Sì, un biplano, esatto.

Ce n'era bisogno?
No, ovviamente no.
"Un uomo senza blog è come un pesce senza bicicletta" dice più o meno il saggio e questi sono tempi in cui ci sono più blog che uomini, pesci e biciclette messi insieme.
E allora?
E allora eccomi qui a fare un altro ennesimo blog nascosto tra i milioni di altri blog. Perché sì. Perché io ho una passione, male comune nella razza umana, e leggere quei pochissimi blog esistenti su questa mia inusuale passione mi ha dato l'energia per arrivare in fondo, mi ha dato emozioni tali che un infermiere potrebbe scambiare per sintomi di epilessia.
Così ecco questo blog: uno tra i tantissimi blog, ma uno tra i pochissimi a parlare di biplani.
E non dei biplani degli eroi o dei pilotoni con carte di credito placcate d'oro. No.
Sono un impiegato, ho una famiglia, ho come tutti mandrie di simboliche nuvole nere che tolgono il sole e a volte mi fradiciano: se ci sono riuscito io può riuscirci chiunque. E un blog che racconta una storia simile non l'ho mai trovato, e se l'avessi trovato, caspita!, mi avrebbe reso felice.
Ho una chance di rendere felice qualcuno, come non approfittarne? :)
Quindi iniziamo: "C'era una volta un biplano..."

venerdì 5 aprile 2019

11. Pausa di riflessione e poi si riparte.

Unknown3 aprile 2019 21:03


Ciao Gianni. Ho 13 anni e mi voglio comprare un biplano, biposto ovviamente!
Magari ci faremo anche un giro insieme...chissa
Complimenti comunque mi hai fatto imparare un sacco di cose e scrivi benissimo!!!:)

In verità ho iniziato questo blog solo per mettere ordine tra le cose che mi erano accadute e che avevano trasformato la mia vita da impiegato in qualcosa di totalmente diverso. In cosa? Tempo fa incontrai una persona fantastica che non vedevo da decenni, mi chiese "cosa fai, Gianni? In poche parole, cosa sei diventato?" e io ho potuto solo rispondere "un pilota mannaro". Di giorno impiegato dalla vita noiosa intrappolato in un ufficio dalla dubbia utilità ma poi, quando il vento è giusto, ecco caschetto e occhialoni, ecco rotte e macchie d'olio, e sorrisi, di quelli che in ufficio non se ne vedono mai.
In questo lasso di tempo ho avuto informazioni, tante, sudate, perché partivo da zero e non è facile trovare qualcosa se non sai cosa davvero ti serve, cosa devi cercare. Percorrere una strada è facile se te la indicano, il difficile è capire da soli quale strada dobbiamo imboccare. Quindi mi sono detto, come recita il cappello di questo blog, che se mai ci fosse al mondo una sola persona a cui queste informazioni possano essere utili, bene, allora valeva la pena di scrivere tutto.

Ma, diciamoci la verità, chi mai sarebbe andato a leggere un blog simile? A essere ottimisti credevo ci potessero capitare al massimo un paio di piloti di biplano per vedere cosa ha da dire questo impiegato sul volo. Un mio zio era primo fagotto all'Orchestra di Santa Cecilia. Diceva "Gianni, quando un musicista va a sentire un collega è solo per vederlo sbagliare e raccontare che ha sbagliato" e io di sbagli ne faccio tanti, come quello di dire spesso ciò che penso, così che i piloti visitatori avrebbero subito riportato "Hai visto quel cornuto di Gianni cosa ha detto della mia scuola, del mio club, del mio aereo?"
Quindi speravo che i piloti non ci capitassero. Il che è come sperare che nessuno lo leggesse. 

Poi ho avuto la disavventura della vendita del piccolo biplano, il Fisher 404. L'acquirente aveva letto questo blog, mi ha dato fiducia, ha fatto i suoi controlli e ha acquistato l'aereo. Il piccolo 404 l'ho pilotato io fino alla sua nuova aviosuperficie in Toscana, non capivo perché dovesse smontarlo e portarlo con un furgone quando io non vedevo l'ora di volarci. Purtroppo dopo qualche mese ci sono state delle incomprensioni, capita, e se pensavo di avere guadagnato dalla vendita un amico e un compagno di volo, così non è stato. Anzi, ci sono rimasto tanto male da farmi passare la voglia di andare avanti col blog, di conoscere gente. Mi sono dedicato al mio biplano, Greta; nel frattempo nella mia aviosuperficie si è formato un gruppo di quattro biplani, e anziché parlare ho vissuto in silenzio ciò che riguarda questi strani mezzi.

E infine è iniziato ad accadere.
Un pilota, uno che stimo, che mi dice "ma sei tu quello del blog sui biplani? L'ho letto, mi piace! Devi continuarlo!" e non ci ero preparato, fa piacere. Caro zio, ci sono musicisti che apprezzano i concerti dei colleghi, ora lo so.

Un giorno, una mail. Un apprezzamento per il blog. Un ragazzo dalla Germania. Lui è italiano, è lì per lavoro. "Se vieni in Italia ti faccio provare un volo, sono a Santa Severa" gli dico. È incredibile: lui sta proprio tornando a trovare la famiglia verso Roma. Due giorni dopo siamo in volo sul lungomare, ha un sorriso di quelli che poi fanno male i muscoli delle guance per una settimana e ha le lacrime. Sono emozionato anche io, il mio primo passeggero dopo tanto tempo, dimentico anche di cedergli i comandi per fargli provare a sentire tutte quelle ali sulla cloche. Il suo primo volo in biplano, e sì che era un pilota. Pochi mesi dopo sono da lui, in Germania, e andiamo insieme in Lussemburgo dove ho l'onore di assisterlo nella costruzione del suo biplano. Perché questo blog, quel volo, gli hanno fatto capire cosa volesse davvero. Mi sento responsabile di un peso simile, ho contribuito a far cambiare vita a una persona, ma ammetto che ne sono orgoglioso e ripenso a tutti quei rivetti messi insieme accanto a una Leffe scura come a un dono prezioso. Ecco cosa intendo dicendo che il guadagno massimo è quello di ottenere un amico e un compagno di volo.

Poi ancora nella mia aviosuperficie: parlando del mio primo tubi e tela con un nuovo pilota lui mi guarda e riconosce il racconto. "Il blog sui biplani! Sei tu?" e nasce un'altra amicizia, un altro pilota che ora sa che nel suo futuro c'è un biplano. "Prima questo tubi e tela, poi un biciclo per impratichirmi e poi un biplano".
Al suo primo volo sul mio Jungmann mi sono ricordato di dargli i comandi e sono rimasto sorpreso da quanto lo guidasse bene, un feeling naturale. Pensai avesse un centinaio di ore di volo di esperienza, invece forse non arrivava a cinque. Eccezionale.

Devo dire la verità, sono state gioie per me ma non erano ancora abbastanza per tornare a scrivere il blog. Fallire con il ragazzo che ha preso il mio Fisher 404 mi ha fatto davvero male. Diciamocelo, con la vendita di un biplano non ci si guadagna, penso a tutte le spese fatte e supero il prezzo che ho pattuito, l'unico vero guadagno è far felice una persona che poi potrai chiamare amico e ritrovarti con lui lungo una rotta. Non ci sono riuscito. Fa male. Passa la voglia di raccontare, di promettere. Viene da chiudersi nella carlinga e volare da soli o con i compagni di aviosuperficie senza raccontare agli altri.

Poi ecco la magia. Ieri mi arriva un messaggio in coda al post precedente a questo. Ciao Gianni, ho 13 anni e mi voglio comprare un biplano.
E avrei voluto rispondere, ho preparato subito la risposta, ma Blogger per qualche sua ragione non mi ha permesso di rispondergli, e ancora non me lo permette.
Perché la considero una magia? Perché questi post sono lunghi quindi noiosi, parlano di argomenti che possono interessare a pochi e ovviamente un mezzo vintage come il biplano interessa a persone ehm vintage. Ma... "Ho 13 anni". Ricordo io a 13 anni. Pensavo ai razzi interplanetari. Il mio vicino di hangar, l'ottimo pilota Max, a 13 anni iniziava a pilotare, ma il fascino dei biplani l'ha subìto molti decenni dopo. Avere un obiettivo a 13 anni non è da tutti, averne uno così singolare da non poterlo condividere con i ragazzi della stessa età è davvero raro.
E allora ho pensato che se un solo ragazzo ha trovato utile leggere queste righe allora questo blog ha un senso e, tempo permettendo, va continuato. Passando sopra ogni delusione che mi ha fatto fermare. Perché se la persona che qualche anno fa mi ha ceduto la cloche del suo prezioso biplano per insegnarmi, persona che ora considero mio fratello d'ali, avesse dato retta anche lui alle sue delusioni preferendo volare da solo allora io non sarei qui a parlare di biplani. 

Così caro tredicenne eccoti la risposta che non sono riuscito a pubblicarti ieri:

"Grazie! Di messaggi belli ne ho ricevuti diversi ma il tuo li batte tutti! Hai i miei più sinceri complimenti, 13 anni e una determinazione così solida da affrontare la lettura di post lunghi come quelli di questo piccolo blog. :) Devo dire che anche tu mi hai fatto imparare qualcosa, e io che credevo che i più giovani fossero affascinati dai mezzi più veloci e potenti!, così ti chiedo: ti va di raccontarmi perché ti piacciono i biplani? Sono enormemente interessato alla tua risposta.
E se un giorno capiti con i tuoi genitori a Santa Severa fammelo sapere, ti sei pienamente meritato un volo!"