu nella foto di questo post, e Adriano vede la mia faccia. "Davvero ti piace?" mi fa, e non potevo dire bugie.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Arancione e bianco. Sì, non piace a tutti, ma a me l'arancione piace. Una cabina che sembra una boccia di vetro, visibilità totale. L'elica dietro le ali, a spingere. Una struttura nera di metallo che urlava "sono SOLIDA!" e il carrello Tundra, un tipo di ruotoni grossi e resistenti adatti ad <a href="https://youtu.be/JwdbAbNe8Hc?list=PLmrPSyZgCw6vomZKxunBnoaERMiG5ItSP" target="_blank">atterrare ovunque</a>, campi, spiagge, strade. Struttura biciclo, come un biplano, mi sarebbe servito a fare esperienza. Biposto, per caricare un amico o un sacco a pelo con tenda e girare l'Italia.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Insomma, Adriano non era riuscito a venderlo nemmeno a prezzo ridicolo, io non potevo permettermelo nemmeno a quel prezzo ridicolo, abbiamo concordato un compromesso e in quindici minuti ero proprietario di un aereo! Ero tanto emozionato che tornando a casa ho sbagliato strada e sono arrivato mezz'ora dopo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">M</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">a indipendentemente dalle coincidenze e dal mio fortunato caso, per chi vuole volare con poco le occasioni ci sono. Aerei <a href="http://www.aviad.eu/" target="_blank">tubi e tela nuovi</a> (ora tornano di moda e si chiamano </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">minimali</i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">, basso costo iniziale, bassissimo consumo, manutenzione nel garage di casa) a prezzi da scooter. Consentono di fare un mucchio di pratica con un mucchio di divertimento. Ora lo so.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Per chi vuole il mezzo essenziale c'è il <i>pendolare</i>. E' un deltaplano con un triciclo sotto e il motore dietro il triciclo; mono o biposto, carenato come una moto da corsa o spartano e ripiegabile per chi vuole portarlo in macchina. I veri minimali sono i pendolari ridotti all'osso, i <i><a href="http://volominimale.altervista.org/" target="_blank">minitrike</a></i>, nati in questi ultimi anni perché tagliano anche l'ultimo scoglio del volo: il costo dell'hangaraggio. E sì, dal momento che sia un piccolo tubi e tela sia un grosso ultraleggero moderno e costosissimo devono essere ricoverati in un hangar e pagare una cifra tra i 100 e i 200 euro al mese, prezzi di qui, intorno a Roma. Per questo molti preferiscono comprare un aereo "vero" piuttosto che un tubi e tela: tanto poi la spesa fissa è la stessa. Anzi è quasi immorale pagare centocinquanta euro al mese per un pulcioso tubi e tela da mille euro mentre è equilibrato pagarli per un aereo ala bassa in carbonio da duecentomila euro, no?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Dicevo: il pendolare minimale lo pieghi, lo metti in macchina e lo stivi nel tuo garage, e così ti eviti la spesa idiota dell'hangaraggio. Magnifico, vero?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">N</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">el post scorso parlavo delle classi di mezzi volanti. Chi prende un attestato di volo può volare sui mezzi della classe per cui ha preso il brevetto. E possono essere paramotori, pendolari (detti due assi perché i loro comandi permettono al pilota di far ruotare il mezzo solo su due assi: quello di beccheggio, naso su o giù, e quello di rollio, dove l'estremità di un'ala scende mentre quella opposta si alza), gli <a href="http://www.magnigyro.it/autogiro.html" target="_blank">autogiri </a>(bestie particolari dalle proprietà fantastiche ma che richiedono motori ipervitaminizzati), elicotteri e finalmente tre assi (gli aerei comuni: oltre i due assi di beccheggio e rollio il pilota comanda anche l'asse di imbardata, ossia il tipo di rotazione che fa chi è seduto su una sedia girevole). Ogni classe ha i suoi vantaggi e i suoi difetti, i suoi estimatori e i suoi detrattori, ma tutte permettono di gustare la gioia del volo e quindi le differenze sono solo motivo di chiacchiera.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">I</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">nsomma: avevo un aereo. E stavolta mi fermo qui, con la morale che chiunque con poco può avere un primo aereo e godersi il volo se non è troppo schizzinoso.</span><br />
<br />Gianni Sartihttp://www.blogger.com/profile/16401265748926770222noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2577033854256580078.post-61973515305949827182015-12-18T17:20:00.000+01:002017-02-21T16:34:09.460+01:005. L'esame<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjItFfyINIC7dQYd-7tSSiMJi_H1f6nDVhpQrw1Gu_C59sKkPXdFI3fANBEXOWfhVDLmO1DHxzgHN5HPrckyqXnpIX7JqSHiOf4WUf3nEquZ3aBNojr_SIJ2X_bNcmm8tuud0_U7YrJDVDu/s1600/Circuito.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="282" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjItFfyINIC7dQYd-7tSSiMJi_H1f6nDVhpQrw1Gu_C59sKkPXdFI3fANBEXOWfhVDLmO1DHxzgHN5HPrckyqXnpIX7JqSHiOf4WUf3nEquZ3aBNojr_SIJ2X_bNcmm8tuud0_U7YrJDVDu/s400/Circuito.jpg" width="400" /></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">OK</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">, parliamone.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Arriva il punto in cui gli istruttori ti giudicano pronto per l'esame. E vai in lista d'attesa. Sì, perché per fare l'esame deve venire un esaminatore dall'<a href="http://www.aeci.it/" target="_blank">Aero Club d'Italia</a> alias AeCI, l'ente burocraticissimo che regola a suon di tasse ogni aspetto del mondo volatorio.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Quindi si inizia a pagare la tassa d'esame.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">L'esaminatore, in barba alla tua tassa (se ben ricordo circa 150 euro) viene solo se gli allievi da esaminare sono almeno 10. Con l'aria che tira pochissime scuole hanno 10 allievi e se li hanno non sono mai pronti tutti insieme. Così capita che più scuole diverse si uniscano. E allora dove si fa l'esame? Gli allievi della scuola dove si fa l'esame sono avvantaggiati visto che conoscono benissimo quella pista e quel circuito. O capita che alcuni allievi vengano parcheggiati in attesa che gli altri siano pronti, o che altri vengano "accelerati" per poter far numero e raggiungere i requisiti per chiamare l'esaminatore.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Insomma, già si inizia male.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">C</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">ome si svolge l'esame di volo?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">C'è la parte teorica e quella pratica.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">La teorica, beh, mi aspettavo consistesse di una chiacchierata con l'esaminatore. Macché: ci sono 70 quiz a risposta multipla presi da una rosa di 1600 quiz, si possono fare al massimo 7 sbagli. Studiare non serve a passare l'esame, serve a salvarsi la vita poi: ora per passare l'esame basta cercare in internet, ci sono tutti i 1600 quiz divisi per argomento, stessa divisione che incontreremo nella prova. Li si prova e riprova in simulazioni d'esame finché non si conoscono abbastanza risposte a memoria e via.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ehi, no, so cosa viene da pensare: "stai barando". Aspetta. Prova prima a vedere come caspita sono fatti i quiz. Le risposte sono spesso apparentemente tutte esatte, poi una cambia una parola o cambia l'ordine delle stesse parole, a volte invece non capisco proprio cosa cambi. E fanno apposta a tentare di farti sbagliare, ma non sul concetto, proprio sulla comprensione del quiz. Secondo me avrebbero voluto farli in aramaico scritto in Braille ma glie l'hanno vietato, così hanno fatto di tutto per mantenere lo stesso livello di comprensibilità pur scrivendo in italiano.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">S</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">ì, l'esame di teoria. Spesso l'esaminatore esce, spesso ci sono santi rotolini di risposte nei taschini, spesso un istruttore benevolo si guadagna la riconoscenza a vita donando la sua saggezza nei momenti più critici - o, a volte, dicendo "questa non l'ho capita, mi spiace, non so quale diavolo sia la risposta".</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">E l'esame di pratica invece?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Si monta con l'esaminatore sull'aereo della scuola e si fa quella cosa chiamata circuito. Un percorso a forma di rettangolo, in cui usi uno dei due lati lunghi prima per decollare e poi per atterrare.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Sembra un'idiozia ma nel circuito c'è tutto: controlli, accensione, rullaggio, decollo, salire, virare, acccelerare, volare livellati, mantenere parametri e variarli, decelerare, virare lenti, scendere, atterrare, procedure di spegnimento. Tutto. Tutto tranne il momento in cui puoi goderti il volo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ma nel corso di volo in 16 ore avremo fatto centinaia di circuiti, quindi non è certo un problema completarne uno in modo almeno accettabile.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">E</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">cco, questo è tutto. Mentre si vola qualcuno corregge i quiz e dopo un po' arriva il responso: promosso o bocciato, come a scuola. :)</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Di solito si promuovono tutti i polli nella fiducia che comunque resteranno sotto l'ala degli istruttori, continueranno a imparare e solo gli istruttori daranno l'ok al momento in cui i polli spiegheranno le ali e inizieranno davvero a volare da soli.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Motivo in più per scegliere ottimi istruttori. :)</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">A</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> questo punto il pilota, almeno in erba, è fatto. Manca l'aereo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Col mio bel brevetto quasi in tasca avevo due scelte: o continuare a volare col mezzo della scuola noleggiandolo (cento euro l'ora, o qualcosa di più per il modello col motore superiore) o iniziare l'avventura di avere un mezzo tutto mio da conoscere e coccolare.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Viene spontaneo pensare "conviene noleggiarlo, a comprarlo costerà uno sproposito".</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ma a noleggiarlo passa la voglia di volare: se inizio a pensare a 20 euro di gasolio per la macchina per arrivare all'aviosuperficie e poi tornare a casa, a 100-120 euro l'ora di volo, alla fretta di tornare a consegnarlo senza perdere tempo per lasciare il mezzo al noleggiatario successivo, al costo del pranzo inevitabile, alle attese... Una serie di somme implacabili, e tutto per quanto tempo di volo? Un niente confronto al mio amato parapendio (ecco, ci sono ricascato con 'sto paragone).</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">E qui il caso ha iniziato a lavorare dalla mia parte. Ma questo sarà l'argomento del prossimo post. :)</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">Q</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">ui do solo qualche informazione sul brevetto: si può prendere dai 16 anni in su, non scade con l'età del pilota, c'è addirittura chi non può più guidare la macchina per limiti d'età ma può ancora legalmente pilotare un aereo, però se per tanto tempo non si tocca un aereo va fatta la <i>ripresa volo</i>, una serie di voli con un istruttore che deve giudicarti idoneo a tornare ai comandi. [Aggiornamento del gennaio 2017: oggi sembra che la ripresa volo sia solo facoltativa, non ci sono più obblighi né nullaosta degli istruttori, è solo interesse del pilota farsi seguire sinché non si sente sicuro di tornare a volare da solo] Quello che scade è il certificato medico, dopo quattro o due anni a seconda se hai meno o più di 50 anni. Elettrocardiogramma, visita oculistica, un questionario da riempire, altri soldi giustamente spesi dai dottori più l'immancabile tassa all'Aeroclub (AeCI da ora in poi) perché se tu presenti loro il nuovo certificato medico loro devono registrarlo nei loro archivi, e non vuoi pagare una meritata tassa di 52 euro per l'inchiostro usato? Eh? [Altro aggiornamento: grazie a <a href="https://www.facebook.com/luca.basso.779?fref=ts" target="_blank">Luca Basso</a> della <a href="http://www.fivl.it/" target="_blank">FIVL</a> pare che <a href="https://www.youtube.com/watch?v=85uxXCFOtAc&t=4s" target="_blank">possiamo risparmiarci questo balzello</a> all'AeCI a patto che l'assicurazione lo preveda]</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Con quei burocrati ogni scusa è buona. Cambi elica, o cambi colore al tuo aereo? Variazione, tassa di 150 euro. Cambi proprietario? Passaggio, tassa di 155 euro. Distruggi un aereo? Cancellazione, tassa di 103 euro. Immatricolazione di un nuovo mezzo? Dai i documenti e 413 euro. Da parte loro nessun controllo, nessun servizio, semplicemente aggiornano i loro segreti archivi nell'elegante palazzina d'epoca in via Beccaria a Roma, vicinissima alla magnifica piazza del Popolo, fronte lungotevere.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">E almeno lavorassero! Quando sono dovuto ricorrere a loro sul sito internet ho trovato informazioni discordanti su cosa avrei dovuto fare, vecchi moduli al posto dei nuovi, errori di ortografia e di concetto (sapevi che la <i>copia di un documento autenticata a norma di legge</i> è una semplice fotocopia della carta di identità? No? Loro ne sono convinti). Beh, nel sito è scritto "per informazioni chiamate in tali orari al tale numero". Macché non risponde nessuno, tanto che nei risicati orari di accoglienza sono andato di persona a domandare, e meno male che abito a Roma. Ecco: nonostante mi sia presentato con estrema gentilezza, la persona adibita a dare informazioni scocciatissima per la mia intrusione mi ha aggredito dicendomi a brutto muso che è ovvio che non risponde al telefono, non ne ha il tempo, non possiamo mica stare tutti a telefonarle, piuttosto se le avessi scritto una mail mi avrebbe risposto, lei è da sola e ha troppo lavoro da fare per sentire squillare il telefono così certo che lo azzittisce. E questo, hehee, me l'ha detto dopo che ho atteso 12 minuti fuori della sua porta perché lei, sì, parlava al cellulare con sua madre di organizzazioni familiari. :)</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">AeCI? Radetela al suolo per favore. Non voglio raccontare gli altri episodi, credo che questo sia significativo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">A</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">h! Altre informazioni sull'attestato di volo che arriva dopo l'esame insieme a una scenografica e inutile spilletta dorata con le ali: questo permette all'ex pollo di volare da solo o in compagnia di un istruttore su mezzi della classe di quelli con cui ha imparato a scuola. Vedremo poi quali classi esistono. Per portare un passeggero bisogna fare un secondo esame (altra tassa, stavolta solo 50 euro) dopo 30 ore di volo. C'è un libretto di volo in cui vanno annotate le missioni di volo che si fanno per tenere il conto delle ore volate, nessuno le controlla o convalida quindi il valore del libretto si misura in batuffoli di polvere.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">P</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">rossima puntata: a caccia di un aereo, o piuttosto un aereo a caccia di un pilota.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
Gianni Sartihttp://www.blogger.com/profile/16401265748926770222noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2577033854256580078.post-55789117412824614982015-12-14T10:32:00.002+01:002020-03-15T10:34:33.859+01:004. Pollo<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdXBQLw06FC6nOxhax3SNMr_GC1dr0Ipa9rSQtinLiHWihf2sXwgHVHy_SL8B4uvZwF2ClWA5jhVePH8Bac-rG_jvhosojJAk5yUZV6SHpj9RYh6kvXjZu1-gX2T3cSY43eHrfs_3JwI4_/s1600/anemometro2.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><img border="0" height="233" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdXBQLw06FC6nOxhax3SNMr_GC1dr0Ipa9rSQtinLiHWihf2sXwgHVHy_SL8B4uvZwF2ClWA5jhVePH8Bac-rG_jvhosojJAk5yUZV6SHpj9RYh6kvXjZu1-gX2T3cSY43eHrfs_3JwI4_/s400/anemometro2.jpg" width="400" /></span></a><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">H</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">ehee, iscritto alla scuola di volo. Se un pilota navigato è un'aquila, un allievo è un pollo.</span></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Pollo Gianni a rapporto!</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ma veniamo ai dati che avevo promesso. Scuola di volo. Tremila e tanti euro. Comprende 33 ore di teoria in aula e 16 ore di volo divise in missioni di 20-30 minuti, di cui almeno 4 missioni da solista.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Sulla carta.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">La realtà? Mentre la lezione di volo è individuale, quella di teoria è collettiva. Non conviene iniziare teoria per pochi allievi, meglio aspettare che siano abbastanza da scomodare gli istruttori. E io mi sono iscritto in un periodo totalmente morto, in cui ero l'unico allievo. La crisi economica non aiuta affatto le scuole di volo, anzi, chi vive di insegnamento se l'è passata parecchio male; la scuola dove mi sono segnato, essendo un club senza scopo di lucro, è riuscita a sopravvivere senza altri problemi che le ragnatele sulle sedie degli allievi.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Insomma, ho iniziato a volare e volare e ancora volare con l'istruttore mesi prima di fare la prima lezione di teoria. Poi, quando sono arrivati altri allievi, l'aula ha acceso le luci, i ragni sono stati sfrattati e le slide sono state proiettate sulla parete.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">M</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">a la cosa importante è che avevo iniziato a volare. Wow. E ancora wow. Ovvio, no?: wow.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Sì, tutti si aspettano emozioni meravigliose e senso di libertà. Non voglio fare il disfattista ma per avere questo la cosa migliore è fare un giro in parapendio, non una lezione di volo su un aereo. Il bello del volo a motore è che fai grandi distanze, vai a pranzo a trecento chilometri e la sera sei dagli amici ancora più lontani. Questo il parapendio non te lo dà. Non puoi stenderti nell'erba a sonnecchiare godendo l'ombra sotto l'ala del tuo aereo, non puoi lavorare davvero con le rotte e volare sino a una meta con gli amici. Vuoi <i>godere </i>le gioie del volo? Passa senza dubbio al parapendio. Vuoi <i>vivere </i>il volo? Ecco, allora ti serve un aereo. Differenza sottile, ma non so spiegarlo altrimenti.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">C</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">osì i primi voli: emozionanti perché erano i primi passi per <i>vivere</i> il volo ma frustranti, per un parapendista di 25 anni di attività.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Strumenti. Troppi strumenti che urlano "dammi attenzione!" tutti in coro. L'istruttore che ammonisce "non guardarli troppo, guarda fuori l'orizzonte". Io che vorrei rispondere "li oscurerei volentieri questi scocciatori con i loro aghi ma questo non è un parapendio, se faccio andare gli aghi oltre le linee verdi qui precipitiamo". Sì, perché volare in un aereo consiste solo nel tenere degli aghi nei loro archi verdi. Come far capire a un pilota di questi trabiccoli che sinora invece avevo volato senza dover pensare, solo affidandomi all'intuito e all'osservazione della natura? I miei strumenti erano stati i falchi e il loro battere o non battere le ali, il fumo che sale, le fronde che si agitano in basso.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Senza contare che col paracoso sali quanto vuoi, io i miei modesti 2690 metri di quota li ho fatti prima di atterrare in spiaggia, mentre con gli aerei ULM puoi volare a solo 150 metri dal suolo nei feriali e, chissà perché, a 300 metri nei festivi. Una caccola. Col para quando sei a 150 metri dici "Uffa il volo è finito" e ti prepari per l'atterraggio.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">E i tempi: col para voli finché ti va e c'è aria che sale, di solito diverse ore, spesso ci si porta da bere e un tubicino per fare pipì. Con l'aereo voli solo finché c'è benzina. Un'ora di volo a motore è già tanto, dopo due ore la maggior parte dei mezzi finisce il carburante. Blah.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Emozioni delle prime lezioni? Solo l'immensa gioia di stare finalmente iniziando il percorso che mi porterà verso il mio biplano, che mi aspetta da qualche parte nel futuro.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">P</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">rima lezione.</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> </span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Imparare a volare dritto. </span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Lezioni successive.</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> </span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Imparare a salire e scendere. Imparare le piccole virate.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Era inverno, imparare che la pioggia se è debole non è poi un guaio. Imparare che il vento è un cavallo imbizzarrito e va domato sino a che non diventa troppo forte; a quel punto lo si lascia fare e si resta a terra. Imparare che se decolli troppo imbottito o troppo scoperto poi in volo non avrai occasione di aggiustarti il giaccone e dovrai resistere sino all'atterraggio.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Un particolare istruttore davvero in gamba mi fece una lezione di sicurezza volo. "In decollo massima attenzione, se pianta il motore fare la cosa sbagliata significa schiantarsi a terra." Non passò molto tempo e rimasi di sasso nel sapere che si era schiantato a terra proprio in quella situazione. Mi sono domandato a che servissero le lezioni se anche istruttori in gamba come lui, che di certo era l'ultimo sulla Terra a poter fare un errore simile, hanno un destino che dovrebbe essere riservato solo ai polli.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Sì, perché di volo a motore si può morire. Non è come il parapendio (no, non la smetterò di paragonarli, mettiti l'anima in pace) in cui hai mille modi per rimediare ogni situazione e se vieni giù a sasso te la sei proprio cercata e hai fatto non uno ma una catena improponibile di errori madornali che manco mister Magoo sarebbe in grado di replicare. No, col motore basta poco, rimediare agli errori non è facile, se va bene si sfascia l'aereo, se va male, beh, va male.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ma non per questo deve passare la voglia di volare. Andare in macchina non è certo meno pericoloso, eppure tutti accettiamo di prendere l'auto anche quando potremmo evitarlo, con bambini a bordo e distrazioni come la radio o il telefono a portata di mano. Si accetta il rischio, si fa del proprio meglio, e via.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">M</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">a parlavo delle lezioni.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Vorrei andare veloce, in fondo ogni scuola è un'esperienza differente. Nella mia c'erano diversi istruttori: <i>bene</i> perché l'allievo può confrontare diversi stili di volo (fai la stessa domanda di volo, qualunque essa sia, a dieci piloti e avrai dieci risposte differenti) e prendere il meglio, ma <i>male </i>perché ogni volta che cambiavo istruttore dovevo dimenticare i consigli e i modi degli altri e cercare di accontentare quello di turno, con metodi spesso in contrasto con i precedenti.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Una parola sugli istruttori però la spendo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Un istruttore non diventa ricco. Anzi spesso lo fa come secondo lavoro, come passione, con un piccolo rimborso spese e basta. Questo fa sì che molti istruttori non siano personcine proprio sane di mente. :)</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ci sono quelli che tirano scappellotti agli allievi che sbagliano una manovra, quelli che urlano, quelli che offendono senza ritegno. A volte ciò è giustificato: per vedere come un allievo se la cava in caso di emergenza un istruttore può iniziare a urlare "Mi sento male, un infarto! Portami subito a terra, presto!" facendo venire un colpo all'allievo. Altri urlano a tutto spiano alla radio, nell'angusta cabina, per far innervosire l'allievo e vedere come continua a volare o come esegue la delicata manovra dell'atterraggio sotto stress.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">E' divertente fare l'istruttore. Ma gli psichiatri avrebbero molto su cui lavorare. :)</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ci sono poi i piloti che prendono il brevetto di istruttore solo per sentirsi più importanti e non insegnano mai. "Però potrei farlo". E ci sono storie di istruttori particolarmente attenti alle allieve carine.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Per me un istruttore deve insegnare a volare, e la prima cosa è insegnare la passione all'allievo, che comunque un bel po' già ce l'ha se si è iscritto alla scuola di volo. Deve insegnare la giusta fiducia in se stessi, insegnare prima ad affrontare il pericolo e poi a evitarlo preventivamente. E deve far scendere l'allievo dal mezzo sorridente. Perché si impara a volare il VDS per passione, per puro piacere, non per costrizione.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ecco un altro inevitabile paragone col parapendio: un pilota di aerei che scende ha sempre l'espressione di Terminator quando recita "I'll be back". Serio, un po' contrito, pericoloso, il pensiero rivolto al motore e all'amico che volava più veloce, che rabbia. Un pilota di parapendio all'atterraggio sfoggia invece 32 denti al sole, a terra come in volo non è affatto raro sentire grida di gioia pura, il pensiero è rivolto solo al prossimo decollo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Un istruttore dovrebbe insegnare ai piloti come essere un pochino parapendisti. :)</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">T</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">orniamo a noi. Imparare a volare. Lezioni su lezioni in volo sino ad affrontare il primo vero scoglio: l'atterraggio. Il decollo no, dalla prima lezione un fantastico istruttore mi ha detto "vai", "in che senso <i>vado</i>?" e lui, dietro di me, mettendo tutte e due le sue mani sulle mie spalle anziché sui doppi comandi, "vai, decolla". Ops. Un ripasso imbarazzatissimo a tutte le cose che mi aveva appena detto su come si decolla, "tanto decolla lui, non devo ricordarle", e via. L'aereo si alza quasi da solo. Le mani non si sono mosse dalle mie spalle. Iniezione di fiducia. Ho ancora il dubbio se fossero mani finte ma hanno funzionato.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ma dicevamo: l'atterraggio. Non è semplice, l'occhio deve prendere i suoi riferimenti e può farlo solo con l'esperienza. E gli aghi devono stare sul verde ma siamo troppo impegnati per dar loro retta.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il secondo scoglio: il momento del "OK, ora se te la senti vai da solo". Col mezzo della mia scuola, in cui l'istruttore sta dietro ed è invisibile, averlo a bordo o averlo a terra è uguale: comunque sia è presente nella radio, dà istruzioni allo stesso modo. Emozioni? Naa, aghi nel verde, solo sorpresa per l'inatteso applauso una volta a terra, il mondo aeronautico giudica quel passo un momento importante, uno svezzamento. C'è chi dice che ora sei davvero un pollo mentre prima eri solo un pulcino.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">E</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> le lezioni di teoria: ecco, queste sono importanti. Capire come funziona è la base per prendere decisioni giuste.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ogni scuola però ha lezioni differenti, non esiste un vero programma universale. Peccato. Molte scuole invitano gli allievi a ripetere anche anni dopo le lezioni di teoria gratuitamente, per rinfrescare i concetti. O per inculcarli, visto che il 90% degli allievi di una scuola di volo vuole volare, non studiare, e si comporta di conseguenza.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">C'è un testo sacro, una noiosissima pesantissima e stracompleta bibbia del volo ultraleggero, il <a href="http://www.amazon.it/Teoria-del-volo-R-Trebbi/dp/8886526008" target="_blank">Trebbi</a>, che puntualmente resta chiuso nelle librerie dei polli visto che incute timore. Là si trova tutto ciò che serve a volare se si avesse la pazienza di leggerlo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Le lezioni spaziano dalle leggi ai motori, dall'aerodinamica alle eliche, dalle trasmissioni radio alla navigazione. La maggior parte sono interessantissime, quel che riguarda poi la sicurezza volo continua a essere un argomento scottante anche dopo il corso, si organizzano spesso lezioni e convegni sul tema, spesso affrontato in maniera sbagliata da burocrati che non conoscono affatto il VDS proponendo soluzioni idiote a problemi mai esistiti.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">I</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">ntendiamoci, tutto alla fine è un mercato per fare soldi. Capita la scuola che poi tenta di venderti i propri aerei, il convegno sulla sicurezza che tenta di venderti il corso di sopravvivenza, l'istruttore che ti costringe ad acquistare altre ore-volo oltre le 16 della scuola per prepararti meglio all'esame, il produttore che ti crea una moda spacciandola per soluzione a un problema che non avevi ancora preso in considerazione.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">E nel mercato sono finiti anche gli aerei, il loro evolversi nel tempo che spinge sempre verso il più performante e complesso togliendo ogni volta qualcosa alla semplicità e al piacere del volo. Ma su questo torneremo poi. E poi a me che m'importa? Io ho già il mio biplano. Prima o poi.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">O</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">ra concludo solo con due nozioni: primo, è fantastico imparare a volare in inverno perché quando viene la primavera ti sembra che non esista luogo più bello del cielo. Dopo nubi fango e pioggia ecco sole e prati verdi, è un momento davvero appagante. Persino gli aghi nei loro archi verdi sembrano più buoni. Secondo, nel prossimo post parleremo dell'esame per l'attestato. E temo che mi scapperà di parlare pure dell'AeCI, cosa che vorrei evitare per vivere tranquillo... :)</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">I</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">nsomma, poco prima ero un terricolo. Ora ero un pollo. Prima o poi sarei stato un pilota di biplani.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Non era così male, no?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
Gianni Sartihttp://www.blogger.com/profile/16401265748926770222noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2577033854256580078.post-39338666583626351652015-11-30T18:40:00.002+01:002020-03-15T10:34:43.362+01:003. Formiamo il pilota<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">L</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">a scuola.</span></span><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicFG0EURZt8FXD-MhaKqgsSWmh4-uM4K10SvRpyagA0Gn16Dl4_UYRvr5UF-PD2n5LmMqAbXTiKBIemanCX4h79gbecvKh66-GPQOL8xNyz4XiLG7JJ1osxVfrUSpJkiRq30lO5RdqgssI/s1600/scuola_di_volo_a_citta_di_castello.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicFG0EURZt8FXD-MhaKqgsSWmh4-uM4K10SvRpyagA0Gn16Dl4_UYRvr5UF-PD2n5LmMqAbXTiKBIemanCX4h79gbecvKh66-GPQOL8xNyz4XiLG7JJ1osxVfrUSpJkiRq30lO5RdqgssI/s400/scuola_di_volo_a_citta_di_castello.jpg" width="277" /></span></a><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> Dovevo formare il pilota prima di trovare un biplano.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">S</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">cegliere una scuola, un istruttore, non è banale. Significa scegliere la persona nelle cui mani avrei messo la mia vita. Significa che ogni volta in futuro in cui mi troverò in condizioni poco felici dovrò ringraziare quella persona se riuscirò a uscirne o farle fischiare forte le orecchie se dovessi avere problemi.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Avrei dovuto sottoporre ogni scuola, ogni istruttore, a un esame per vedere se era degno della mia fiducia, se potevo mettermi nelle sue mani. Ma un neofita come fa a giudicare un istruttore?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">I</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">n calce alle riviste c'era una lista di scuole di volo divise per regioni. Intorno a Roma non mancavano. Tante, troppe scuole di volo. Non me l'aspettavo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ho iniziato a contattarle scegliendole in base alla distanza, con l'idea di formarmi una pagella di pro e contro di ciascuna scuola così da scegliere la mia.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">L</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">e prime figuracce le ho fatte all'aeroporto dell'Urbe: chiedere alle scuole di quel posto se fanno corsi VDS è come entrare nel ristorante più rinomato e chiedere pane e Nutella. Ora lo so. </span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Quindi, prima regola: quello che cercavo era nei campi, non negli aeroporti, per quanto piccoli siano.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">S</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">econda regola: dicendo "Salve, mi interessa il corso di volo" mi aspettavo che ci sarebbe stato un istruttore pronto ad ascoltare come mai ti interessa, cosa cerchi, quale meta hai, così da vedere come possa accontentarti. Macché. In tutte le scuole un "eh. Ah" o qualcosa di egualmente annoiato, monosillabico e disinteressato era seguito dallo sbrigativo "Vieni, facciamo un giro di ambientamento".</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Agli istruttori non gliene frega un piffero delle tue aspettative.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">I</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">l giro di ambientamento è un volo. Istruttore e potenziale allievo. Ed è il modo per catturare il pollo. Uno che vuole volare si trova in aereo con la cloche in mano e un istruttore che lo guida (l'istruttore non glielo dice ma gli semplifica enormemente il lavoro così il pollo crede che volare sia talmente facile che non avrà problemi a imparare) e preso dall'emozione firma qualsiasi cosa. A corredare la scenografia acchiappaallievi può esserci un diplomino su carta filigranata dove viene inserito il nome del pollo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Con me, in realtà, il volo d'ambientamento (che comunque ha un costo: circa 50-60 euro per 20 minuti circa, porcavacca) non attacca. Io sono abituato al parapendio, spazi aperti e virate strette con la terra a destra e il cielo a sinistra, trovarmi in quell'abitacolo da utilitaria economica dietro un plexiglass che crea mille riflessi a fare viratine appena accentuate bombardati dal ronzio del motore semmai mi fa l'effetto opposto, un "ma chi me lo fa fare". Datemi un biplano, abitacolo aperto, motore che romba e manovre semiacrobatiche, e ne riparliamo, gente.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ma il volo d'ambientamento è una manosanta: vedi come si comporta l'istruttore.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Su Youtube (no comment) c'erano delle lezioni di volo. Prima lezione: pianificare a terra il volo. Nessun istruttore incontrato da me l'ha fatto. Seconda lezione: prima di salire su un aereo fare sempre i controlli girandogli intorno e verificando che sia tutto OK, basta un insetto nel tubicino sbagliato per rendere pericoloso un volo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Così: scartato il primo istruttore, "Vieni, sali, voliamo. Dovrei fare il giro di controlli ma tanto prima hanno volato degli allievi, quindi è tutto OK."</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Scartato il secondo istruttore, hop eccoci in acrobazia che c'entra poco con la scuola. Scartata la scuola con un solo aereo e pure maltenuto, scartata la scuola con la pista parallela al mare dove il vento viene sempre laterale rendendo tutto più difficile. Scartata la scuola con prezzi troppo alti e aerei che non mi davano fiducia né piacere. Scartato "noi non siamo una scuola anzi io non sono nemmeno un istruttore ma ti facciamo pagare poco e poi l'esame lo fai presso una scuola amica mia come se fossi stato allievo loro". E intanto giravo il Lazio, scartando e iniziando a capire come non doveva essere una scuola.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">C</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">aspita, possibile che non ci fosse un istruttore pronto ad ascoltare le mie esigenze, che non ci fosse una scuola con più di due aerei ben tenuti, che non ci fosse nessuno sincero?</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Per caso eccomi a Sutri. Volo di ambientamento e chiacchiere con altri allievi: la scuola, come tutte, dopo l'attestato noleggia gli aerei agli ex allievi. A prezzi assurdi ma comunque più bassi delle altre scuole. E' un club senza scopo di lucro, nessuno lo fa per lavoro ma solo per il piacere di formare compagni di volo. Bello. I compensi vengono spesi nella manutenzione degli aerei. Incentiva i voli alle manifestazioni in giro per l'Italia, è possibile prendere due giorni l'aereo pagando solo le ore in cui ha volato, un istruttore mi dice che non c'è problema poi a insegnarmi ad andare sugli aerei bicicli (questo lo vediamo poi, per ora basti sapere che i biplani che mi interessano sono bicicli mentre tutti gli altri aerei da scuola sono tricicli, con tecniche di decollo e atterraggio differenti). Wow.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Anche gli aerei di questa scuola mi piacciono, l'amico che è con me dice "sembrano piccoli jet", a me non pare ma gradisco la visibilità enorme, il pilota è quasi in punta e l'istruttore dietro di lui, il cupolino totalmente trasparente dà una vista a 340 gradi, con l'elica dietro le ali. Mica male. E ci sono ben tre aerei.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">M</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">i iscrivo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">P</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">oi ahimé pian piano scoprirò che uno dei tre aerei è in manutenzione perenne per prepensionamento del motore, che i prezzi di noleggio si alzano sino a 120 euro l'ora, che i voli alle manifestazioni per vari problemi interni diventano sempre più difficili e che portare via un aereo per due giorni è una cosa più unica che rara. Ah, sì, e quando chiederò di imparare a pilotare il biciclo per passare ai biplani (spoiler!) l'istruttore non saprà come aiutarmi.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Argh.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">M</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">a intanto m'ero iscritto.</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">"Vieni, facciamo la prima lezione. Facciamo i controlli e poi si va in volo."</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">P.S.</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">: mancavano delle informazioni utili. Il corso nel 2013 costava circa 3500 euro (nel mio caso 3450 se pagati subito anziché 3700 rateizzati), nel prossimo post vediamo poi cosa è compreso in quei 3500 euro e cosa non lo è. Promesso.</span>Gianni Sartihttp://www.blogger.com/profile/16401265748926770222noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2577033854256580078.post-26779960439695650882015-10-07T15:59:00.003+02:002020-03-15T10:34:51.737+01:002. Parte l'Operazione Biplano.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJonGi_wZXtrcqFcs_GxAwHQlW5RvPU1nkzh4Qzf3cdleh-J4ntmiuO1oS69rNKnzcdyOmuyOSepwEsDDCoCnoYr9auIapM8V0fvpYVBWrs61CK69LecrWqoc0UVqix_SIQzCBHVyBWZQY/s1600/volare-giugno-2013.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><img alt="" border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJonGi_wZXtrcqFcs_GxAwHQlW5RvPU1nkzh4Qzf3cdleh-J4ntmiuO1oS69rNKnzcdyOmuyOSepwEsDDCoCnoYr9auIapM8V0fvpYVBWrs61CK69LecrWqoc0UVqix_SIQzCBHVyBWZQY/s400/volare-giugno-2013.jpg" title="Stearman" width="301" /></span></a></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">E</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">ccoci nel luglio 2010. L'Operazione Biplano è nata nella mia mente.</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">"Non so come, non so quando ma so che piloterò un biplano: il mio."</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Lo ricordo: ero al sole, in spiaggia. Forse troppo sole.</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">In quei tempi avevo conosciuto i <a href="http://www.reality-transurfing.it/libri-archivio/" target="_blank">libri </a>di <a href="http://www.vadimzeland.it/" target="_blank">Vadim Zeland</a> sul <a href="https://ampliamente.wordpress.com/2013/01/30/transurfing/" target="_blank">Transurfing</a>, una divertente filosofia che cerca di dire "goditela, non preoccuparti dei problemi, pensa a ciò che vorresti come se ce l'avessi già, come se ti aspettasse". E allora il biplano non era una cosa impossibile, era già reale e già mio, solo che l'avevo parcheggiato un po' più in là, non qualche chilometro più in là ma nel futuro prossimo. Però era già mio.</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Dovevo solo raggiungerlo.</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">P</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">er pilotare un biplano ci vogliono due cose. Culo e soldi, viene da pensare. No: un pilota e un biplano. Prima viene il pilota. Come si diventa piloti?</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Abito vicino all'aeroporto di Fiumicino, così la mia percezione di pilota è un po' sovradimensionata. Per diventare pilota commerciale si studiano anni e si spendono decine di migliaia di euro. Ci doveva essere un'altra via ma non la conoscevo.</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Cercare in Internet se non sai esattamente cosa cerchi è come seguire un GPS a cui hai chiesto solo "portami in un posto blu". Non riuscivo a cavare nessuna informazione comprensibile. Non ero nemmeno partito e già mi scontravo con le nuvolacce nere che impediscono il volo anche ai passeri.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">La salvezza sono sempre le edicole: le vetrine laterali soprattutto. Dove ci sono le riviste meno vendute (no, non quelle porno, ho detto le meno vendute). Là c'erano due riviste di aviazione, <i>Volare </i>e <i><a href="https://www.vfraviation.it/" target="_blank">Volo Sportivo</a></i>. Una di loro aveva anche un biplano in copertina. Potevo non comprarle?</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ecco, una rivista è un insieme organico. Beh, almeno dovrebbe esserlo. Piano piano leggendo ho iniziato a capire che esistono diversi tipi di piloti civili, e di conseguenza diversi tipi di scuole di volo: il pilota commerciale, non parliamone nemmeno, che è quello che decolla con un carico di passeggeri da fiumicino; il pilota privato o PPL che porta aerei impegnativi e seri con diversi passeggeri comunicando piani di volo, rotte e riporti alle torri di controllo e ad altri fantasmi delle radio aeronautiche; infine il pilota VDS, una classe apparentemente creata apposta per me.</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">VDS: <i>Volo da Diporto o Sportivo</i>. Cioè: i perditempo, gli appassionati, coloro che volano per divertimento e non per mestiere. Come volano? Senza contattare nessuna autorità, niente piani di volo, niente rotte obbligate, niente aeroporti trafficati. Si decolla quando ti pare da luoghi che confronto agli aeroporti sono solo prati, si va dove ti pare tranne alcune zone giustamente vietate come le città, le basi militari e gli aeroporti, si atterra solo perché ti va o perché la benzina sta finendo. E con cosa volano? Con gli ULM, <i>UltraLeggeri a Motore</i>: e qui c'è da parlarne.</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">ULM</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">. Negli anni '70 ci fu chi ebbe l'idea di </span><a href="http://www.groppo.it/groppino-gallery.html" style="font-family: Verdana, sans-serif;" target="_blank">assemblare dei tubi di metallo, metterci su un motore e un sedile, stendere una tela sopra i tubi che formavano le ali e volare</a><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">. Un modo per diventare piloti con due soldi, volare piano e senza aspettarsi troppo dal volo, ma volare. In seguito con diverse leggi questi trabiccoli vennero legalizzati. Ma se li si chiamava aerei allora sarebbero dovuti rientrare nelle leggi restrittive che regolano gli aeroplani. Il trucco fu equipararli (quasi) alle attrezzature sportive. Ecco: gli ULM sono come gli sci, come un gommone, un go-kart. E questo ne decretò il successo.</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">I limiti legali sono pochi: il peso al decollo deve essere minimo (ora per un biposto, completo di pilota passeggero e benzina, non si devono superare i 450 kg), ci deve essere una velocità minima entro dei limiti, uno o due posti al massimo, da poco ci deve essere un paracadute d'emergenza che salvi l'intero aereo con ciò che contiene.</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ovviamente con la tecnologia e la creatività abbiamo fatto passi da gigante dai tempi dei primi affascinanti accrocchi volanti tubi e tela. Ora in quei limiti rientrano aerei veri, bellissimi, ...inclusi i <a href="http://fisherflying.com/" target="_blank">biplani</a>. </span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">E</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">vviva!</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Quindi ora sapevo cosa dovevo fare: un corso VDS con cui avrei potuto pilotare un biplano ULM. Ecco i miei primi due acronimi, mi sentivo già un pilota. :)</span></div>
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<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">P</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">ianificazione, il trucco sta tutto nella pianificazione: dovevo trovare una scuola di volo VDS. Chissà se ce n'era una in Italia.</span></div>
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Gianni Sartihttp://www.blogger.com/profile/16401265748926770222noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2577033854256580078.post-20862275093426258512015-09-04T17:11:00.000+02:002020-03-15T10:39:53.911+01:001. Le premesse.<div style="text-align: right;">
</div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpATYG0SWf7B5-iHTCXF5LW6xbzXm1Fu4AhX8_b0yixgJ8td8Ej3E8DmSdyzE96W6S1PC7br9-5PwEdKgMay8H7NOtlpZDtngcEDBi_VCSKJ3QkvvP8BAsre4SuAFR4le_-75KYznAcGRo/s1600/Borsalino+e+RayBan.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" height="298" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpATYG0SWf7B5-iHTCXF5LW6xbzXm1Fu4AhX8_b0yixgJ8td8Ej3E8DmSdyzE96W6S1PC7br9-5PwEdKgMay8H7NOtlpZDtngcEDBi_VCSKJ3QkvvP8BAsre4SuAFR4le_-75KYznAcGRo/s320/Borsalino+e+RayBan.jpg" title="Gianni Sarti" width="320" /></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-large;">OK,</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> sono d'accordo: non bisogna divagare.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Quelle che servono sono informazioni precise, dati e condivisione dell'esperienza. E una dose di storie che facciano esclamare un wow, anche a bassa voce non importa.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ma questo blog un po' è anche un diario personale, un racconto, così dovrò tenere un equilibrio.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">E, cosa importante, essendo un racconto sono obbligato a iniziare dal principio.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">L</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">e premesse sul "da piccolo sognavo di volare" le evito. Ho fatto subacquea, come dice <a href="https://www.wikiwand.com/it/Douglas_Adams" target="_blank">Douglas Adams</a>, perché la subacquea è la sensazione più simile al volo che ci sia. E già. Ho letto tonnellate di pagine di <a href="https://www.wikiwand.com/it/Richard_Bach" target="_blank">Richard Bach</a>, a volte mi ha fatto sognare e a volte mi ha fatto storcere la bocca ma l'imprinting me l'ha dato il romanzo che preferisco, letto al momento giusto nel periodo migliore della mia vita: <i><a href="http://www.amazon.it/Illusioni-Richard-Bach/dp/881711359X/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1441378857&sr=8-1&keywords=illusioni+bach" target="_blank">Illusioni</a></i>. Era il 1983, io da buon classe '64 ero in piena maturità (odontotecnica, sigh), avevo una ragazza procace e inquietante con cui provavo scientificamente che vivere era una gran bella cosa, stavo per cambiare il mio Sinclair <a href="http://www.zx81.it/" target="_blank">ZX81 </a>con un fantascientifico <a href="http://zxspectrum.hal.varese.it/" target="_blank">Spectrum 48K</a>, avevo la patente fresca di stampa e il mondo era un luogo magnifico dove parcheggiarsi. Ecco, questo è lo scenario.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Qui entra in gioco <i>Illusioni</i>, una meravigliosa storia di biplani e vita da senzatetto privilegiati alla scoperta del fatto che l'intero mondo è un gioco, una illusione, una palestra dove possiamo essere e fare ciò che ci serve. Ancora adesso questa visione della realtà mi piace da matti, a diciott'anni figuriamoci mi faceva impazzire di gioia.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">E così il biplano diventa il simbolo della libertà, del volo, della realizzazione di qualcosa di superiore.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">1994</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">. L'Università, </span><a href="http://www.lulu.com/spotlight/giannisarti" style="font-family: verdana, sans-serif;" target="_blank">scrivere fantascienza</a><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">, disegnare, giocare ad AD&D, finito il servizio di leva, conosciuta la meravigliosa ragazza che sposerò. Un altro anno magico. Che c'entra con la nostra storia? C'entra: vedo una pubblicità, corsi di parapendio in una settimana a </span><a href="http://www.lavalledelleaquile.com/it_castelluccio/parapendio-castelluccio-deltaplano.asp" style="font-family: verdana, sans-serif;" target="_blank">Castelluccio di Norcia</a><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">. Parapendio. Al tempo alla parola </span><i style="font-family: verdana, sans-serif;">parapendio </i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">seguiva la parola </span><i style="font-family: verdana, sans-serif;">che?</i><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">, erano materassini colorati rettangolari molto kitch. Ma era volare.</span></span></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Cinque giorni a Castelluccio, amore al primo staccare i piedi dalla collina, l'adrenalina e la sensazione di pace shakerate insieme, i voli al tramonto in restituzione termica sulle colline arancioni, quando sembra di scivolare sull'olio lenti sino a terra. Beh, si scendeva velocemente a terra, ma era volare, sì, proprio volare.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">P</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">assano gli anni, le vele diventano più belle e più performanti, faccio altri corsi e volo poco ma sempre. Ora la vela non scende più lenta, molto spesso sale, si sta in aria delle ore viaggiando tra i monti. Può esistere nulla di più bello?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Nel '97 dopo aver scritto parecchi racconti e qualche romanzaccio di fantascienza decido di scriverne uno per cercare di spiegare l'emozione prepotente e assoluta del volo. Primo problema: non posso descrivere un volo in parapendio, pochissimi avrebbero saputo cos'è un parapendio. <i>Parapendio che? </i>Dovevo usare un mezzo volante egualmente romantico e avventuroso ma più conosciuto.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il <a href="https://www.wikiwand.com/it/Biplano" target="_blank">biplano </a>andava benissimo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Scrissi una storia su questo mezzo, di cui non sapevo assolutamente nulla tranne quello che avevo letto nei libri di Richard Bach. Vogliamo dirla tutta? Non credevo nemmeno che esistessero più i biplani. Magari in qualche museo, come le Ford T, i treni a vapore e il telegrafo a fili.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Scrissi <i>Il biplano e la cometa</i>, racconto che tornerà in questa storia più tardi. In realtà era solo un pretesto per riempire pagine di "oh quant'è bello volare".</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">L</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">a famiglia, il lavoro, la mancanza di amici parapendisti vicini. Una passione non dura a lungo così. Non volo più poco, no: volo pochissimo. Sembra idiota dirlo ma un volo in parapendio quasi sempre impone un amico che ci recuperi dove siamo atterrati, a valle, per riportarci dove siamo decollati, in montagna, visto che è lì che abbiamo lasciato l'auto. E di amici masochisti non ce ne sono molti.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Fino a un volo in Toscana in cui mi sono goduto di più la passeggiata con lo zaino della vela sulle spalle che il volo nervoso e turbolento, tanto da farmi dire "sarà bello ma quasi quasi basta. O lo si fa bene o lasciamo perdere".</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">E</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> poi è successo il miracolo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">In un mio racconto, chiamato appunto <i>Il miracolo</i>, c'erano dei protagonisti in una civiltà sempre più tecnologica, sempre più persi nei loro mondi digitali, che solo quando accade il miracolo di un black-out e l'energia manca, solo in quel momento in cui perdono tutto ciò che li aveva intrappolati hanno una possibilità di tornare se stessi.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il mio miracolo è stato simile.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Non sto a spiegarne i motivi, sarebbe fuori luogo, ma per un black-out nella mia vita intorno al 2010 avevo perduto la famiglia, la casa, ogni considerazione professionale, avevo perduto gli amici più cari e una diagnosi mi dava meno di dieci mesi di vita. E la cosa più triste di tutti questi orrori: avevo perduto ogni sogno. Io che avevo passato tutta la vita tra sogni da realizzare e progetti in esecuzione ero senza punto di riferimento, come andare senza una bussola in un deserto tutto uguale.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Tanto valeva fermarsi.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Ma non mi andava di fermarmi.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Piuttosto decisi di capire a cosa tenevo di più, usare questo sogno come bussola e uscire dal black-out.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">In fondo la realtà è un'illusione, no? Lo diceva Bach. E se è un'illusione sarei riuscito a far diventare il sogno che avevo scelto una bussola.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Quindi ecco il collegamento: il biplano mi avrebbe portato fuori. Il biplano, che racchiude l'amore per il volo, l'avventura, il romanticismo, la ricerca della verità. Ancora credevo che i biplani non esistessero più da decenni e anche se fossero esistiti ero sempre un semplice impiegato con troppe spese ma dovevo pur aggrapparmi a qualcosa, no?</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">La verità? Non mi fregava un granché né di volare né dei biplani. Ma dovevo fare finta, era la terapia, me l'aveva ordinato il dottore che abbiamo dentro e che parla poco ma quando parla va ascoltato.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;">E</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">cco, qui comincia la storia. Da zero al biplano.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">E la racconterò pian piano fino ad arrivare al presente, dopodiché la storia diventerà un diario.</span>Gianni Sartihttp://www.blogger.com/profile/16401265748926770222noreply@blogger.com0