Sì, un biplano, esatto.

Ce n'era bisogno?
No, ovviamente no.
"Un uomo senza blog è come un pesce senza bicicletta" dice più o meno il saggio e questi sono tempi in cui ci sono più blog che uomini, pesci e biciclette messi insieme.
E allora?
E allora eccomi qui a fare un altro ennesimo blog nascosto tra i milioni di altri blog. Perché sì. Perché io ho una passione, male comune nella razza umana, e leggere quei pochissimi blog esistenti su questa mia inusuale passione mi ha dato l'energia per arrivare in fondo, mi ha dato emozioni tali che un infermiere potrebbe scambiare per sintomi di epilessia.
Così ecco questo blog: uno tra i tantissimi blog, ma uno tra i pochissimi a parlare di biplani.
E non dei biplani degli eroi o dei pilotoni con carte di credito placcate d'oro. No.
Sono un impiegato, ho una famiglia, ho come tutti mandrie di simboliche nuvole nere che tolgono il sole e a volte mi fradiciano: se ci sono riuscito io può riuscirci chiunque. E un blog che racconta una storia simile non l'ho mai trovato, e se l'avessi trovato, caspita!, mi avrebbe reso felice.
Ho una chance di rendere felice qualcuno, come non approfittarne? :)
Quindi iniziamo: "C'era una volta un biplano..."

martedì 21 febbraio 2017

10. Ma proprio un biplano? Sei sicuro?

La mia Greta in tutta la sua magnificenza da vecchia signoraOK, abbiamo parlato di come acquistare un aereo: controlli, controlli, controlli. Zittire la passione e il "mi piace troppo". Mettere in preventivo che ogni aereo usato, anche il più perfetto, ha comunque mesi di controlli e lavori da fare prima di meritarsi la nostra fiducia in volo.
Ma ho saltato un passo discretamente importante: quale aereo comprare?

Giro per gli hangar. Ci sono aerei velocissimi, ci sono aerei che decollano e atterrano in un fazzoletto di pista, aerei dove pilota e passeggero sono comodi come in un salottino climatizzato, aerei con meravigliosi cruscotti digitali, aerei tanto diffusi da trovare ricambi ovunque. Poi apro l'hangar e puntualmente sorrido con amore al mio mezzo lento, scomodo, difficile, arcaico, raro, dalle quattro semiali, dove il pilota è esposto al vento e alla pioggia.
Me lo chiedo io: cos'ho che non va? È il masochismo che mi rende orgoglioso del mio biplano, tanto da non volerlo cambiare con nessun altro mezzo? O c'è qualcosa nei biplani, qualcosa evidentemente di intangibile, che agli altri aerei manca?

Insomma: perché un biplano?

Avevamo dissertato sulle differenze tecniche tra bicicli e tricicli, sì, ma non c'entra nulla con la scelta dell'aereo. L'aereo fa parte degli oggetti che acquistiamo non per lavoro né per dovere ma perché ci appaga. Giusto? E allora che c'entra parlare di tecnica? Piuttosto guardiamo cosa ci offre, quali emozioni ci dà, che stile di vita ci promette.

In questo blog sono partito puntando ai biplani. Perché sono la mia passione. Perché? Perché ho letto molto Bach da piccolo. :D Perché sono stato un motociclista e un parapendista, e se proprio devo stare al chiuso mentre mi godo un viaggio allora prendo il treno e amen. Ma questo non vale per tutti, lo so. Quindi cominciamo.

Vogliamo davvero un biplano?
Il biplano è romantico, vintage, è come viaggiare con una decappottabile d'epoca che impone guanti bianchi e tweed. Ci trasporta in un ruolo ormai fuori tempo, e questo è quello che tutti percepiscono. Ma cerchiamo di andare oltre.

Biplano. Velocità di crociera di circa 100-130 km/h. Ben più bassa della velocità degli altri aerei più moderni, che arrivano pure a oltre 300 km/h. Molti sono attratti dalla velocità e in tal caso il biplano non è la scelta vincente. Ma dove si deve andare? Se si va a fare un'ora di volo poco importa la velocità a cui si viaggia. Se invece si prende l'aereo per fare trasferimenti col tempo limitato, bene, la velocità ha un senso. "Vado tutte le settimane a Firenze e ritorno a Roma". Ci sono anche biplani più veloci, certo, ma la natura del biplano è quella di avere una grande resistenza e quindi basse velocità operative, stiamo parlando oltretutto di biplani ultraleggeri. Ma allora perché preferire un biplano?
Perché viaggiare lenti significa godersi di più il panorama, essere meno stressati da una guida meno impegnativa e guardare ogni particolare del paesaggio, girare intorno a un campanile come se si fosse in Vespa. Significa decollare per godersi un tramonto da un balcone esclusivo, con i riflessi sui tiranti, in un volo rilassante e godereccio.
Ti va bene volare rilassato, lento, senza fretta di arrivare ma cercando di trarre gioia e bellezza da ogni punto che sorvoli? Ecco, allora biplano.

Biplano. Cabina aperta. Ben più scomoda delle cabine chiuse degli altri aerei. Una cabina aperta ci espone al vento e al freddo, ci fa stare a terra quando la pioggia si fa appena più intensa, ci fa entrare in ogni fessura del giaccone spifferi di vento gelido spinto dall'elica che ci immerge in un ciclone. Una cabina aperta è un pertugio in cui infilarsi, più o meno stretto, ed entrare in un biplano è come indossare un vestito. Non c'è riscaldamento che tenga, non c'è la possibilità di aprire una cartina che vola via tutto, non ci sono parasole né tasche sufficienti. Quando parcheggi l'aereo chiunque può allungare la mano dentro la cabina e rovinarti o rubarti qualcosa e la pioggia e l'umidità si accomodano al tuo posto. E allora perché preferire un biplano?
Perché è come scegliere di fare un viaggio in moto anziché in macchina, quello che si perde in comodità lo si guadagna in sensazioni pure. In inverno non è poi così freddo, ci sono giacconi in pelle che fanno parte della mise del biplanista, ci sono guanti e caschetti imbottiti. Certo non si sentirà caldo, è vero, ma è esattamente come andare in moto, poche persone rinunciano a viaggiare in moto in inverno. Alle mie romane latitudini almeno. Capisco che vivendo sulle Dolomiti i parametri cambino. D'estate invece è una gioia essere esposti al flusso dell'elica con la sciarpa bianca svolazzante, tanto da desiderare di andare in volo per rinfrescarsi un po'. E' bello potersi "affacciare", dà sensazione di libertà, è bello estendere il braccio e sentire il vento magari innescando una pigra virata, è bello non avere la claustrofobia e il caldo asfissiante estivo della cabina chiusa in rullaggio.
Ti piace andare in moto anche quando potresti usare la macchina? Ecco, allora biplano.

Biplano. Biciclo. Ben più scomodo del triciclo della maggior parte degli altri aerei. Nel rullaggio non vedi nulla davanti, e spesso anche in volo. Rullando devi procedere a zig zag e guardare una volta a destra e una a sinistra per capire se davanti hai ostacoli. In decollo devi lasciarlo correre parallelo al suolo dopo aver staccato le ruote, in atterraggio devi stare con i sensi all'erta perché in un attimo ti fa un testacoda raschiando un'ala sul terreno sino a spezzarla. Non puoi fare davvero la prova motore perché se mandi la manetta al massimo tenendolo frenato si alza la coda e l'elica tocca terra spezzandosi in mille schegge mortali. L'atterraggio diventa una manovra cieca che spesso ha una prima fase a comandi incrociati. E allora perché preferire un biplano?
Perché il biciclo ha il muso alto, come camminare a testa alta tra un gregge con le teste basse. Perché fa di noi dei piloti con una sensibilità che i piloti di triciclo non hanno mai dovuto sviluppare, abbiamo affrontato quello che per molti altri è un mostro pericoloso e l'abbiamo domato. Perché rullare, atterrare, manovrare, diventa la danza di una ballerina sulle punte, e così dobbiamo trattare i pedali dell'aereo, come se si eseguissero veloci passi di danza, e lui risponde tenendoci in sicurezza. Perché i primi piloti hanno iniziato così e noi seguiamo la tradizione, tutti i più affascinanti aerei della storia erano bicicli, dai warbird ai bush flying. Perché l'elica tenuta alta dal biciclo ci consente di atterrare su campi d'emergenza senza danni o comunque con meno problemi rispetto a un triciclo.
Ti stuzzica l'idea di fare qualcosa di un pizzico più impegnativo solo per acquisire abilità e sensibilità che altrimenti non avresti? Ecco, allora il biplano.

Biplano. Ora abbiamo un quadro migliore della cosa. Ho fatto da passeggero su un Tiger Moth: voli incantevoli sulla laguna di Comacchio, girando stretti intorno ai fenicotteri rosa e inseguendoli nella scia del tramonto; su un Kiebitz sono stato passeggero mentre il pilota scendeva su un prato e correva radente l'erba per poi puntare la prua in alto all'approssimarsi degli alberi, e il mondo si allontanava; ho volato col mio Bucker Jungmann replica sentendo gli odori della terra, del mare, persino delle cucine sotto di me, scendendo sulle risaie e salutando con tutto il braccio sventolante. Ecco il biplano. E si fa presto a entrare nel suo spirito, nel suo modo di vivere: ci si fa prendere in un attimo, caschetto e occhialoni sono un must insieme alla sciarpa bianca di seta, atterrando in una aviosuperficie tutti gli occhi sono sulle due ali e su quel muso alto, in volo gli altri piloti danno il loro omaggio battendo le ali in un saluto o comunicando via radio; una volta ho fatto un lungo discorso con un pilota affascinato dal mio Bucker e ho scoperto solo dopo che quel pilota era alla guida di un gigantesco elicottero militare dietro di me, fermatosi in aria solo per vedere il biplano. Come una bella macchina d'epoca, come una bolla di storia che esplode inaspettata, il biplano quando arriva pretende attenzione e la ottiene. Atterra ed è come quando Wanda Osiris scendeva la sua scala, non farà mai parte dell'anonima folla.
Poi del biplano se ne può parlare bene o male, è umano chiedersi come mai investire tanti soldi e risorse in un mezzo antico, scomodo, difficile, anziché preferire un comune aereo come il meraviglioso P92. E tutta la risposta è in quello scendere le scale di Wanda Osiris, donna che avrebbe potuto prendere l'ascensore arrivando prima senza rischiare di spezzarsi l'osso del collo con quei tacchi sulle scale ma non lo avrebbe mai fatto, se mi permetti la metafora. Il fascino, la bellezza, la gioia dell'essere in quel luogo in quel momento: ecco perché. Ma non tutti sono d'accordo. Un P92 in effetti è un buon investimento. E se si parla di buon investimento, hehee, allora non stiamo parlando con un biplanista. :)

Quando acquistai il Bucker che vedi nella foto qui sopra il proprietario mi disse "è una vecchia nobile signora e va trattato come tale". In questa frase sono racchiusi sia i piaceri sia i doveri che chi acquista un biplano si assume.

Arrivati a questo punto anche se non hai mai letto Richard Bach dovresti avere un'idea se davvero il biplano è quello che vuoi. Dovresti aver capito che il biplano non è un aereo ma è uno stile di vita, una scelta di cosa essere, non di cosa avere. Un impegno a migliorare e a camminare a testa alta sotto gli sguardi di chi approva e di chi critica. Non pensi a cosa ci puoi fare, pensi a cosa ti farà diventare. Ti interessa ancora il biplano o preferisci un P92? Posso andare avanti?

Allora, deciso per il biplano ecco una scelta enorme da fare. Di biplani ULM ce ne sono molti molti tipi, da quelli storici a quelli acrobatici, da quelli minuscoli ai giganti. Ma la scelta principale che ci si impone è questa: vogliamo un biplano monoposto o biposto?
Non è una cosa così banale.
Volare con un passeggero è una responsabilità. Davvero. Il che ricade sul nostro stile di guida, sulla nostra tranquillità e sul nostro portafogli visto che l'assicurazione quasi raddoppia solo per essere in regola con la legge, e se poi si vuole stare davvero tranquilli verso i danni al passeggero allora raddoppia un'altra volta.
Un biplano monoposto dà tutta la libertà del mondo. E' su misura per il pilota, è piccolino con vantaggio enorme per l'hangaraggio e per spostarlo a mano da soli, è reattivo e ci dà come unica responsabilità la nostra vita, di cui fino a prova contraria possiamo farne ciò che vogliamo. 
Viene spontaneo pensare che se non si ha il desiderio prioritario di portare passeggeri a godersi il volo allora un bel monoposto sia la scelta migliore.
C'è un però, ovviamente.
Il però: un biplano come ho detto sopra lo si indossa. Il che significa che una volta infilati nell'abitacolo non resta molto spazio. Il monoposto può al massimo avere il posto per uno zainetto, non di più, e se si fa un viaggio – che a me piace fare viaggi – oltre al bagaglio minimo c'è sempre da portarsi un po' di olio, chiavi inglesi, cacciavite, candele, tanica per la benzina, mappe, nastro telato adesivo e il minimo indispensabile per sopravvivere come batterie per lo smartphone, caricabatterie solari, burrocacao, creme solari, antizanzara, cappello e via discorrendo. In uno zaino già tutto questo non ci sta, figuriamoci metterci dentro pure un cambio.
Il biplano biposto è più generoso, offre un carico utile maggiore, a volte ha un vero minuscolo bagagliaio estremamente utile e nel sedile passeggero ci si può mettere, ben legato dalle cinte di sicurezza, zaino, tenda, sacco a pelo e materassino per ogni evenienza. Mi ha sorpreso un video di due Tiger moth in Nuova Zelanda che atterrano in una zona bellissima e incontaminata, aprono il piccolo bagagliaio e là, dal lato opposto del mondo rispetto a noi, tirano fuori un fornelletto, una Moka italianissima e del caffè. Grandi.
Paragonando come prima i biplani alle moto, diciamo che un biposto può diventare una bella moto da viaggio con borsoni laterali e serbatoio enorme mentre il monoposto è come una moto da corsa dove non ci si può portare uno spillo, o in altri casi come una Vespa con un bagaglio piccolino dietro.
In più ricordiamo che il biplano raccoglie l'attenzione di ogni persona presente e tra queste ce ne saranno tantissime che vorrebbero fare un giro magari senza avere il coraggio di chiederlo. Sinceramente non è bello portare sconosciuti in volo perché in caso di contrattempi si va incontro a un mucchio di guai legali ed economici, ed è inutile far loro firmare una liberatoria prima di decollare visto che per la legge (e per l'assicurazione) è sempre il pilota a essere responsabile per il volo, il mezzo e il passeggero. Però riconosco che è un meraviglioso modo per fare amicizie e raccogliere eterna gratitudine, e si ha il piacere di vedere la gioia negli occhi del passeggero, la sicurezza di aver creato un ricordo che starà per sempre a illuminargli la vita. O a farlo morire di paura, se abbiamo esagerato con le virate strette intorno al campanile. :)
Il passeggero nel biposto sta davanti, quasi sotto le ali, per rendere il biplano equilibrato sia con sia senza passeggero. Il pilota sta dietro, riesce a malapena a battere sulla spalla del passeggero. La comunicazione tra i due è garantita dalle cuffie collegate con l'interfono, che con i rumori dell'elica non è proprio silenzioso ma fa parte del fascino. Attenzione a non lasciare che il passeggero sventoli una sciarpa bianca troppo lunga altrimenti ci schiaffeggerà in faccia per tutto il volo.
Dimenticavo un altro pericolo del passeggero occasionale: questo di solito è inesperto. Per salire nell'abitacolo deve montare sulle ali, che hanno una zona rinforzata calpestabile ma basta spostare i piedi di pochi centimetri e vedremo la tela dell'ala sfondata da parte a parte. Dobbiamo imporci con gentilezza ed autorità e comandare ogni piccolo movimento quando il passeggero sale o scende dall'aereo.
Altri pericoli sono minori ma estremamente inquietanti, come quello che il passeggero soffra il mal d'aria e dia di stomaco: inevitabilmente l'elica ci porterà tutto il prodotto della sua digestione in faccia. Ossantocielo.
Insomma, a parere mio il vantaggio di un biposto è innegabile. Ha lo svantaggio di essere più grande, più pesante, più costoso, più propenso a metterci in guai legali: ma dona gioie, sia per i selezionati passeggeri che vorremmo portare, sia per il bagaglio che ci consentirà di partire in vacanza senza compromessi, che un monoposto non potrebbe permetterci.

Insomma, perché un biplano? I biplani sono scomodi ma hanno un fascino che per alcuni ripaga di ogni mancanza di comodità. Non sono fatti per passare inosservati né per fare voli noiosi. Che si tratti di acrobatici, di piccolini col motore due tempi o di regine del cielo. I biplani non sono aerei che si fanno pilotare e basta, sono di quei rari aerei che ci insegnano cose sul volo che altrimenti non potremmo mai scoprire.
Per questo quando apro l'hangar puntualmente sorrido con amore al mio mezzo lento, scomodo, difficile, arcaico, raro, dalle quattro semiali, dove il pilota è esposto al vento e alla pioggia e capisco che quel sorriso è la risposta alla domanda "perché un biplano”.

Se decidiamo per un biplano dovremmo subito dopo valutare se farlo mono o biposto. Le tre bi. Biciclo biplano biposto.
Diciamo che per scegliere il nostro mezzo c'è da capire anche se abbiamo l'indole dei viaggiatori, degli acrobati o se sognamo solo il voletto intorno alla base magari per goderci il tramonto.
Mi rendo conto che non ho parlato di motori. Ed è voluto. :) Prima o poi dedicherò loro un post, quello è un altro ginepraio.